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In un anno 1 mln di occupati in meno (ma l’Istat li conta diversamente)

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A febbraio l’occupazione torna a stabilizzarsi, interrompendo il trend negativo che, tra settembre 2020 e gennaio 2021, ha portato alla perdita di oltre 410 mila occupati. E dopo due mesi di forte aumento, cala leggermente il numero di disoccupati. Ma il dato più evidente, nella nota Istat su occupati e disoccupati aggiornata a febbraio 2021, è quello relativo all’intero anno della pandemia.

A febbraio 2021, rispetto a febbraio 2020, la diminuzione degli occupati ha quasi raggiunto quota un milione: 945 mila unità. Un numero enorme e significativo sul quale però incide la differente metodologia con cui, da gennaio 2021, vengono conteggiati gli occupati.

Questa nuova metodologia è dettata dal Regolamento europeo che prevede, in particolare, nuovi criteri di identificazione della famiglia e degli occupati. Nella precedente rilevazione, spiega l’Istat, “era classificato come occupato anche il dipendente assente da oltre 3 mesi che manteneva una retribuzione pari almeno al 50%”. Una casistica che nell’anno della pandemia ha un peso maggiore rispetto al normale, se si pensa a chi è in cassaintegrazione. “Similmente il lavoratore indipendente assente dal lavoro era considerato occupato solo nel caso di attività momentaneamente sospesa e non definitivamente conclusa”.

Ora invece, “il lavoratore assente dal lavoro da più di tre mesi viene considerato non occupato – a prescindere dalla retribuzione se dipendente o dalla conclusione dell’attività se indipendente – a meno che non si tratti di lavoratori stagionali (con determinate caratteristiche) oppure assenza per maternità, malattia, part time verticale, formazione pagata dal datore di lavoro, congedo parentale se retribuito.

Questo, spiega ancora l’istituto, vuol dire che sia i lavoratori in Cig sia i lavoratori autonomi non sono considerati occupati, se l’assenza supera i 3 mesi. “In sintesi, la durata dell’assenza dal lavoro (più o meno di 3 mesi) diviene il criterio prevalente per definire la condizione di occupato”.

Andrea Garnero, economista dell’Ocse, su Twitter ha scritto che la differenza di rilevazione ha un grande peso sui risultati, nell’ordine di centinaia di migliaia di posti di lavoro: fa diminuire il numero di occupati e aumentare il numero di inattivi.

Quale che sia la metodologia utilizzata, però, il calo resta significativo. “Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione, registrate dall’inizio dell’emergenza sanitaria fino a gennaio 2021, hanno determinato un crollo dell’occupazione rispetto a febbraio 2020 (-4,1%, pari a -945mila unità)”, dice l’Istat. Il calo ha riguardato uomini, donne (secondo Garnero le nuove regole incidono anche sui numeri relativi a uomini e donne), dipendenti (meno 590mila) e autonomi (-355mila) e tutte le classi d’età.

Parallelamente sono cresciuti i disoccupati (+21 mila) e, probabilmente a causa della nuova metodologia, gli inattivi, di oltre 700mila unità. Rispetto a febbraio 2020, il tasso di occupazione è più basso di 2,2 punti percentuali e quello di disoccupazione è più alto di 0,5 punti.

Il livello dell’occupazione nel trimestre dicembre 2020-febbraio 2021 è inferiore dell’1,2% rispetto a quello del trimestre precedente (settembre-novembre 2020), con un calo di 277mila unità, dice l’Istat. Nel trimestre aumentano sia le persone in cerca di occupazione (+1,0%, pari a +25mila), sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+1,3%, pari a +183mila unità). Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali.

Per quanto riguarda il confronto tra gli ultimi due mesi rilevati, a febbraio gli occupati sono sostanzialmente stabili rispetto a gennaio, mentre scendono lievemente i disoccupati e gli inattivi. L’occupazione è stabile sia tra le donne sia tra gli uomini, cresce tra i dipendenti permanenti e gli under 35, mentre scende tra i dipendenti a termine, gli autonomi e chi ha almeno 35 anni. Stabile anche il tasso di occupazione, pari al 56,5%.

A febbraio il calo del numero di persone in cerca di lavoro (-0,3% rispetto a gennaio, pari a -9mila unità) riguarda gli uomini e gli under50, tra le donne e le persone con 50 anni o più si osserva un leggero aumento. Il tasso di disoccupazione scende al 10,2% (-0,1 punti) e tra i giovani al 31,6% (-1,2 punti). Diminuisce lievemente anche il numero di inattivi (-0,1% rispetto a gennaio, pari a -10mila unità) per effetto, da un lato, della diminuzione tra le donne e chi ha almeno 25 anni e dall’altro della crescita tra gli uomini e i 15-24enni. Il tasso di inattività è stabile al 37%.

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