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Appartengo, partecipo, condivido

david sassoli

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022.

Lo scorrere del tempo ci fa dimenticare e consumare tutto. Vale per tutto. Per chi ha seminato odio e terrore, fino ai giganti della nostra epoca. Desmond Tutu era uno di questi. Insieme a Mandela ha testimoniato l’esempio per tutta l’umanità su come andare oltre, tenendo insieme la giustizia e il perdono. Non c’è futuro senza perdono. Anni di apartheid (visibili e meno) hanno generato decenni di guerra civile, di distruzione.

UN PICCOLO GRANDE UOMO, simpatico, sorridente, si è battuto per la libertà di tutti, un uomo di Dio che difendeva la dignità della persona perché in tutti vedeva l’immagine di Dio. La sua immensa umanità gli conferiva la capacità di trascendere, di superare la rabbia, il dolore, il male, il risentimento, l’egoismo. Ha preso tutto ciò e lo ha trasformato in qualcosa che poteva renderci migliori.

Amava raccontare le barzellette: “Una sera, San Giuseppe supplica il locandiere: ‘Per favore, mi aiuti! Mia moglie sta per partorire’. Il locandiere risponde: ‘Mi scusi… Non è colpa mia’. E Giuseppe: ‘… ma neanche mia!’”.

DI TUTU È ANCHE la divulgazione della parola ubuntu, che da termine del gruppo linguistico nguni è divenuto concetto globale. “Una persona è tale attraverso altre persone”. Non ci concepiamo nei termini “penso dunque sono”, bensì: “Io sono umano perché appartengo, partecipo, condivido”’, come Tutu stesso spiega in ‘Non c’è futuro senza perdono’ (Feltrinelli, 2001), in cui racconta da dentro il suo doloroso e stupefacente percorso. Se oggi torniamo a parlare di Tutu, che negli ultimi dieci anni aveva lottato con energia contro un cancro, è perché l’edizione italiana del suo ultimo libro, ‘Il mio Dio sovversivo’, ci offre un condensato della fede, della teologia e della spiritualità che per tutta la vita lo hanno guidato e sostenuto.

C’È UNA STORIELLA CELEBRE, quasi una barzelletta, forse la più citata di Tutu ma spesso ricordata solo a metà. “Molto tempo fa, quando i primi missionari arrivarono in Africa, noi avevamo la terra e loro la Bibbia. Dissero: ‘Preghiamo!’. Abbiamo chiuso gli occhi con il dovuto rispetto, e alla fine hanno detto: ‘Amen’. Abbiamo riaperto gli occhi ed ecco, i bianchi avevano la terra e noi la Bibbia”. La Bibbia, “un libro che è più radicale e più rivoluzionario di qualunque manifesto politico. Era come se la Bibbia fosse stata scritta apposta per sostenere la nostra particolare lotta contro l’apartheid”. Il concetto viene ribadito, per chi ancora dubitasse: “Se si vuole sottomettere e opprimere qualcuno, l’ultima cosa da mettergli in mano è la Bibbia”. E questa, per Tutu, non era una barzelletta.

QUALCHE SETTIMANA FA ci ha lasciato l’amico David Sassoli. Quando lo conobbi, il giornalista importante, il volto del Tg1 in politica, non avevo nessuna fiducia di lui. Era il 2014, 36 giorni di blocco dei cancelli della Ast, arriviamo con i pullman della ThyssenKrupp Ast di Terni a Bruxelles. Ci ricevono Patrizia Toia, Antonio Tajani e lui, David. Il suo stile era esemplare, sobrio, chiaro. Ma mai rinunciatario. Una volta mi disse, “i partiti italiani hanno finito il loro ciclo di vita, lavoriamo per costruirne di nuovi”. Parole definitive, vere. Uno squarcio di ossigeno dal cielo, dirompenti anche il giorno del suo saluto, che si beffa dei selfie davanti alle corone, dei leader fortissimi in favor di camera.

I NOSTRI MIGLIORI SOGNI non sono incidenti della storia, sono buoni motivi, storie comuni.

“Siamo figli di storie comuni scritte sul dolore, scritte sul sangue dei giovani britannici sterminati sulle spiagge della Normandia, sul desiderio di libertà, di apertura, di umanità”. Hai ragione David, l’Europa vincerà, ne siamo sicuri. È in gioco il nostro futuro. Adesso il nostro lavoro continua. Grazie.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022. Trovate il magazine di Fortune Italia in edicola e online. Ci si può abbonare al magazine a questo link.

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