I microchip sono pochi. A volte anche la qualità lascia a desiderare. Ne risente così, oltre a diversi comparti industriali, come l’automotive (e presto anche videogames e console), anche il mercato degli smartphone, che pure aveva conosciuto una fase d’oro durante i primi mesi della pandemia, con le limitazioni per motivi sanitari che hanno chiuso in casa milioni di persone. Secondo uno studio condotto da Canalys, nel terzo trimestre dell’anno in corso la produzione di dispositivi è calata del 6%, anno su anno e la causa individuata nel passo indietro complessivo dei colossi degli smartphone è proprio la carenza della componentistica.
SMARTPHONE, SAMSUNG PRIMO PRODUTTORE, MA APPLE CRESCE
Secondo lo studio di Canalys, è il gigante coreano Samsung il primo produttore di smartphone nel terzetto di mesi tra luglio e settembre. Samsung si prende il 23% del mercato complessivo (lo stesso dato del Q3 del 2020), alle sue spalle si piazza Apple al 15%, mentre era al 12% lo scorso anno e questo nonostante il taglio nella produzione degli iPhone 13. Poi c’è Xiaomi, che si attesta al 14%, confermando il risultato raggiunto nello stesso periodo di riferimento dello scorso anno, poi, entrambi con il 10% del mercato, ci sono Vivo e Oppo, con quest’ultimo marchio che guadagna qualcosa anno su anno.
FINE DELL’EMERGENZA-MICROCHIP? FORSE NEL 2022
Secondo gli analisti di Canalys (una stima condivisa anche da altri market data, come Counterpoint), i produttori di chipset stanno alzando i prezzi, così da rallentare la richiesta di pezzi da parte dei colossi della telefonia. Una crisi che dura da mesi e con un’orizzonte piuttosto dilatato: le stime fissano al 2022 inoltrato il possibile allentamento dell’emergenza processori. Nel frattempo, per i costi di trasporto e per l’aumento dei prezzi dei chip, i consumatori vanno a pagare di più per gli smartphone nei negozi al dettaglio.
