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La Silicon Valley è ancora un modello innovativo?

silicon valley venture capital
Bruno Iafelice

Bruno Iafelice

Bruno Iafelice, PhD Ceo | TVLP Institute Silicon Valley

La Silicon Valley è stata per decenni l’epicentro dell’industria tech, nonché un modello di impresa innovativa nel mondo.

Oggi, alla luce della crisi mondiale dovuta alla pandemia esplosa nel marzo 2020, le imprese si ritrovano di nuovo, come per la crisi del 2008, ad affrontare una situazione di generale incertezza sul futuro economico.

In questo scenario di grande instabilità, ci si domanda se il modello della Silicon Valley possa essere considerato ancora un valido punto di riferimento a cui guardare o se invece non si sia già entrati in una fase di netta rottura con i precedenti schemi e modelli di impresa innovativa.

Nell’analisi che qui proponiamo, intendiamo fornire una risposta chiara al quesito sopra esposto, rendendo altresì evidente come il modello Silicon Valley non solo deve ritenersi ancora attuale ma, per le sue stesse caratteristiche, è stato addirittura in grado di anticipare il grande cambiamento economico in atto, dimostrando ancora una volta la sua attualità, potenza innovativa, nonché capacità di risposta in modo rapido ed efficace a nuovi bisogni di mercato, nell’era del post Covid.

Ma non solo. Metteremo in luce come detto modello debba considerarsi efficacemente adattabile anche alle PMI italiane, che si ritrovano particolarmente sprovviste di fronte all’incredibile accelerazione tecnologica portata dalla pandemia.

L’analisi che proponiamo proviene da un punto di vista privilegiato: quello dell’Istituto TVLP (Silicon Valley Institute of Technology Entrepreneurship). Radicato in Silicon Valley, l’Istituto forma a Menlo Park sui temi dell’imprenditorialità e dell’innovazione, talenti internazionali provenienti da 42 diversi paesi.

La sua visione, internazionale e interna al mondo dell’impresa innovativa, deriva da un mix di competenze trasversali che caratterizza oltre 35 docenti, provenienti dal mondo del venture capital, da aziende della Silicon Valley di fama mondiale e da imprese imprenditoriali di successo.

La Silicon Valley: dagli anni 20 al sogno americano

Per comprendere la Silicon Valley bisogna fare un salto nel passato. Cento anni fa, negli anni ’20, la valle a sud di San Francisco, intorno alla città di San Jose, era una distesa di campi dedicati all’agricoltura.

Tutto iniziò quando nel 1938, Bill Hewlett e David Packard fondarono HP (Hewlett-Packard) partendo da un garage a Palo Alto, a pochi passi dall’università di Stanford. Quella fu la prima esperienza di impresa innovativa nel settore elettronico, che aprì la strada ad una migrazione di talenti dalla Est Coast alla promettente California.

Seguirono altre ondate di innovazione come quella dei personal computer, del software, delle animazioni grafiche.

Nella seconda metà degli anni ’90 in Silicon Valley nacque poi Google, che aprì le porte del nuovo mondo connesso del web.

Negli ultimi 10 anni, si è affacciata la sharing economy, con colossi come eBay, Uber, Airbnb, gli applicativi in cloud computing, le nuove tecnologie di auto elettriche di Tesla e le infinite applicazioni dell’intelligenza artificiale.

Marzo 2020: la messa in dubbio del modello Silicon Valley

Con la pandemia da Covid-19, di nuovo come per la precedente crisi internazionale del 2008, gli investitori hanno iniziato a raccomandare: raccolta di capitale; taglio delle spese, ottimizzazione su prodotti di punta e forza lavoro, snellimento della filiera organizzativa.

In questo contesto, considerati gli alti costi della Silicon Valley, alcuni grandi colossi della tecnologia, come Tesla, hanno deciso di spostarsi in Texas, dichiarando il superamento di quello che è stato un modello geografico indiscusso di impresa innovativa, per quasi un secolo di storia economica.

Altre multinazionali, con miliardi di fatturato, hanno seguito l’esempio di Elon Musk (fondatore, appunto, fra le altre imprese, di Tesla). Tra queste anche HPE (Hewlett-Packard Enterprise), discendente dalla pioniera HP.

Le exit sul mercato dell’ultimo anno di crisi

Ma mentre alcune imprese di grandi dimensioni spostavano il loro quartier generale in Texas, in Silicon Valley tra la fine del 2020 e il 2021 si assisteva a numerose e significative exit di start up.

Tra queste, la quotazione in borsa di Airbnb avvenuta nonostante la crisi del mercato del turismo e di Wish, che si è ricavata uno spazio nel settore delle piattaforme di vendita online, malgrado la presenza di colossi come Amazon o Ebay.

Queste esperienze dimostrano che la Silicon Valley è ancora il posto giusto dove pensare, lanciare e sviluppare delle nuove imprese.

Rappresenta tutt’ora infatti un circolo virtuoso completo per la nascita e lo sviluppo di imprese innovative, così come il terreno ideale per formare manager e imprenditori di successo.

Ma vediamo di esplorarne più nel dettaglio i motivi. Che cosa ha di così speciale la Silicon Valley?

“The Silicon Valley mindset”

A rendere tuttora la Silicon Valley la più grande combinazione al mondo di conoscenze, capitali ed opportunità di exit è la sua cultura.

È grazie a questa cultura, che possiamo ancora considerarla un grande esempio di “sogno americano”; ovvero quel posto in cui una persona tecnologicamente preparata trova il terreno ideale per partire da zero. Ciò grazie ad un approccio meritocratico; alla presenza di investitori continuamente alla ricerca di progetti innovativi e competenze; alla possibilità di scambiare idee, creare un team, sperimentare. Ad una mentalità orientata al successo ed alla sua condivisione.

È sulla base di questo tipo di cultura che nella San Francisco Bay sono nate realtà come Facebook, LinkedIn, Tesla, molte fondate dai primi dipendenti di PayPal che, sperimentato il successo, hanno deciso di moltiplicarne l’effetto, in una logica di condivisione.

Tutto questo rappresenta il “Silicon Valley mindset”, irripetibile in altre parti del mondo e vero punto di forza di questa regione. Una cultura da trasmettere a imprenditori e manager di tutto il mondo.

Sono sostanzialmente 3 gli aspetti che caratterizzano il modo di pensare di chi opera in questo territorio:

  • l’imprenditorialità, intesa come continuo esercizio a identificare problemi importanti irrisolti o bisogni che con le tecnologie si possono soddisfare meglio (più velocemente, in maniera più economica, in maniera più efficiente);
  • la tensione al reciproco aiuto (venture capital) vista come voglia di condividere con gli altri i propri successi e le proprie esperienze costruttive di sconfitta; nonché i propri capitali investendo sulle idee altrui;
  • la spinta ad anticipare e prevedere il futuro intesa come ossessione a capire quali sono le tendenze e cosa è destinato a diventare il “prossimo grande successo”.

La conferma dell’attualità del modello

È grazie a questo particolare mindset che, l’accelerazione enorme della digitalizzazione portata dal Covid-19 ha trovato in Silicon Valley leader e aziende già pronte a questo cambiamento.

Aziende che stavano già sperimentando tecnologie innovative; anche nei settori maggiormente investiti da un’accelerazione più intensa. Il riferimento è in particolare a quelli relativi a: gestione di team da remoto; piattaforme di intrattenimento; vendita on line; controllo vocale; automazione e intelligenza artificiale, anche nel settore dell’assistenza per anziani.

Ma anche ad altri settori che hanno comunque subito un’accelerazione nei primi mesi della pandemia, come quello delle transazioni bancarie e dei pagamenti, della realtà virtuale e della logistica avanzata.

Sono state le aziende della Silicon Valley che stavano già innovando in queste direzioni che hanno permesso all’economia della California, in determinati settori, di crescere e aprirsi a nuovi mercati nonostante la crisi.

Verizon Communications nel marzo 2020 ha acquisito per 500 milioni di dollari Blue Jeans, startup finanziata dai venture capitalist della Silicon Valley e fornitore di un servizio di videoconferenza in cloud concorrente di Zoom, altro successo della Baia di San Francisco.

Slack, che fornisce un software per l’invio di messaggi istantanei al proprio team – una sorta di Whatsapp aziendale – dal primo febbraio al 25 marzo 2020, ha assistito ad una crescita incredibile di nuovi utenti, a causa della domanda di lavoro a distanza: più 9000.

Twitch, una società di Amazon, del settore dell’intrattenimento digitale ha raggiunto nel periodo di isolamento forzato 22,7 milioni di utenti attivi al giorno.

Aumentati in maniera significativa anche gli utilizzi di Zillow 3D Home, lo strumento di realtà aumentata che permette agli agenti immobiliari visite virtuali senza spostamenti fisici e agli spettatori di muoversi da una stanza all’altra di un immobile con una visuale a 360 gradi.

Conclusioni

Quelle elencate sono solo alcune delle tante aziende tecnologiche della Silicon Valley già attive prima della pandemia, nate per soddisfare un bisogno di digitalizzazione pre-esistente, che è stato amplificato.

Alla luce dell’analisi qui proposta, riteniamo che la Silicon Valley sia ancora un luogo dove è necessario essere presenti

E che la sua capacità “unica” di anticipare il futuro, confermata proprio nel contesto di cambiamenti che l’economia globale sta affrontando, favorisca lì più che da qualsiasi altra parte nel mondo, la sperimentazione in nicchie non ancora esplorate e destinate a diventare i grandi mercati del futuro.

 

Questo articolo è stato scritto da Bruno Iafelice, CEO TVLP Institute, e da Federica Tognacci.

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