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Blockchain e moda, un binomio che crea valore

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Tracciare le merci, assicurare la trasparenza delle informazioni relativamente alla catena di approvvigionamento: per il lusso e la moda, la blockchain è uno strumento sempre più strategico. La versione completa di questo articolo, a firma di Maria Elena Molteni, è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2021.

 

TRACCIARE BENI DI VALORE, validarne l’autenticità, assicurare la trasparenza delle informazioni relativamente alla catena di approvvigionamento. Ma anche valutare il benessere dei lavoratori e, infine, trasferire in modalità immediata e sicura la proprietà del bene tra le parti. Questi i vantaggi dell’applicare la tecnologia blockchain al mondo del lusso e della moda, ma in realtà, a tendere, a qualsiasi comparto produttivo, compreso quello delle notizie. Garantire la catena di valore nel mondo globale diventa non solo necessario ma anche un vantaggio competitivo non di poco conto, una discriminante decisiva anche per facilitare il processo di vendita e le esportazioni, dove canali di vendita online e offline si integrano sempre più in chiave omnichannel. Tra i progetti già operativi, la piattaforma Virgo, promossa da Temera, PwC, Luxochain e Var Group. Quattro player, ciascuno con un suo ambito applicativo, che hanno scelto di mettersi in cordata per tracciare la catena di valore e certificare l’autenticità dei beni di lusso, dalla fase di acquisizione delle materie prime, alla produzione e vendita del bene, fino ai passaggi di proprietà sul mercato second hand.

 

“L’idea – spiega Davide Baldi, founder e Ceo di Luxochain – è di abbinare una tecnologia nuova alla moda, per dare certezza circa la univocità del prodotto che si va ad acquistare. È impossibile andare direttamente sul prodotto fisico a garantirne l’autenticità, perché è sempre possibile la contraffazione. Invece, con questa tecnologia, nel momento in cui si stabilisce un certificato digitale che registra l’abbinamento ‘uno a uno’ con il prodotto, non lo si può contraffare”. Qualsiasi indumento può essere certificato, ma anche, ad esempio, un gioiello, pur con una procedura differente: “Abbiamo dovuto miniaturizzare il certificato e inserirlo sul cartellino” sottolinea Baldi. “Noi entriamo come Luxochain nel momento in cui il brand immette sul mercato il prodotto finito: creiamo certificati digitali trasferibili legati al singolo prodotto, con codice univoco. Certificati e codici registrati in blockchain”, sottolinea l’ad di Luxochain, evidenziando che essi rappresentano un “pre-requisito per validare l’autenticità e la ownership del bene”.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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