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Le startup della Space economy e il boom del venture capital

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Il 2019 è stato l’anno record per i finanziamenti alle aziende dello Spazio. In Italia è stato lanciato un fondo di venture capital dedicato alla space economy e le startup stanno crescendo: un esempio è Leaf Space, che ha appena firmato un contratto con la Virgin Orbit di Richard Branson. Articolo di Carlotta Balena apparso sul numero di Fortune Italia di aprile 2020.

In principio fu il turismo spaziale. A togliere il monopolio delle stelle alle agenzie nazionali e alle società di ingegneria per mostrare come il settore spaziale potesse essere un business non solo da specialisti, arrivò nel 2000 la Blue Origin di Jeff Bezos, e poi la Virgin Galactic, la prima società di turismo spaziale quotata in borsa. Creata nel 2004 dal magnate Richard Branson sembrava veramente provenire da un altro pianeta, con quella sua idea di offrire costosi voli suborbitali durante i quali sperimentare qualche minuto d’assenza di gravità. D’altro canto c’era anche SpaceX, fondata due anni prima da un trentunenne Elon Musk che guardava ancora più lontano: voleva colonizzare Marte.

 

Blue Origin e SpaceX hanno raccolto da sole circa il 41% del totale degli investimenti nel settore spaziale nel 2019. Lo scorso anno è stato quello che ha registrato il record per quanto riguarda i finanziamenti in space economy: i venture capitalist hanno investito 5,8 mld di dollari sulle aziende del cosmo. Secondo la società di venture capital Space Angels, l’aumento rispetto all’anno precedente è stato del 38%, con un totale di investimenti negli ultimi dieci anni (dal 2009 al 2019) di 25,7 mld di dollari in 535 startup. Gli investimenti si concentrano principalmente in aziende statunitensi (55%) ma il settore è diventato d’interesse globale, come dimostra il round di finanziamento più importante che viene dalla Cina. Si tratta di Qianxun SI, che offre gelocalizzazioni accurate grazie a un sistema satellitare per l’Iot: ha preso 141 mln di dollari. Il 75% degli investimenti sono dedicati a soluzioni nel settore satellitare.

 

Anche l’Italia ha un ruolo importante nella space economy. E-geos, la joint venture tra Telespazio (80%) e l’Agenzia Spaziale Italiana (20%) ha appena compiuto 10 anni: la società opera nel settore della geoinformazione e dell’osservazione della Terra con relativa raccolta dati dai satelliti radar. Monitorare l’ambiente, offrire servizi per la difesa e l’intelligence, fornire mappe rapide per le catastrofi naturali e per la localizzazione delle navi sono alcune delle attività di E-geos. Le startup della space economy sono aumentate del 15% negli ultimi cinque anni e nel 2018 è stato anche lanciato un fondo di venture capital: Primo Space, avviato originariamente col nome di Astra Ventures. Il fondo, lanciato da Primomiglio Sgr, è il primo fondo selezionato dal Fondo europeo per gli investimenti per ottenere il supporto finanziario della Commissione Europea. Dalla Ue, infatti, hanno puntato 200 mln di euro a supporto dell’innovazione nel settore aerospaziale, in partnership con la Banca europea per gli investimenti: metà dei fondi servono per il nuovo lanciatore Ariane 6, mentre l’altra metà è stata dedicata a fondi di venture capital focalizzati sulla tecnologia spaziale sulla base del programma InnovFin Space Equity Pilot, a supporto di startup e pmi della space economy. Primo Space ha preso dal Fei un investimento di 30 mln di euro.

 

Leaf Space, invece, è la startup nata nel 2014 da un’idea di tre studenti del Politecnico di Milano: Jonata Puglia, Michele Messina e Giovanni Pandolfi Bortoletto, ora rispettivamente Ceo, Coo e Cto. La loro passione comune li ha portati, dopo la laurea, a lanciare la startup di servizi di telecomunicazione satellitare Leaf Space. Incubata nel Polihub e all’I3P del Politecnico di Torino, oggi ha sede a Lomazzo, nel polo dell’innovazione Como Next. “Offriamo un servizio di connettività per i nostri clienti, operatori di nano e micro satelliti; attraverso le nostre antenne riusciamo a scaricare a terra, criptati, i dati che poi inviamo ai nostri clienti. – ha detto a Fortune Italia il Ceo Jonata Puglia – Leaf Space conta oggi 20 dipendenti, quasi tutti ingegneri; si aggiungono inoltre figure chiave senior in ambito commerciale e finanziario”. I primi finanziamenti la società li ha avuti dal progetto europeo Horizon 2020: “Grazie al bando abbiamo raccolto i primi 50mila euro con i quali abbiamo costruito il primo prototipo di antenna. Poi è stata la società di investimento RedSeed Ventures ad avere fiducia in Leaf Space, con un investimento di un milione di euro grazie al quale abbiamo iniziato a costruire infrastrutture e continuare l’attività di ricerca per i prototipi delle antenne che ad oggi sono già al terzo upgrade”.

 

 

Il business è quasi esclusivamente all’estero: “Abbiamo firmato un importante accordo con la società svizzera di servizi IoT Astrocast, per la fornitura di un network di antenne completamente dedicate: con l’installazione di 12 ground stations riusciremo a servire la loro costellazione di più di 64 satelliti. Ad Isro, l’organizzazione di ricerca spaziale indiana, abbiamo offerto il nostro servizio di Leop (Launch and early operations phase). Offriamo da diverso tempo servizi di consulenza a D-Orbit, società italiana provider di servizi per il settore newspace. Nell’ultimo anno Leaf Space ha visto nascere, poi, altre importanti relazioni commerciali sia con operatori satellitari nascenti quali Pixel e Momentus, sia con grossi nomi del settore spaziale: Esa e Virgin Orbit fra tutti”. Infatti con la società spin off della Virgin Galactic di Branson, Leaf Space ha un accordo per il supporto nei test di LauncherOne, lanciatore ‘mobile’ che verrà posizionato sotto l’ala del Boeing 747 ‘Cosmic Girl’ e che “raggiunti i 10mila metri di quota si staccherà e posizionerà i satelliti nell’orbita desiderata. Per questa missione abbiamo installato appositamente un’antenna in suolo californiano, dove Virgin Orbit ha sede. Questa è una iniziale collaborazione che potrà essere preludio di una fruttuosa partnership per altre missioni future”. La rivoluzione è che i piccoli satelliti lanciati possono essere posizionati esattamente nell’orbita desiderata, a differenza di ciò che accade nelle missioni analoghe. Restando in ambito spaziale, Leaf Space è su una rampa di lancio: “Stiamo vivendo un processo di scale up significativo, entro due o tre anni raggiungeremo il nostro livello di operatività massima grazie al crescente numero di satelliti in orbita”.

 

Articolo di Carlotta Balena apparso sul numero di Fortune Italia di aprile 2020.

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