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Crocetta e assessori assolti dall’accusa di danno erariale alla Sicilia

Rosario Crocetta e i componenti della sua giunta alla guida della Regione Sicilia si sono scrollati di dosso definitivamente il macigno. Il 12 gennaio la Corte dei conti siciliana ha stabilito che non dovranno rimborsare i 34 milioni e spiccioli che gli erano stati richiesti, come danno erariale. Ma soprattutto, per l’ex sindaco di Gela, promosso alla guida della Regione alla testa di una coalizione che aveva fatto della correttezza politica la propria bandiera, ci sarà la riconquista della verginità amministrativa.

 

Il processo di appello ha mandato assolti tutti i 15 protagonisti, 12 politici e tre dirigenti regionali, di questa vicenda avvenuta a cavallo del 2013 e del 2014. A Crocetta e ai suoi uomini era stato imputato di aver destinato l’ingente somma per fronteggiare una emergenza occupazionale anziché impiegarlo per la formazione attiva dei disoccupati.

 

In primo grado erano stati condannati al risarcimento in tre. Oltre all’ex sindaco di Gela, poi eletto in Regione nel 2012, la responsabilità era stata accertata anche per l’assessore al lavoro Esterina Bonafede e per la dirigente Anna Rosa Corsello. I tre erano stati condannati a rimborsare 737mila euro a testa. La Corte aveva stabilito uno sconto sull’importo da restituire, pari al 90% degli 8 milioni e rotti richiesti dalla Procura a ciascuno dei protagonisti condannati. In prima battuta erano, invece, stati assolti gli altri componenti della Giunta anche se avevano sottoscritto la delibera con la quale veniva deciso lo stanziamento dei soldi a favore del Ciapi, l’ente regionale che ha gestito materialmente il progetto di formazione Spartacus. Per i giudici di primo grado, quella firma, “al buio”, non rappresentava una responsabilità.

 

La sentenza di primo grado non era piaciuta alla Procura che era ricorsa in appello alla fine del 2019, richiamando tutti i protagonisti alla sbarra, fra cui Luisa Borsellino nipote del giudice assassinato dalla mafia e assessore alla Sanità di Crocetta. Al centro del processo erariale il progetto Spartacus e le sue modifiche, destinato alla formazione di circa 9.500 addetti, i cui orizzonti sarebbero stati allargati, secondo i magistrati della procura per dare occupazione a 1.700 dipendenti degli enti di formazione i cui contratti con la Regione, a tempo determinato, erano in scadenza e non più rinnovabili.

 

Ma che cosa si imputava a Crocetta, agli assessori della sua giunta e ai dirigenti dell’Ente locale? Di aver approvato un “finanziamento svincolato da valutazioni di congruità, economicità ed inerenza delle attività finanziate rispetto alla finalità del finanziamento, con sviamento delle risorse pubbliche per finalità diverse da quelle programmate”.

 

Nel particolare i magistrati contabili hanno contestato agli imputati di aver sottoscritto e autorizzato la modifica del progetto Spartacus “per includere ulteriori attività e destinatari non riconducibili tra i beneficiari del finanziamento e ciò al solo fine di giustificare l’assunzione di 1.753 operatori degli enti di formazione impiegati negli sportelli multifunzionali che, terminati i finanziamenti ad essi destinati, rischiavano di essere licenziati dagli enti di appartenenza perché finiti in esubero, tanto da risultare quest’ultimo lo scopo unico e metagiuridico del progetto”.

 

Un’interpretazione che i giudici di appello non hanno fatto propria. Ricostruendo e dettagliando meglio la vicenda hanno scoperto che “che la somma impiegata per la realizzazione del progetto Spartacus e i destinatari delle politiche attive del lavoro costituivano grandezze non rimesse alle determinazioni dell’apparato organizzativo regionale”. Spartacus e i suoi destinatari erano frutto di un progetto Ue, come europee erano anche le fonti di finanziamento.

 

Per questo motivo hanno stabilito i magistrati di appello non c’è stato “utilizzo di fondi regionali con la conseguenza che nessun onere economico è venuto a gravare sull’ente territoriale; in altri termini, le assunzioni delle unità di personale a tempo determinato in stretta correlazione con l’attuazione del progetto Spartacus non hanno inciso sul bilancio regionale e, pertanto, si ritiene che non vi siano valide ragioni per ritenerle illegittime”.

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