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Cinquant’anni di Starbucks, può crescere nonostante Covid

Il cinquantesimo compleanno festeggiato con una miscela, in edizione limitata, a base di cedro affumicato, tartufo nero e dragoncello fresco. Starbucks è da tempo non più solo un brand famoso che produce caffè. E’ un’icona pop, un’immagine nata a Milano nella mente del fondatore, Howard Schultz, che ha preso forma negli Stati Uniti, da un negozietto in Pike Place Market di Seattle, a fine marzo del 1971. E che ora conta circa 33mila attività, gestite direttamente dall’azienda oppure con licenza, in 80 Paesi.

Un bilancio molto solido, prodotti di qualità, il margine di crescita internazionale, ancora oggi, rende il suo marchio una specie di assegno circolare in giro per il mondo. Nonostante la pandemia abbia provocato un calo del 30% nelle vendite nel 2020 e un primo trimestre del 2021 con un utile da 622 milioni di dollari (erano 885,7 milioni nel Q1 del 2020), con -5% di vendite nei negozi statunitensi. Un marchio globale, la Starbucks Corporation. Con una capitalizzazione di mercato di 128 miliardi di dollari, cresciuta fino a diventare la seconda più grande catena di ristoranti a servizio rapido al mondo, alle spalle solo di McDonald’s in termini di vendite, capitalizzazione e attrattiva del brand a livello mondiale.

Un salto in avanti dovuto all’accordo da sette miliardi di dollari sottoscritto tre anni fa con Nestlè per produrre linee destinate ai supermarket. Il primo balzo fuori dagli Stati Uniti è avvenuto nel 1987 a Vancouver. Cinque anni dopo, il momento dell’IPO per l’azienda, poi l’esordio in Borsa a 17 dollari ad azione (ora è a circa 118 dollari), prima del boom anche coinciso con l’apertura di altri negozi all’estero, come in Giappone nel 1996. I negozi sono divenuti 10 mila nel 2005, fino al conto attuale: i negozi gestiti direttamente dalla società – 15 mila negli Stati Uniti, oltre 4800 in China e oltre mille nel Regno Unito e più di tremila tra Giappone e Corea del Sud – e altri 16 mila e più con licenza. In Italia ci sono diversi punti vendita a Milano e dintorni e uno anche a Torino.

Ma lo sguardo di Starbucks è rivolto al futuro, all’innovazione, partendo dai numeri positivi, con la previsione di salire nelle vendite del 10% nel prossimo trimestre, contando anche sulle riaperture dei locali negli Stati Uniti e in Europa, grazie alla campagna vaccinale. Negli ultimi tre anni, il business delle bevande fredde di Starbucks ha generato una crescita dei ricavi di oltre un miliardo di dollari e l’azienda continua a innovare per i clienti in questo settore, più recentemente con l’introduzione di bevande espresso ghiacciate e shakerate negli Stati Uniti. Inoltre, Starbucks si è data l’obiettivo di produrre caffè a emissioni zero entro il 2030, con la riduzione dell’uso dell’acqua del 50% nella lavorazione della bevanda. Con passi avanti anche sull’equità salariale di genere negli Stati Uniti e così in Cina, Canada, Regno Unito e Italia.

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