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La Bce rassicura, la fiammata dell’inflazione non durerà

Cresce la domanda ma si riduce l’offerta. In una fase economica in cui si è ancora lontani da una stabilizzazione che riporti equilibrio tra corsa ai consumi e produzioni, l’obiettivo d’inflazione simmetrico al 2% resta il target di riferimento della Bce. Francoforte ribadisce che non ci sarà a breve nessuna riduzione dei tassi e che bisogna avere pazienza. Anzi, “pazienza e persistenza”, secondo la presidente Christine Lagarde, perché “l’attuale fiammata dei prezzi oltre il 4%, essendo destinata ad esaurirsi, non realizza ancora le condizioni desiderate per poter cambiare orientamento di politica monetaria”. La parola d’ordine all’Eurotower è Quantitative easing, ovvero politiche ultra-espansive che dureranno anche dopo la fine della pandemia per “sorreggere la ripresa e il ritorno a un’inflazione al 2% attraverso un’adeguata calibrazione degli acquisti di bond”. Non solo. Tornare ad alzare i tassi d’interesse “non avrebbe effetto sul caro prezzi ma finirebbe col colpire i redditi disponibili delle famiglie” ponendo un freno alla ripresa. In termini pratici, poiché sta aumentando l’ammontare dei risparmi medi si finirebbe col contenere gli investimenti che invece servono per rimettere in moto l’offerta. Lagarde spiega: “un aumento dei tassi non avrebbe nessun beneficio sui prezzi energetici”, che almeno in Europa sono tra le cause principali dell’aumento dell’inflazione.

Ma non tutti, specie tra i grandi gruppi bancari privati, pensa che l’inflazione sia davvero ‘temporanea’. Il mantenimento di tassi molto bassi e gli accomodamenti decisi dal board della Bce non convincono, ad esempio, la Deutsche Bank. Di recente l’amministratore delegato, Chrtistian Sewing, ha invitato la Bce a inasprire la politica monetaria e a prendere “contromisure” per arginare il balzo inflazionistico che “durerà più a lungo di quanto previsto”, portandosi dietro “rischiosi effetti collaterali”. “L’inflazione è in aumento in tutto il mondo più velocemente di quanto qualsiasi economista avrebbe previsto un anno fa”, insiste Sewing, che si è mostrato molto “scettico riguardo alla stabilità monetaria”. Il numero uno del principale gruppo creditizio tedesco e tra i principali al mondo si dice convinto che “la presunta panacea degli anni passati – bassi tassi di interesse con prezzi apparentemente stabili – ha perso il suo effetto” e che “si stanno tutti preparando a che gli alti tassi d’inflazione durino più a lungo”. Tanto basta a prevedere che “le conseguenze della politica monetaria ultra-accomodante diventeranno sempre più difficili da risolvere”. Ma la Bce non desiste e continua a pensare che sia necessario da un lato stimolare l’economia, dall’altro prendere tutto il tempo che serve per consentire all’inflazione di riassestarsi al fine di raggiungere quello che è l’obiettivo principe della Banca centrale europea: la stabilità dei prezzi nella zona euro attraverso misure monetarie di sostegno alla crescita.

Il 16 dicembre quando si riunirà il Consiglio direttivo di Francoforte saranno ufficializzate le posizioni del board di economisti e governatori che guida l’Istituto, ma non ci si aspetta colpi di scena. Almeno per il momento e fino a quando altre partite parallele non si definiranno. Il riferimento è, ad esempio, a quello che sarà il nuovo numero uno della Bundesbank e che il prossimo governo di Berlino dovrà indicare. Un match delicato che inciderà non poco sugli equilibri e i poteri di forza all’interno del Consiglio della Bce. Dove – oltre ai membri del Comitato esecutivo (scelti dal Consiglio Europeo) e alla presidente, siedono i governatori delle Banche centrali dei 19 paesi della zona euro. Oggi il ‘Whatever It takes” coniato da Mario Draghi come principio cardine delle politiche monetarie si è consolidato all’Eurotower, ma vecchi e nuovi nemici sono pronti a farsi avanti in Germania e nel resto del Nord Europa. Stavolta non ci sarà Angela Merkel a spalleggiare l’indirizzo espansivo se la Bundesbank dovesse opporsi. Ma la nuova coalizione e il futuro cancelliere potrebbero fare a monte scelte diverse e optare per un una leadership della Banca Centrale che segni una discontinuità netta rispetto al dimissionario Jens Weidmann.

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