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Sistema produttivo, mondo pubblico, corpi intermedi: un tessuto da ricostruire

sace simest

Le rapide trasformazioni politico-istituzionali, l’avvicendamento di figure in posizioni chiave sia nel mondo pubblico che in quello privato, la frequenza con cui avvengono le nuove nomine nei ruoli apicali delle aziende a partecipazione pubblica, i continui mutamenti della morfologia del sistema bancario, … implicano l’opportunità di costruire un vero e proprio osservatorio sulla composizione delle strutture e sulle attribuzioni delle funzioni, in modo da individuare e comprendere gli interlocutori di riferimento per la realizzazione dei progetti territoriali.

Tenendo presenti tutti gli stakeholder coinvolti nel PNRR e le strutture nevralgiche per lo sviluppo territoriale (da CDP alla SACE alla Simest, …) è necessario approfondire le trasformazioni delle governance e delle funzioni dei primari attori di rilievo pubblico: a partire da una visione nazionale, su quanto e come siano cambiati negli ultimi anni i rapporti, gli equilibri e le competenze ministeriali, scendendo alla dimensione territoriale, passando per l’attuazione stessa del PNRR.

È importante comprendere quali siano gli interlocutori corretti per ciascuna esigenza di sviluppo, e soprattutto quali siano gli equilibri istituzionali, i cambiamenti strutturali, le competenze e gli uffici giusti per un dialogo tecnico, e come mettere allo stesso tavolo i diversi stakeholder coinvolti.

Un processo non facile, perché storicamente il nostro Paese ha subìto gli effetti di una governance multilivello viscosa, caratterizzata da pluralismo e complessità. Prendiamo ad esempio la gestione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid: in quel periodo la situazione critica ha messo in luce in molti ordinamenti, e non solo in Italia, le criticità della relazione tra Stato e articolazioni regionali.

In tal senso, un corretto e appropriato dialogo tecnico e politico fra tutti i soggetti istituzionali coinvolti nella programmazione e attuazione delle politiche, soprattutto con gli Enti locali titolari di funzioni amministrative, consente non solo di rimuovere ostacoli burocratici, ma soprattutto permette di conseguire più efficacemente i risultati in termini di miglioramento degli obiettivi.

E in un momento storico caratterizzato dall’acceso dibattito sul PNRR, è stata la stessa Commissione Europea a raccomandare la costruzione di piani basati sulla complementarità, la sinergia, la coerenza e la coesione tra i diversi strumenti a livello di Unione, a livello nazionale e, se del caso, regionale e locale.

Proprio la contingenza del PNRR ci impone di ricostituire un tessuto economico e sociale interconnesso, ricomponendo il filo tra esigenze, percezioni e desiderata delle filiere produttive ed apparato istituzionale centrale ed europeo.

In tal senso, è opportuno individuare alcuni attori che possono rivestire un ruolo cruciale in questo processo. Si pensi alle banche, che hanno visto negli ultimi anni, in virtù della crescente digitalizzazione, una progressiva riduzione di filiali, che da sempre rappresentano un punto di incontro e di sviluppo di iniziative imprenditoriali e di progettazione di investimenti.

Da una ricerca FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) che ha incrociato dati statistici della Banca d’Italia e dell’Istat aggiornati a fine 2021, emerge proprio un allontanamento delle banche

dai territori, di pari passo all’avvento delle nuove tecnologie, che spingono a promuovere canali digitali.

Rafforzare il collegamento tra società civile, corpi intermedi ed attori pubblici e privati di diverso livello territoriale sarà cruciale per rispondere alle sfide dei nostri tempi e supportare il rilancio del nostro sistema produttivo in una competizione internazionale sempre più serrata.

* Founder & Managing Director Futuritaly

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