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A Roma apre un’edicola 2.0, EastWest

A Giuseppe Scognamiglio, partenopeo, classe 1963, bisogna riconoscere un coraggio fuori dal comune. Per aver scommesso su un mercato dichiaratamente (e non da oggi) in crisi come quello della distribuzione editoriale. E per aver investito, in piena ondata pandemica, su un progetto tanto originale quanto ambizioso, in una città non sempre aperta all’innovazione come Roma.

 

Ma lui, già Ambasciatore e oggi imprenditore, docente nonché presidente e fondatore del think tank EastWest European Institute, non teme le sfide difficili. Come da road-map del cantiere, ha appena presentato la sua nuova “creatura” affacciata sul Lungotevere Mellini, nel cuore di Prati: la prima “Edicola 2.0” della Capitale, un nuovo concept di chiosco, completamente ristrutturato e ripensato in chiave multifunzionale, per rispondere alle domande del consumatore d’oggi, in cerca di servizi, eventi e networking “distanziato” ancor prima che di giornali e… gadget, gli articoli che da anni occupano buona parte delle scansie dei pochi chioschi rimasti aperti.

 

“La nostra iniziativa – puntualizza Scognamiglio – non vuole giocare in difensiva, ma rispondere all’ecatombe di edicole che erano un tradizionale luogo di riferimento nei nostri quartieri”. I numeri danno purtroppo ragione alla sua impietosa analisi. Secondo la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) in Italia chiudono circa mille edicole l’anno. Se vent’anni fa se ne contavano oltre 36mila, oggi ne restano appena 11mila, molte delle quali convertite in edicole-bazar sulla scia della crisi dei giornali cartacei che negli ultimi 25 anni hanno perso oltre 5 milioni di copie vendute al giorno (16mo Rapporto Censis sulla comunicazione). Questo mentre la pandemia, da una parte ha aumentato la produzione di notizie su tutti i media, dall’altra ha dato la mazzata definitiva agli introiti pubblicitari con una flessione dei ricavi che per il settore, prevede AgCom, arriverà al miliardo di euro in meno rispetto al 2019.

 

Reagire a una crisi di tali proporzioni, che il covid-19 ha ulteriormente aggravato, significa allora giocare in contropiede e “cercare nell’innovazione nuove opportunità”, afferma Scognamiglio. Il primo passo lui l’ha compiuto ben prima dell’emergenza sanitaria, quando nel 2018 rileva con un piccolo investimento un’edicola storica: quella aperta nel 1948, davanti al Caffè Ruschena, dalla partigiana (compagna di Nenni e Togliatti) Tosca Casadio, e diventata di lì a poco uno dei punti di ritrovo della Dolce Vita romana. Come editore del periodico di geopolitica “EastWest”, decide di ribattezzare la sua nuova attività con lo stesso nome e metterla al centro di un progetto culturale e di servizi alla comunità che prevede anche la riqualificazione e il rilancio dell’intera area. Non un semplice chiosco di riviste e giornali, ma un punto vendita (il più fornito a Roma) per la stampa non italiana, con un angolo-libreria per le novità editoriali e uno spazio all’aperto, per ospitare dibattiti e conferenze.

 

Una buona porzione di marciapiede (tra l’edicola e il parapetto sul Lungotevere) prima abbandonata al degrado, è stata completamente rimessa a nuovo e ripavimentata. Vi si trova ora una piccola agorà con sei sedute “minimal” in marmo, ben distanziate, per prendere un caffè oppure confrontarsi leggendo un giornale. “Uno spazio così concepito – anticipa Scognamiglio – potrà ospitare anche piccole presentazioni di libri e dibattiti, e diventare un nuovo punto di aggregazione all’aria aperta, fondamentale in una società che si dovrà ricostruire anche a livello relazionale, dopo le misure di distanziamento anti-Covid”. C’è anche un modernissimo pannello led in stile Time Square che sormonta l’edicola, uno schermo assimilabile a un’insegna, per proiettare notizie in real time o dati in occasione degli eventi.

 

A rendere ancora più competitiva l’attività ci ha poi pensato la moglie, Dorotea Morlicchio, imprenditrice nel campo del turismo e del property management, organizzando il chiosco anche come centro servizi per il quartiere. Il cliente vi potrà lasciare in custodia un pacco o le chiavi di casa, ma anche cercare assistenza per i piccoli lavori domestici (idraulico, elettricista, handy-man) trovare un’autista con auto, oppure una domestica o una babysitter. Tra i numerosi servizi proposti oltre a quelli postali e online, la gestione di bollette, utenze e piccoli pagamenti; il servizio di prenotazione e acquisto viaggi; il servizio gestione di case vacanze e, ovviamente, il servizio di consegna giornali a domicilio. “L’idea di un’edicola – centro polifunzionale, precisa ancora Scognamiglio, arriva da lontano”, esattamente dall’esperimento lanciato a Parigi dall’economista Charles-Edouard Vincent fondatore di “Lulu dans ma rue”, un brand oramai di successo con una catena di chioschi sparsi in tutta la Ville Lumière che dal 2016, assieme al giornale, offrono ai residenti del quartiere servizi di “conciergerie” cioè, come recita il sito web, “bricolage, pulizia, aiuto in casa e buon umore”. Un altro esempio per lui illuminante è stato quello di Perugia, dove la piccola ma pluripremiata “Edicola 518” in soli 4 metri quadrati al centro storico della città ha organizzato una microlibreria, una micro-galleria d’arte e una location per eventi locali. L’Edicola 2.0, infine, deve molto alle possibilità offerte dal bando “Roma sei Mia” promosso dal Primo Municipio, che ha sostenuto il progetto dalle sue prime ore. Non a caso, infatti, è stata abilitata dal Comune di Roma al rilascio dei certificati anagrafici e quindi al disbrigo delle pratiche burocratiche più semplici.

 

La strada per reinventare le “vecchie” edicole e dar loro un futuro economicamente sostenibile è comunque in salita. Ma è se non altro incoraggiante vedere che c’è fermento nel settore, in Italia e in Europa, a dispetto della pandemia globale. Lo conferma l’Edicola EastWest il cui business model sta già attirando l’attenzione di numerosi operatori economici. “Se la nostra ‘formula’ consentisse di aumentare i ricavi che provengono dalla sola vendita di giornali – conclude Scognamiglio – allora ci sarebbero già tanti investitori pronti ad intervenire su scala più ampia per esportare altrove questo modello”. Non possiamo che augurarci che altri editori-imprenditori seguano la sua strada.

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