Vincenzo De Luca, governatore della Campania, ha scelto da tempo di fare l’attore. Fa teatro, gli riesce anche bene. È diventato l’imitatore di se stesso e mostra un talento naturale sconfinato. Fa ridere, e fa pensare, come un giullare di corte.
Quando parla di cose serie, però, potrebbe anche uscire dai panni del saltimbanco. Quando parla della scuola e dei bambini, potrebbe persino rimettere i panni istituzionali che da poco ha riconquistato anche grazie alle sue performance teatrali. Quando, per giustificare la sua scelta di chiudere le scuole per arginare il Coronavirus, racconta di una mamma e dice “ha l’unica bambina al mondo che vuole andare a scuola, sarà ogm, cresciuta con il latte al plutonio”, non solo non fa ridere ma dice una cosa falsa e culturalmente pericolosa.
Ho due figlie di quasi sei anni, fanno la prima elementare, e tutte le sere, e tutte le mattine, dicono che vogliono andare a scuola, per imparare a leggere e a scrivere. Non sono ogm, non sono cresciute con il latte al plutonio e sono due bambine normalissime. Si comportano come migliaia di altre bambine e bambini. Vogliono andare a scuola e fino a quando sarà possibile hanno il diritto di andare a scuola.
De Luca, evidentemente, non sa di cosa parla. Ma quello che dice non è solo sbagliato. È anche pericoloso. Il messaggio che la scuola sia un’imposizione e che bambini e ragazzi stiano meglio fuori dalle scuole è il peggiore alibi possibile, soprattutto per gli adulti. Dovremmo chiedere scusa per ogni giorno di scuola chiusa e invece c’è un giullare di corte, che incidentalmente fa il governatore, che pur di fare teatro mette insieme i bambini, gli ogm e il plutonio.
De Luca vuole fare teatro. Ma dato che anche il teatro è una cosa seria, farebbe bene almeno a rispettare un copione dignitoso.
