La prima donna a dirigere i servizi di investimento di Goldman Sachs ha aiutato la banca a sfruttare al meglio uno dei momenti storici più propizi di sempre. Con Fortune parla di inflazione, del burnout dei banchieri e dei trend del futuro. La versione completa di questo articolo a firma di Anne Sraders è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022.
Frenesia. Mania. Turbo. Tutte queste parole sono state usate per descrivere il 2021 dei grandi accordi finanziari. Indipendentemente dal linguaggio, i numeri parlano da soli: nei primi 10 mesi dello scorso anno, il valore totale delle fusioni e delle acquisizioni globali ha raggiunto i 4.700 mld di dollari, un aumento del 72% rispetto allo stesso periodo del 2020, e abbastanza per rendere il 2021 un anno da record, secondo Refinitiv, un provider di dati di mercato. Pochi hanno avuto un punto di osservazione privilegiato su questo diluvio di accordi come Kim Posnett, che dirige i servizi bancari di investimento presso Goldman Sachs. La prima donna e, a 44 anni, la persona più giovane ad avere una carica del genere.
Dopo essersi fatta le ossa nell’unità di tecnologia, media e telecomunicazioni dell’azienda, Posnett ha anche lavorato ad alcune delle più grandi Ipo tech degli ultimi anni. Tra queste, il debutto nel 2021 della piattaforma di gioco Roblox, dello strumento per l’apprendimento delle lingue Duolingo e del sito di incontri Bumble, così come la fallita Ipo di WeWork nel 2019. Sta rapidamente diventando una stella: è stata promossa tre volte in due anni, inclusa una breve parentesi, ad aprile scorso, per co-guidare la nuova iniziativa per il servizio clienti di Goldman Sachs.
Posnett è stata al centro del lucroso flusso di affari del 2021; Goldman ha registrato 3,7 mld di dollari di ricavi dell’investment banking nel terzo trimestre, un aumento di quasi il 90% rispetto all’anno precedente. Tutti questi affari, tuttavia, sono stati sostenuti da tassi di interesse prossimi allo zero e prezzi delle azioni in rialzo. Ora che la Federal reserve sta iniziando a ridurre gli acquisti di obbligazioni e con l’inflazione che si aggira ai massimi da decenni, il clima di M&A e Ipo si raffredderà? Abbiamo raggiunto Posnett per avere la sua opinione.
Negli ultimi anni c’è stato un clima molto propizio per gli accordi finanziari. Ma cosa succederà con un’inflazione più alta e tassi di interesse più elevati?
Avevamo preoccupazioni simili riguardo alla pandemia. L’opinione condivisa era che l’attività di negoziazione sarebbe rallentata, e per un mese o due è stato così. Poi però il ritmo degli accordi è aumentato, più di quanto ognuno di noi si aspettasse. Le ragioni di fondo di quel boom rimangono ancora valide. La formazione di nuove società sta accelerando, e tutte quelle società devono essere finanziate. Il secondo motivo è l’accelerazione delle strategie aziendali. Uscendo dalla pandemia, Ceo e consigli di amministrazione hanno avuto l’opportunità di fermarsi e vedere come stavano cambiando i loro settori, e molti usano i nuovi accordi per riposizionare le loro attività. Il terzo motivo è l’enorme quantità di capitale che gli sponsor finanziari hanno in questo momento. Mettendo quel capitale al lavoro, si arriva necessariamente all’attività di negoziazione. Se avessimo avuto questa conversazione un anno fa, avrei detto: “Non c’è modo che il settore possa superare 1.340 Ipo”. Ma a novembre ci siamo già ritrovati con oltre 1.800 Ipo, escluse le Spac. Mi aspetto anche una continua innovazione dei mercati dei capitali e che le aziende si quotino attraverso schemi diversi, che si tratti di un’Ipo, di un direct listing o di una Spac.
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