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Hitrac e la mission di mettere in sicurezza le infrastrutture critiche

“Lavoriamo per evitare quel single point of failure che può essere rappresentato da innumerevoli eventi”. Il pensiero di Fabrizio Mainas – presidente e amministratore delegato di Hitrac Engineering Group, azienda italiana che si occupa di impianti ad alta tecnologia per infrastrutture critiche – corre subito all’episodio del disastro nucleare in Giappone, a Fukushima. “In quel caso – ricorda – molto semplicemente erano state create barriere di protezione perimetrale non sufficienti a resistere a onde di tsunami alte oltre sei metri. Quando queste le hanno superate, sono stati inondati i generatori diesel che servivano le pompe di raffreddamento del sistema”. L’effetto domino ha creato il fall-out nucleare. È la classificazione e la gestione di ogni singolo evento, lo scopo centrale per chi come Hitrac – società nata nel 1992 da uno spin off di Hiross, azienda leader in Europa per la costruzione di data center, fondata nel 1964 in Scozia e poi acquisita dalla big corp americana Emerson, oggi Vertiv – si occupa di progettazione e gestione di impianti complessi.

“Lavoriamo prevalentemente sulle infrastrutture critiche“, racconta Mainas. Sono tutte quelle infrastrutture impiantistiche complesse che forniscono servizi primari per il sistema sociale ed economico di un Paese. Gli eventi che possono distruggere o semplicemente interrompere la continuità di tali strutture hanno un impatto significativo per la sicurezza nazionale, per le imprese e il sistema Paese. Non a caso, oggi, il tema delle infrastrutture critiche è di stretta attualità: basti pensare al decreto legge n. 82/2021 del governo Draghi, provvedimento che istituisce l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza e, ancora, alla direttiva NIS (Network and information security) che l’Italia ha recepito prevedendo il cosiddetto ‘perimetro di sicurezza nazionale cibernetica’.

“Vengono simulati tutti i possibili scenari avversi, e gli impianti ad essi connessi che garantiscono continuità devono essere ingegnerizzati e sottoposti alla resilienza post-stress. Hitrac opera anche nel settore militare e della difesa e, in questo contesto più che altrove, è fondamentale prevedere ogni scenario, persino un’azione di boicottaggio interno che metta in crisi l’infrastruttura e a rischio default gli impianti”, spiega Mainas che, nel suo ragionamento, rivolge lo sguardo alle prospettive future: “L’evoluzione delle tecnologie digitali non è mai stata così rapida e, di conseguenza, la richiesta di infrastrutture ad esse connesse non è mai stata così elevata”. Parliamo di realtà che devono essere sì all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, ma soprattutto resilienti, efficienti e sicure per garantire la business continuity.

Avendo operato in oltre 50 Paesi, Hitrac ha realizzato nel tempo molti progetti importanti per le infrastrutture critiche. “Con le competenze che abbiamo sviluppato in quasi 30 anni di attività, ora puntiamo a cogliere le grandi opportunità di un mercato strategico che è in decisa espansione”. Mainas si riferisce, in particolare, alla crescita verticale dei data center. “Oggi i dati sono un elemento essenziale. Sono tantissimi i sistemi che girano intorno a noi, di cui magari non ci rendiamo neppure conto, generati da informazioni che poi vengono raggruppate ed elaborate”, sottolinea. “Il dato è merce preziosa come l’oro. Ecco perché è importante essere assolutamente sicuri che certi eventi non determinino il blocco di chi li gestisce. Per questo motivo sono importanti le infrastrutture critiche a servizio degli impianti che vengono, non a caso, ingegnerizzati anche in virtù e in conseguenza di ogni possibile e probabile evento: dal rischio di disordini sociali, ai terremoti fino ai rischi geopolitici”.

Se da una parte, è vero che il mercato dei data center è in crescita, dall’altra, è altrettanto evidente che “l’Italia sta sì crescendo ma – come puntualizza Mainas – occorre colmare il gap nei confronti dei cosiddetti Paesi FLAP” (Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi, acronimo che indica gli stati più all’avanguardia in Europa, ndr). Non a caso, infatti, oggi, questo segmento di mercato rappresenta, da solo, più del 35% del fatturato di Hitrac che, nel 2020, ha chiuso con ricavi consolidati di oltre 45 milioni di euro e un blacklog di ordini acquisiti di oltre 90 milioni, confermando, nonostante il Covid, un trend di crescita costante evidenziato negli ultimi anni. La società oggi impiega circa 300 persone tra l’headquarter di Roma e le sedi operative di Milano, Bologna, Firenze, Ivrea (TO), Padova, Udine e altri presidi all’estero. “Il nostro obiettivo è un sostanziale raddoppio delle dimensioni nell’arco di 3 anni”, ci spiega il presidente e ad di Hitrac che non nasconde fiducia e ottimismo: “Adesso l’Italia, mediante il piano Next Generation Eu, avrà un’opportunità unica per compiere un salto qualitativo e quantitativo. Si tratta dell’ultima occasione per poter competere alla pari coi partner europei e non solo, in un mondo governato sempre più dalle tecnologie”. L’Italia, dunque, è chiamata a compiere un salto di qualità. In sicurezza, ovviamente.

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