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Lavoro agile nella Pa, molte luci e qualche ombra

Grande capacità di reazione organizzativa in risposta all’emergenza Covid, ma poco monitoraggio degli effetti. Sono questi i principali risultati della prima indagine sulla qualità dei Piani organizzativi del lavoro agile (Pola) 2021-2023, presentata durante la riunione dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche aperta dall’intervento del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

I Pola sono stati introdotti dal precedente governo nel decreto Rilancio e le amministrazioni devono presentarli entro il 31 gennaio di ogni anno. Lo studio è stato coordinato Enrico Deidda Gagliardo e realizzato in stretta collaborazione tra il Cervap, il Centro di ricerca sul valore pubblico dell’università di Ferrara, e l’Ufficio valutazione performance del Dipartimento della Funzione pubblica.

Sotto la lente è finito un campione di 34 amministrazioni del comparto ‘funzioni centrali’, suddivise in 8 cluster, che al 30 aprile 2021 avevano pubblicato il Pola sul Portale della performance. Si tratta di nove ministeri, cioè il 26% del campione e sette enti di regolazione dell’attività economica (21%). Ma anche cinque parchi nazionali o consorzi ed enti gestori di parchi e aree naturali protette, quattro enti e istituzioni di ricerca non vigilati dal Mur, quattro istituti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali, due autorità amministrative indipendenti, due enti nazionali di previdenza e assistenza sociale e infine un ente a struttura associativa. L’indagine si è concentrata in tre aree di ricerca.

Il livello di qualità media complessiva dei Pola: sul podio Istat, Lavoro e Mef

Innegabile lo sforzo di programmazione organizzativa del lavoro agile da parte di tutte le amministrazioni del campione. Il livello di qualità media complessiva si attesta sul 67%, con un range che va da un minimo del 25% a un massimo del 90%. Sul podio con la più alta qualità programmatica dei piani ci sono l’Istat con il 90%, il ministero del Lavoro con l’89% e il ministero dell’Economia, a quota 88%. Amministrazioni che, secondo i ricercatori, possono diventare a pieno titolo benchmark di riferimento per tutte le altre.

I cluster con la maggiore qualità dei Pola: gli enti di previdenza e assistenza

Il cluster che raggiunge il valore più elevato per qualità media complessiva dei Pola è quello degli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale. Inail (85%) e Inps (73%) si distinguono per l’ottima qualità dei documenti e per il dettaglio delle azioni programmatiche e organizzative.

Seguono poi Ispra, Iss, Istat e Crea, i quattro enti di ricerca non vigilati dal Mur, che presentano una qualità media pressoché identica al cluster di cui sopra. I due enti del gruppo ‘autorità amministrative indipendenti’, cioè Anvur e Isin, presentano una qualità media piuttosto elevata raggiungendo il 77,5%.

I ministeri (Affari esteri, Economia, Cultura, Sviluppo economico, Trasporti, Lavoro, Università, Ambiente e Giustizia) seguono a ruota e si attestano sul 67%. I 5 enti Parco fanno registrare una qualità media decisamente inferiore, ma pressoché uguale a quella dei quattro enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali e comunque sopra la soglia della sufficienza (63%).

Infine, il cluster dei sette enti di regolazione dell’attività economica, che comprende Agenas, Agid, Aics, Aifa, Alct, Ansf, Aran, si è posizionato esattamente sulla soglia di sufficienza arrivando al 60%.

Quali sono i contenuti dei Pola già maturi e quelli da migliorare

Per ciascuna delle quattro parti in cui sono articolati i Pola, l’indagine rileva da una parte i contenuti ‘maturi’ dei Piani, quelli che presentano una buona qualità programmatica. Dall’altra i contenuti da migliorare, fornendo poi preziose ‘indicazioni di policy’ sulla programmazione organizzativa del lavoro agile.

Tra i contenuti maturi troviamo le condizioni di salute di ogni ente (la fotografia 2020), il monitoraggio quantitativo in fase emergenziale, la programmazione del lavoro agile ordinario, l’identificazione dei soggetti coinvolti e delle attività che possono essere svolte in smart working.

Decisamente da migliorare, secondo l’indagine, appaiono i contenuti relativi alla fonte dati degli indicatori, alle scelte logistiche, agli impatti del lavoro agile, al basso monitoraggio della qualità dello smart working emergenziale e del benessere organizzativo, alle performance organizzative, alla presenza insufficiente di un help desk informativo e alla formazione mirata dei dirigenti.

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