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Scuola, il fallimento non è solo di Azzolina

Proteste di piazza, fibrillazioni politiche, un ritardo inaccettabile. La scuola si sta confermando un asset sottovalutato, prima, e mortificato, poi, dall’incapacità di prendere decisioni. Doveva essere una delle priorità assolute, è diventato il problema principale della ripartenza post Covid. Prima ancora di andare a fondo nella catena delle responsabilità che ha prodotto questa impasse dolorosa, non si può che guardare al fallimento, politico e personale, della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

 

Le linee guida prodotte dal ministero di Viale Trastevere fanno il pieno di critiche. Arrivano da tutte le parti, da tutte le componenti coinvolte: studenti, genitori, insegnanti. Soprattutto dai presidi, che si troveranno a dover gestire una gigantesca responsabilità senza avere gli strumenti per farlo. Il piano scuola sembra soprattutto una clamorosa ammissione di impotenza. Se ogni scuola deve fare da sé, con i propri mezzi o con quelli che garantiranno gli Enti locali, è l’osservazione che ricorre, non si capisce a cosa serva un piano Scuola. Soprattutto, non ci sono ancora gli elementi per capire come e con quali garanzie si possa tornare in classe a settembre. Motivo per cui anche tutti i sindacati esprimono perplessità e sospendono il giudizio in attesa di qualcosa di più concreto.

 

Già la gestione degli esami di maturità è stata all’insegna del minimo sforzo possibile. Ora, il nuovo anno scolastico rischia seriamente di diventare una sconfitta dolorosa per tutto il sistema Paese. Proprio per la portata del problema e per il peso specifico che deve avere l’istruzione, non si può archiviare il tema con le colpe, pure evidenti, di un singolo ministro. La responsabilità, a monte, ricade inevitabilmente su chi guida il governo, il premier Giuseppe Conte, e sulle forze politiche che lo sostengono. “Dateci ancora un po’ di tempo”, ha detto il Presidente del Consiglio ai microfoni del Tg1, aggiungendo: “La scuola è un pilastro del nostro sistema sociale, sono i nostri bambini, il nostro futuro. È normale che ci sia molta attenzione, molta preoccupazione”. Non basta.

 

L’opposizione, oggi, ha gioco facile nell’urlare l’incapacità e l’inadeguatezza di un ministro. In un contesto normale, le stesse forze di maggioranza avrebbero imposto un passo indietro. Pure anche come solo gesto simbolico e auto-assolutorio. Difficilmente accadrà. Perché questo governo sconta e continuerà a scontare il principale vizio che si porta dietro dalla nascita: quello di essere fondato su un compromesso, su un equilibrio precario. Che sia o meno riconosciuto come necessario, come il male minore, resta un compromesso che non consente di spostare pesi e poltrone. La conseguenza è la convivenza difficile tra personalità eccellenti, che nel governo ci sono, e personalità mediocri.

 

Ma che a farne le spese siano gli studenti e la scuola italiana è un errore che può rivelarsi imperdonabile.

 

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