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De Laurentiis: ‘Felice per Bari in serie B, ora il cinema torni in serie A’

Una città in festa, e non solo quella, visto che la favola del Bari ha appassionato tutti i tifosi di calcio.

Dopo il fallimento del luglio 2018, la società è stata rilevata da Luigi De Laurentiis che, dalle ceneri della Lega Dilettanti, l’ha riportata, in quattro anni, nel campionato cadetto. De Laurentiis, presidente del Bari Calcio e produttore cinematografico dalla lunga tradizione famigliare, ha rilasciato una intervista a Fortune Italia parlando del business del calcio, della crisi delle sale e ha annunciato i suoi progetti futuri.

De Laurentiis, intanto complimenti per la promozione in serie B.

È stata un’emozione incredibile e indescrivibile. Ho visto una città intera esplodere, 40mila persone nel centro storico di Bari ad attenderci per festeggiarci. Una favola davvero: siamo ripartiti da zero e siamo arrivati in B, un passo fondamentale per ridare prestigio a una squadra che fa parte del calcio italiano da oltre 100 anni.

La vostra è un storia di rinascita, di ripartenza, attraverso un mix di valori semplici propri del gioco del calcio e un modello di business sostenibile. Questo percorso può diventare un modello virtuoso per il calcio ‘dei grandi’ dai bilanci in rosso?

Ci sono realtà come la nostra immerse in ‘piazze’ importanti, così come sta capitando al Palermo finito nel mirino del gruppo che guida il Manchester City. Così come a Napoli, siamo l’unica squadra della città e questa unicità rappresenta un valore. Inoltre siamo un brand consolidato che ha portato ricchezza alla città e al Paese per tanti anni. La serie A e la serie B contribuiscono a una maggiore economia con il suo indotto. Se il calcio è un modello sostenibile? Dipende dalla gestione. Dai moltiplicatori dei numeri che si riesce a generare, tra sponsor, biglietti per lo stadio e diritti televisivi. Per ora noi ci stiamo riuscendo. Una piazza più piccola fatica a fare ricavi, una società più ambiziosa deve capire che tipo di campionato vuole fare. Si può fare una serie A puntando a non indebitarsi pur facendo stagioni dignitose e puntando alla metà classifica, ad esempio. Ci vogliono i giusti manager prima di tutto per costruire un percorso che, economicamente, può stare in piedi. Mio padre lo ha dimostrato partendo da un brand come il Napoli con un bacino di utenza importante, ha aggiunto stipendi fino ad arrivare negli ultimi anni a un monte ingaggi importante aiutato da una sana gestione della propria rosa. Sì, il calcio può essere sostenibile, dipende qual è la propria mission. Se non si sta attenti le ambizioni possono però strangolarti.

La serie A è un obiettivo?

Al momento non mi è permesso arrivare in serie A per il fatto che mio padre è presidente del Napoli e il regolamento non lo prevede. Nel momento in cui il Bari fosse promosso nel massimo campionato dovrei trovare un fondo o un privato disposto a rilevarlo al giusto prezzo. Al momento questo è il nostro destino, si creerebbe la stessa situazione capitata con Claudio Lotito con Lazio e Salernitana, pur essendo due amministratori unici non è permesso.

Se il prossimo anno farete un campionato meraviglioso, e verrete promossi nel calcio che conta?

È un aspetto non secondario, piuttosto vincolante ma che sapevamo nel momento in cui decidemmo di rilevare il titolo sportivo. Eravamo pronti ad investire cercando di riportare il Bari più in alto possibile e dove gli compete.

Il prossimo anno, tra ottobre e Natale, il calcio si fermerà in vista dei Mondiali in Qatar, tra l’altro senza l’Italia. Potrebbe essere l’occasione per seguire la serie B e appassionarci a un calcio fatto di giovani e di talenti, soprattutto italiani?

Me lo auguro, non so se fermeranno anche i campionati di B, spero di no perché potrebbero colmare un vuoto dovuto all’assenza della Nazionale italiana. La prossima B sarà piena di squadre importanti e l’attenzione sarà sempre maggiore, anche grazie all’arrivo dei broadcaster più importanti, degli sponsor e di un seguito molto più forte rispetto agli anni scorsi. La B è venduta in America e in Asia, ed è un ottimo segnale per il calcio italiano, una “cantera” fondamentale per far crescere nuovi talenti. I giovani qui hanno modo di mettersi in vetrina e fare esperienza per poter raggiungere i traguardi più importanti, fino ad arrivare in Nazionale, il sogno più grande per chi fa il calciatore.

Parliamo di cinema. La sala sta vivendo una grandissima crisi, tornerete a puntare sulla sala o al momento il presente e il futuro sono le piattaforme?

Arriviamo in sala con troppi film che non trovano un pubblico. Negli ultimi anni ci sono stati troppo pochi esempi di successi commerciali, compreso il cinema d’autore che non ha avuto riscontri al botteghino. Le piattaforme stanno educando un pubblico alla visione di film e serie. Le piattaforme sono un laboratorio che guardo con attenzione dopo che Covid ha inferto un colpo durissimo alla sala. La sala fatica, il nostro gruppo Filmauro ha diversi cinema, MyCityplex, che – in linea con il trend nazionale – sono sotto dell’80% e tutto ciò è deprimente. Dobbiamo attendere settembre-ottobre 2022 con il lancio di nuovo prodotto sperando che si possa andare al cinema senza mascherine e senza paure da Covid. Solo in quel momento capiremo come ripartirà il settore. La sala è un luogo aggregante ma l’Italia è un Paese bagnato dal mare e la nostra tendenza è quella di godere del turismo e delle bellezze per molti mesi all’anno, a dispetto ad esempio dell’America dove il cinema è una forma di intrattenimento lunga 11 mesi, a differenza dei nostri 8. Siamo un popolo cinematograficamente ‘difficile0 con tante distrazioni. L’Italia è un parco a tema all’aria aperta, e questo ha sempre inciso nel nostro business.

Il futuro?

È tutto da vedere. Stiamo realizzando la seconda serie per Amazon Prime di Vita da Carlo con Carlo Verdone e stiamo pensando a un film, ma non so se sarà per la sala, con la morte nel cuore dobbiamo capire se il mercato si sarà ripreso e chissà se lo daremo alle piattaforme. Vediamo se ne varrà la pena, siamo privati e dobbiamo valutare. Quella della sala è un’esperienza unica alla quale certamente non vogliamo rinunciare. La visione non cinematografica è frammentata tra tablet, tv e telefonino, non mi sembra un modo comodo e corretto di vedere un film. Mi piacerebbe che nascessero nel frattempo nuovi De Sica e Verdone per rinfrescare un settore che ha bisogno di ‘supereroi’ o, più semplicemente, di far nascere un nuovo star system.

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