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Digital tax, una misura di equità

Connettività, sostenibilità e solidarietà. Sono queste, forse, le parole chiave che ricorderemo di più di questa pandemia. Il Covid ci ha messo di fronte a tutte le nostre peculiarità e fragilità. Ci aspetta ancora un periodo complesso, e per certi versi duro, eppure pieno di potenzialità. Abbiamo finalmente la possibilità di costruire il nuovo volto del Paese, più moderno e maturo dove sarà la scelta delle priorità a definire la nostra Agenda.

 

Equità e solidarietà devono, in particolare, essere il nostro faro per perseguire un’azione coordinata, italiana e europea, e spingere su una ripresa che non lasci nessuno indietro. La pandemia ha evidenziato numerose contraddizioni, tanti i settori che hanno pagato un prezzo oneroso. Il commercio, in particolare, ha patito prima il lockdown totale, poi la restrizione degli orari e le contrazioni dei consumi dovute alle difficoltà economiche conseguenti all’emergenza da Covid. Il commercio online ha sostituito quello dei negozi di prossimità e, in molti casi, anche quelli della grande distribuzione. Sono stati aiuto e sostegno per milioni di persone ma anche un’oggettiva causa di arretramento per tutte quelle realtà commerciali che possono contare solo su una platea più ristretta.

 

E’ in questa chiave, economica e non solo, che ritengo non sia più rinviabile un approccio franco e sereno sulla digital tax per i cosiddetti giganti del web. Gli alti vertici istituzionali dell’Unione Europea si stanno confrontando da tempo su come e quando arrivare a una sintesi che tenga conto di tutti gli aspetti, da quello politico a quello fiscale, e una svolta importante potrà arrivare dalla presidenza italiana del G20. Il presidente Giuseppe Conte ha evidenziato che le sfide che ci aspettano saranno cruciali in questa delicata fase in cui la pandemia ha messo in discussione modelli e organizzazioni sociali e dovranno rispondere a tre criteri fondamentali: Persone, Pianeta e Prosperità.

 

Per questo, giungere a un’intesa condivisa a livello europeo sul tema della digital tax non potrà che portare vantaggi. La Francia, per prima, ha deciso di tassare i colossi del web a cominciare da Google, Amazon, Facebook e numerosi altri che abbiano ottenuto ricavi superiori ai 750 milioni di euro, con una tassa pari al 3%, la stessa che vige in Italia. Ma perché una normativa sia efficace, e consenta da un lato il legittimo interesse delle grandi compagnie e dall’altro a tassare i fatturati in modo equo, non può non avere un carattere internazionale. Già in passato l’Unione Europea si era espressa in tal senso, a cominciare da Pierre Moscovici che aveva evidenziato la necessità di “creare un level playing field” poiché – e uso le sue parole – si crea “una profonda spaccatura tra dove i profitti digitali vengono generati e dove vengono tassati” evidenziando quindi che “le leggi fiscali non sono adeguate”. Ristabilire un principio di equità fiscale – a partire dalla “stabile organizzazione” – non deve e non può essere motivo di distanza ma di solidarietà fra paesi.

 

Nella prossima legge di bilancio abbiamo inserito un nostro emendamento per l’innalzamento dell’aliquota dal 3 al 5% sui ricavi derivanti da servizi digitali realizzati dai big del web. Se dovesse essere approvato, le maggiori entrate potrebbero servire, ad esempio, a ristorare le tante realtà produttive maggiormente penalizzate in questa fase. E’ una misura di civiltà che potrà essere sospesa nel momento in cui si arrivi a una normativa condivisa, per questo auspichiamo che siano in tanti a seguire il nostro esempio. Fino a poco tempo fa i dialoghi internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti, si erano arenati a causa del protezionismo dell’amministrazione Trump. Ora, sia come Italia sia come Europa, speriamo che si possa giungere a un confronto sereno, e le interlocuzioni fin qui tenute lasciano pensare che si possa finalmente arrivare a una sintesi proprio durante la presidenza italiana del G20.

 

L’Unione Europea ha intrapreso un nuovo corso, il contributo del governo italiano è stato decisivo, abbiamo davanti a noi nuovi modelli produttivi e sociali, e la politica del Recovery Fund lo dimostra. Sviluppo ed equità oggi hanno la possibilità di camminare affiancati. Il nostro impegno costante per una equità fiscale sta diventando impegno di tutti: non è più pensabile crescere in un clima di competizione fiscale così come non è più accettabile che le grandi realtà del web non possano fare la loro parte. Se vogliamo dare una svolta allo sviluppo del nostro Paese e dell’Europa unita non possiamo più perdere tempo. Il momento è ora.

 

Davide Serritella è deputato del MoVimento 5 Stelle in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni

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