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Il Recovery plan, Draghi e il destino del Paese

Mario Draghi presenta il suo Recovery plan alla Camera. Dopo la serrata trattativa con la Commissione Ue, e dopo aver garantito personalmente sulla capacità di questo governo, e del Paese, di fare le riforme che servono. Sullo sfondo c’è l’aggettivo ‘delinquent’, tra apici, usato dal Financial Times per definire l’Italia che il premier sta “trasformando in modello”. Al di là della traduzione, delinquent tra apici è utilizzato da un analista nel pezzo per colorire la propensione italiana a non rispettare i patti sulla riduzione del debito e del deficit, come un ‘teppista’, il titolo del quotidiano britannico è volutamente provocatorio.

Ma c’è un filo conduttore con le parole che usa Draghi di fronte ai parlamentari. Questa volta, con il Recovery plan, non si può sbagliare. È l’ultima occasione disponibile per cambiare definitivamente strada. Draghi ci mette la faccia e vuole che il messaggio sia il più chiaro possibile per tutti. Così come al presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ha detto che l’Italia merita rispetto, e fiducia, così ai deputati dice che il Paese e le future generazioni meritano una politica che sia capace di fare le riforme e spendere bene le risorse, tante, in arrivo.

“Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr sia solo un insieme di progetti, tanto necessari quanto ambiziosi, di numeri, obiettivi e scadenze. Metteteci dentro le vite degli italiani, le attese di chi ha sofferto la pandemia, l’aspirazione delle famiglie, le giuste rivendicazioni di chi non ha un lavoro o di chi ha dovuto chiudere la propria attività, l’ansia dei territori svantaggiati, la consapevolezza che l’ambiente va tutelato. Nell’insieme dei programmi c’è il destino del Paese, la sua credibilità“, scandisce il premier. Credibilità che non può essere persa. Il governo, dice, vuole “consegnare alle nuove generazioni un paese più moderno”.

La decisa posizione di Draghi diventa ancora più esplicita quando descrive le conseguenze di un eventuale fallimento: “Sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio”. È un evidente richiamo al senso di responsabilità delle forze politiche, considerando anche che quasi tutte sostengono il suo governo.

La citazione di Alcide De Gasperi serve a rafforzare il concetto. “Vero è che il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune”. Il commento di Draghi è conseguente: “A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani”.

L’affondo politico si lega ovviamente agli aspetti tecnici del Recovery plan. A partire daller risorse e dalla loro distribuzione. Nel complesso, “potremo disporre di circa 248 miliardi di euro. A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma React-Eu che, come previsto dalla normativa Ue, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di altri fondi per ulteriori 13 miliardi. Se si tiene conto solo di Rrf e del Fondo Complementare, la quota dei progetti ‘verdi’ è pari al 40 per cento del totale. Quella dei progetti digitali al 27 per cento, come indicato dalle regole che abbiamo deciso in Europa. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento”.

La chiave su cui si regge tutto l’impianoto sono le riforme. Il Piano, ricorda Draghi, è articolato in progetti di investimento e riforme. L’accento sulle riforme è fondamentale. Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne. Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni”.

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