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Morire di lavoro, tutti i giorni

La cronaca è impietosa. Morti tragiche, a distanza di pochissimi giorni, riportano in primo piano il tema della sicurezza, in un Paese in cui si muore, continuamente, di lavoro. Come dimostra l’ultima settimana. Prima, Luana D’Orazio, la giovane operaia tessile morta alla Orditura Luana a Montemurlo, vicino Prato. Poi, un altro grave incidente si registra a Busto Arsizio, nel Varesotto: un operaio di 49 anni è rimasto schiacciato dal tornio meccanico mentre era al lavoro per la Bandera, azienda che opera nel settore delle materie plastiche. Oggi, al centro commerciale la Fornaci a Tradate, in provincia di Varese. Marco Oldrati, operaio di 52 anni, è morto dopo essere scivolato da un ponteggio.

Se la cronaca continua a raccontare incidenti mortali, i numeri del fenomeno sono altrettanto eloquenti. Quelli del primo trimestre dell’Inail fotografano una situazione in peggioramento, nonostante l’anno di Covid abbia imposto un rallentamento dell’attività in tutti i settori. Sono di meno gli infortuni, anche perché calano gli occupati e la quantità del lavoro, e sono di meno anche le denunce di infortunio, ma non calano gli incidenti mortali. Che, al contrario, continuano a crescere: nei primi tre mesi del 2021 sono stati 185, ovvero 19 in più rispetto ai 166 del primo trimestre del 2020. L’incremento è dell’11,4%.

Allargando lo sguardo a un periodo più ampio, e pre pandemia, i numeri restituiscono un quadro di sostanziale miglioramento, grazie soprattutto all’azione di prevenzione. Tra il 2015 e il 2019 si registra una diminuzione dei decessi in ambito lavorativo del 9,6%.

Partendo dai dati, si arriva alle domande. Se il trend si è invertito in questo ultimo periodo, c’è un problema legato alle condizioni di lavoro che evidentemente sono peggiorate a causa delle complicazioni e degli accorgimenti legati al contenimento Covid? In sostanza, l’aumento dei morti sul lavoro può essere considerato l’ennesimo effetto collaterale legato a Covid?

Le risposte a queste domande chiamano in causa necessariamente le responsabilità delle imprese, che devono garantire sicurezza sul lavoro, e delle Autorità, ministero del Lavoro e Inail, che devono controllare che siano rispettate le norme. La magistratura, nei casi di questi giorni come in tutti gli altri, dovrà accertare la natura degli incidenti e attribuire le responsabilità per morti che restano inaccettabili.

Non si può morire continuamente di lavoro. E il costo per la sicurezza deve essere considerato incomprimibile e, anzi, deve crescere insieme alla complessità delle linee di produzione, con la tecnologia che va impiegata anche in questo senso, e deve essere adeguata alle condizioni in cui i lavoratori sono chiamati a prestare la loro opera.

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