Se tutti gli impegni presi finora durante la conferenza climatica di Glasgow venissero rispettati, quale sarebbe l’effetto sulla lotta al riscaldamento globale? Sarebbero sufficienti i proclami e le firme di Paesi, istituzioni e privati riuniti nella Cop26 per fermare la crisi climatica? Domande che chiunque stia seguendo gli sviluppi di Glasgow si sta, ansiosamente, ponendo. Una prima risposta, quando in Scozia siamo arrivati al quinto giorno di incontri, arriva dall’Iea, l’Agenzia internazionale per l’energia.
“Gli impegni presi al vertice sul clima di Glasgow potrebbero aiutare a limitare il riscaldamento globale a 1,8 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali”, secondo Fatih Birol, capo dell’Agenzia.
Non verrebbe quindi rispettata la quota dell’1,5 gradi di innalzamento delle temperature che limiterà le conseguenze catastrofiche della crisi climatica, quindi. Ma, sembra far intendere Birol, sarebbe almeno un buon inizio.
Birol infatti ha definito i progressi nei colloqui “estremamente incoraggianti” e ha affermato che, se i paesi manterranno le loro promesse, potrebbero aiutare a limitare i danni al pianeta.
“Negli ultimi giorni – ha detto Birol parlando alla Cop26 – abbiamo ascoltato diversi impegni da parte dei paesi, in termini di emissioni nette zero entro il 2050, alcuni dei quali sono un po’ più a lungo termine. Abbiamo anche sentito che più di 100 paesi si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di metano”.
“Ieri sera, dunque – continua Birol – ho chiesto ai miei colleghi di far funzionare nuovamente i nostri modelli. Cosa significherebbe se tutti gli impegni annunciati a partire da ieri sera venissero attuati, a che punto siamo in termini di aumento della temperatura? Il risultato è estremamente incoraggiante”.
Se tutti gli impegni sulla neutralità del carbonio e sul metano dovessero essere pienamente attuati, “avremmo una traiettoria di aumento della temperatura che è di 1,8 C. Questo è eccellente”.
