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Coronavirus, Immuni e Piano Colao che fine hanno fatto?

immuni

Dovevano essere le armi per affrontare, insieme, l’emergenza sanitaria e quella economica innescate dall’epidemia del Coronavirus. Sono diventate due scommesse perse.

 

Che fine hanno fatto l’app Immuni e il Piano Colao?

 

L’app pensata per il tracciamento dei contagi da Coronavirus doveva essere la chiave per seguire e arginare l’evoluzione dell’epidemia. Scaricata da circa 10 milioni di italiani, troppo pochi nonostante gli appelli istituzionali e non che si sono ripetuti, ha incontrato da subito troppi ostacoli. Prima la diffidenza e le assurde polemiche sul rispetto della privacy, poi le adesioni più basse delle attese. Oggi è uno strumento purtroppo marginale. Le notifiche che arrivano, poche, sono quelle che hanno avuto la ‘fortuna’ di passare per una combinazione complicata di fattori che troppo spesso non si allineano: servirebbero Asl efficienti nella comunicazione dei dati, e invece gli addetti al tracciamento sono pochissimi; con l’aumento del numero di tamponi, si è persa completamente la capacità ricostruire i focolai reali, figurarsi quelli potenziali.

 

Eppure, Immuni poteva essere una risposta intelligente e di grande civiltà.

 

E il Piano Colao? Che fine hanno fatto le 102 idee, le “iniziative per il rilancio 2020-2022” che la task force per l’emergenza a guida dell’ex manager di Vodafone ha elaborato su mandato del Premier Conte per incentivare concretamente la ripresa dell’Italia? Il documento, realizzato dal comitato di esperti ed esperte in materia economica e sociale, doveva essere nei fatti la strategia per il rilancio dell’Italia. È invece diventata lettera morta.

 

Anche in questo caso, l’idea di fondo era corretta. E, a determinate condizioni, il Piano Colao poteva essere uno strumento importante.

 

Alla fine, ha avuto più o meno lo stesso peso del lavoro fatto con gli Stati generali dell’economia in vista dell’impiego delle risorse del Recovery Fund: un’operazione di facciata con nessuna ricaduta nella realtà. È rimasta una serie di titoli accattivanti. Imprese e Lavoro “motore dell’economia”; infrastrutture e ambiente “volano del rilancio”; turismo arte e cultura “brand del Paese”; pubblica amministrazione “alleata dei cittadini e imprese”; istruzione, ricerca e competenze “fattori chiave dello sviluppo”; individui e famiglie in una “società più inclusiva ed equa”.

 

Tutto giusto. Così come sono giusti gli obiettivi che si volevano perseguire con Immuni. Oggi, però, parliamo di altro. Anche perché ogni piano e ogni prospettiva di lungo termine sono stati nuovamente inghiottiti dall’emergenza.

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