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Allarme Lagarde sui rischi finanziari legati a clima e cyberattacchi

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Non è solo la stabilità dei prezzi a preoccupare la principale istituzione monetaria europea. Dalla quinta Conferenza annuale del Comitato europeo per il rischio sistemico (European systemic risk board) la presidente della Bce, Christine Lagarde, lancia l’allarme sui rischi finanziari legati al cambiamento climatico e agli incidenti informatici, “nuove minacce”, dice, “che possono intaccare profondamente la stabilità finanziaria”. Il passaggio nel discorso di apertura della numero uno di Francoforte non è di poco rilievo, perché sposta l’attenzione su alcuni rischi legati anche a temi economici e politici, lasciando in parte sullo sfondo quelli di politica monetaria in senso stretto. Lagarde avverte che sia il clima, sia eventi con potere destabilizzante per i sistemi informatici, “hanno caratteristiche comuni”. Sono minacce che “non si fermano alle frontiere degli Stati ed entrambe sono intersettoriali e possono potenzialmente colpire le banche, le assicurazioni, i fondi d’investimento e i relativi mercati”.

Dunque, qualcosa è cambiato nell’orizzonte cui guarda la Bce. Non si tratta stavolta di “assunzione sfrenata di rischi, di eccessive valutazioni delle attività e di eccesso di credito”, peraltro “sempre monitorate dall’Esrb”, ma di qualcosa di diverso “perché difficile da affrontare”. La presidente dell’Eurotower per tranquillizzare cita una frase di Steve Jobs, il cofondatore di Apple: “Se si definisce correttamente il problema si è quasi trovata la soluzione”. E detta la ricetta del suo istituto.

Per i primi, i rischi legati al clima, occorre “intraprendere uno sforzo collettivo nel quale il settore finanziario ha un ruolo chiave” per “drenare risorse per un’economia più sostenibile”. Cosa significa questo? Dal punto di vista della Bce sicuramente bisogna fare in modo di non scoraggiare gli investimenti rivolti allo sviluppo sostenibile, di cui la transizione energetica è certamente un tassello essenziale. Su questo fronte – a volere ampliare il ragionamento – è evidente che alzare il costo del denaro sarebbe controproducente. In ballo non c’è solo un’economia capace di integrarsi con l’ecologia ma la ripresa e la crescita che vanno stimolate, non ostacolate.

Quanto agli attacchi informatici, Lagarde spiega che “a oggi non ne abbiamo ancora visti nel sistema finanziario, ma nel sistema ospedaliero durante la crisi da Covid 19 e nella rete del Colonial Pipeline negli Usa, lasciandoci presagire quello che potrebbe avvenire nel futuro”. L’ex direttrice del Fmi non ha dubbi: “Attacchi simili sono una questione di tempo, non di possibilità”. Motivo per cui le “istituzioni finanziarie debbono adeguare la loro infrastruttura tecnologica a un improvviso incremento del lavoro e delle relazioni da remoto con i propri clienti, che aumentano l’efficienza ma anche la vulnerabilità del sistema”.

Da Lagarde però nessuna anticipazione sul Consiglio direttivo che si riunirà giovedì prossimo. Durante il quale, secondo gli analisti, potrebbe consumarsi uno scontro tra la linea rigorista dei falchi e quella più accomodante delle colombe. Al centro, la decisione sul Programma straordinario di acquisti di titoli anti crisi pandemica e la politica da tenere sui tassi di interesse. Finora in ambito Pepp sono 1.547 i miliardi impegnati per comprare titoli pubblici e privati, su 1850 di dotazione complessiva. Il 16 dicembre potrebbe essere deciso di non prolungarlo oltre i termini previsti, ovvero marzo 2022, ma in ogni caso di continuare ad acquistare asset privilegiando altri strumenti. Vedremo. Pochi giorni fa la presidente ha assicurato: “Sulla base delle circostanze attuali sono fiduciosa di poter confermare che termineremo il piano di acquisti netti del Pepp nei termini stabiliti, ma questo non significa che cesseremo di operare sui mercati”.

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