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Al G20 Ambiente è stato raggiunto un accordo su energia e clima

Al G20 Ambiente di Napoli è stato raggiunto un accordo su energia e clima, anche se saltano due punti centrali: il contenimento dell’aumento di temperatura entro 1,5 gradi e l’eliminazione del carbone dalla produzione energetica entro il 2025. La notizia del via libera è arrivata al termine di una giornata tesa, nella quale è stata necessaria una forte mediazione tra le delegazioni dei Paesi. “Approvato il Communiquè Clima ed Energia”, ha annunciato il ministro Roberto Cingolani che si è detto comunque soddisfatto dell’esito. “È stata una negoziazione particolarmente complessa durata dopo 2 notti e 2 giorni, con i team che lavorano sulle linee guida. Questa notte non c’era molto ottimismo poi invece siamo riusciti a trovare un accordo sul comunicato”. Anche se, appunto, sui 60 articoli proposti “ne sono stati condivisi 58”. Nonostante ciò il ministro parla di “svolta epocale”.

Tra gli ultimi ok al comunicato finale della seconda giornata di lavoro della ministeriale ambientale del G20 c’è stato quello forse più atteso di tutti, ovvero quello della Cina. Il semaforo verde del gigante asiatico aveva già fatto scattare l’applauso dei presenti nonostante restassero da convincere ancora altri Paesi. Per trovare l’intesa sulla dichiarazione finale sarebbe anche stata rallentata la tabella di marcia della giornata. Stando a quanto si apprende, subito dopo l’ok della Cina alla dichiarazione congiunta sui due temi, l’intesa è stata finalmente trovata e ora si tratta di “limare” il documento. Le maggiori resistenze sono arrivate dall’India, la più difficile da convincere.

Alla fine, però, nel comunicato finale tutti i ministri dell’Ambiente hanno concordato sulla necessità di “una società prospera, inclusiva, resiliente, sicura e sostenibile che non lasci indietro nessuno”. Un documento in cui si sottolinea come “la transizione energetica verso le energie rinnovabili” sia “uno strumento per la crescita socio-economica inclusiva e veloce, la creazione di posti di lavoro” e dunque debba essere “una transizione giusta che non lascia nessuno indietro”. La comunità internazionale del G20, inoltre, riconosce “nella scienza un ruolo fondamentale, su cui la politica dovrà basarsi”. E, soprattutto, viene sottolineato uno stretto nesso tra “clima ed energia e la necessità di ridurre le emissioni globali e migliorare l’adattamento al cambiamento climatico”.

La trattativa sulla decarbonizzazione si era impantanata già all’inizio della seconda giornata dei lavori del G20, dedicata ai temi più spinosi della ministeriale napoletana dedicata ad ambiente, clima ed energia. C’è stato un dialogo stretto Usa-Italia, tra il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e l’inviato del presidente americano sul Clima John Kerry per uscire dall’impasse.

Se l’accordo sul Communiqué di ieri, quello di taglio più ambientale, è stato sì discusso fino all’ultimo secondo ma poi approvato in tutti i suoi punti, lo stesso ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva ammesso ieri sera che i punti più complicati di questo G20, sarebbero arrivati oggi, e sono sostanzialmente due: il contenimento della temperatura e la necessità di accelerare sulla decarbonizzazione in questa decade. “Dobbiamo essere estremamente convinti, tutti quanti, che dobbiamo tenere l’incremento della temperatura sotto 1,5°C per la metà del secolo, non 2 o 2,5 perché anche quello fa una differenza enorme dal punto di vista del cambiamento climatico. Su questo c’è una discussione in queste ore”, ha detto ieri sera Cingolani incontrando la stampa dopo l’adozione del Communiqué Ambiente.

“In un documento in cui dobbiamo mettere d’accordo economie basate sul petrolio ed economie che invertiranno la curva, sì, ma al 2060, dire che tutto va giocato in questa decade è complicato e insieme con la questione del contenimento della temperatura compone un bel puzzle che deve essere negoziato – ha detto Cingolani – Ci sono Paesi che hanno problemi su questi target, come i Paesi Arabi, in parte la Cina, la Russia e i Paesi emergenti, ma non escluderei che continuando la discussione si possa trovare la sintesi”.

Tra gli interventi della seconda giornata del G20 anche quello di Emma Marcegaglia, presidente del B20, il principale engagement group del G20 espressione del mondo delle imprese a livello globale. “Saranno necessari circa 90mila miliardi di investimenti globali entro il 2050. Nei prossimi 10 anni ne serviranno oltre 3.500 miliardi in Europa, di cui oltre 650 in Italia”, secondo Marcegaglia.

”Quella su clima e energia è una sfida epocale che va affrontata attraverso un dialogo ed una collaborazione inclusivi, seguendo un approccio pragmatico ma non ideologico che consenta il raggiungimento degli obiettivi senza penalizzare le imprese e i Paesi che, come l’Italia, hanno già fatto molto per accelerare la transizione energetica e ambientale. Il tema delle risorse, dunque, è concreto – ha detto ancora Marcegaglia – Cosi come lo è quello della tenuta di un sistema manifatturiero che deve assicurare impiego e sviluppo alle generazioni future. Inoltre, la sfida riguarda l’intero pianeta, quindi anche le filiere globali ed il G20 deve fare in modo che ognuno faccia la propria parte. La transizione verso l’energia pulita può essere perseguita soltanto utilizzando tutte le opzioni tecnologiche a disposizione, adottando a livello internazionale efficaci meccanismi di determinazione del prezzo del carbonio, garantendo un level playing field ambientale non distorsivo e in grado di promuovere i settori della green economy potenziando i processi circolari e facendo leva sulla finanza sostenibile, attraendo e supportando gli investimenti”.

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