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Aiuti di Stato, l’Ue apre sui semiconduttori

E’ una fase eccezionale quella che vive l’Ue con la pandemia. La Commissione guidata da Ursula Von der Leyen continua a tenerne conto e oggi rivede le norme sugli aiuti di Stato. Decisa la proroga al 30 giungo 2022 del Quadro temporaneo sugli aiuti statali che, in termini pratici, significa la possibilità di derogare alle norme che regolano la libera concorrenza. Nello stesso tempo, vista la difficoltà di reperire i semiconduttori, ovvero i semimetalli che sono alla base di tutti i dispositivi elettronici e microelettronici, verranno previsti “sussidi per colmare potenziali carenze di finanziamento”, in particolare per la creazione di “strutture uniche” europee. Ma arriva la stretta sui combustibili fossili. Il sostegno pubblico ai progetti che coinvolgono “petrolio, carbone e lignite è improbabile che sia ritenuto compatibile con le norme sugli aiuti di Stato”. L’Ue, dunque, prova a guidare – “garantendo coerenza” tra Antitust e Green Deal – una transizione verde complicata, con grande attenzione riservata al principio per cui “chi inquina paga”.

Le sfide che il Next Generation Eu porta avanti fanno inevitabilmente i conti con le attuali norme in vigore come, appunto, quelle del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) in materia di aiuti pubblici, diretti e indiretti. Ma, soprattutto, con una realtà in cui – come è emerso nel corso della Cop 26 – l’abbandono degli idrocarburi in favore di energie rinnovabili è lenta e costosa perché le nuove fonti continuano a non bastare rispetto alla domanda che c’è. Il passo della Commissione è uno dei tanti che dovrà fare l’organo esecutivo che promuove il processo legislativo nell’Ue nei prossimi mesi per conciliare ‘vecchio’ e ‘nuovo’, e avviare in maniera controllata la svolta green e quella tecnologica

L’argomento non è di poco rilievo, anzi. La difficoltà a reperire i semiconduttori e la crescita nel settore della domanda è la causa in Europa, insieme al caro energia, del balzo inflazionistico. Su cui è sotterraneo, per il momento, lo scontro che si sta consumando tra Banche centrali rispetto alle mosse della Bce sulle politiche di accomodamento e sulla possibilità di tornare ad alzare i tassi di interesse. Qualunque misura potenzialmente rivolta a limitare investimenti in grado di aumentare l’offerta, a fronte di una domanda crescente di certi beni e servizi, sarebbe un boomerang. E Francoforte non vuole correre questo rischio. Oggi, secondo l’agenzia Bloomberg, sono completamente rientrate le posizioni con cui gli operatori scommettevano su un rialzo dei tassi di 10 punti base da parte della Bce a fine 2022. E’ da prevedere che nei prossimi mesi le due principale Banche centrali di riferimento in Occidente, Federal Reserve e l’Istituto guidato da Christine Lagarde, prenderanno strade destinate a non allinearsi.

Ma l’Eurotower guarda con grande interesse alle nuove frontiere che si stanno aprendo per la politica monetaria. Fabio Panetta, membro del board di Francoforte, riferendo in Commissione Affari economici del Parlamento europeo, definisce “essenziale” il progetto dell’euro digitale in un mondo che userà sempre meno contante. E avverte: “Al fine di preservare la nostra sovranità monetaria e il grado di apertura e concorrenza del mercato dei pagamenti dobbiamo intervenire ora”. Il punto è semplice. “Il 70% circa delle transazioni con carte effettuate in Europa fa capo a soggetti esteri. Se il ruolo di questi operatori continuasse a crescere” sorgerebbero “seri interrogativi sull’autonomia dell’Europa nel campo dei pagamenti e sulle possibili implicazioni per i consumatori”.

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