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Ancora una volta, la sala Duomo di OGR Torino è stata la casa di un evento dedicato all’innovazione: ‘Il valore pubblico dei big data. Network e competenze per un futuro digitale incentrato sull’uomo’, nato dalla collaborazione tra Fortune Italia, Scuola politica Vivere nella Comunità e OGR Torino.

Venerdì 6 maggio, per oltre due ore, Ceo, scienziati del dato ed esperti del settore si sono confrontati su un futuro digitale a misura d’uomo.

“Fortune Italia ha avviato, già dallo scorso febbraio, un percorso dedicato alla valorizzazione dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale. Digital transformation, data science, sono temi cruciali per promuovere sviluppo e innovazione, ed è questo il motivo che ci vede attivamente coinvolti anche in questa nuova occasione di confronto e dibattito fra i protagonisti di questi nuovi trend di sviluppo” ha dichiarato Leonardo Donato, Ceo di Fortune Italia e promotore del nuovo corso che vede il magazine italiano impegnato in prima linea nella divulgazione e promozione dei processi di innovazione che stanno interessando la ricerca, la catena produttiva e la società intera.

Spazio quindi al confronto sul tema della trasformazione digitale, sulle sfide e nuove opportunità dell’applicazione della scienza dei dati e dell’intelligenza artificiale.

Due i panel in cui era suddiviso l’evento: il primo, incentrato sulla necessità di attivazione di un ecosistema che favorisca l’impatto sociale dei dati, a cui hanno preso parte Massimo Lapucci, Ceo di OGR e segretario generale di Fondazione CRT, Ciro Cattuto, direttore scientifico di ISI Foundation e Stefaan Verhulst, cofondatore e responsabile ricerca e sviluppo di GovLab (Governance Laboratory) presso la New York University. A moderare il convegno Patty Torchia di Fortune Italia.

Big data, un ecosistema per l’impatto sociale

 “Questo evento nasce dalla nostra convinzione che non sia possibile parlare di big data senza considerare il valore pubblico e l’impatto sociale che questi sono in grado di generare. È parte della missione di OGR Torino, della Fondazione CRT e di tutti quegli shareholder che si uniscono a questo obiettivo” ha dichiarato Massimo Lapucci nel suo discorso di presentazione dell’evento.

“Viviamo in tempi sfidanti, sotto diversi punti di vista (accesso alla salute, problemi legati ai cambiamenti climatici, la pandemia), che corrono molto più veloci rispetto al passato e che hanno una portata globale. Per questo, per misurare tutti questi fenomeni necessitiamo di tool specifici” ha aggiunto.

Massimo Lapucci. Credit: Luigi De Palma for OGR Torino

Oggi i big data sono diventati un vero e proprio trending topic, ma secondo Lapucci “c’è bisogno di un approccio serio e più scientifico a questo tema. Si tratta di un’opportunità sia per il settore non-profit che profit. Dobbiamo considerare non solo i costi ma anche i bisogni da soddisfare e i risultati che possiamo produrre. Come dico sempre, se non lo misuri, l’impatto non esiste”.

Alla fine del suo intervento, il Ceo di OGR ha anche annunciato una news: un team di scienziati sta lavorando al lancio di un programma nazionale di data stewardship.

Sulla necessità di dar vita a nuove collaborazioni e nuove competenze in grado di generare valore pubblico dai dati, si è espresso Ciro Cattuto di ISI Foundation. “Quando c’è in corso una pandemia, le istituzioni hanno bisogno di tracciare gli spostamenti e gli incontri delle persone nello spazio. Per questo, durante l’emergenza, abbiamo collaborato con le aziende tecnologiche al fine di trovare e condividere questi dati in modo aperto e trasparente” ha detto il ricercatore.

Ciro Cattuto. Credit: Luigi De Palma for OGR Torino

“Non dobbiamo mettere perimetri tra valori come responsabilità, socialità e ambiente. Al contrario, c’è bisogno di una cooperazione intersettoriale tra imprese, istituzioni pubbliche, organizzazioni non governative e startup e di creare nuove interfacce. Oggi la vera sfida è portare avanti il processo di transizione digitale lasciando sempre l’uomo al centro”, ha aggiunto Cattuto.

Anche se l’Italia è uno dei grandi produttori di ricerca nel campo dell’IA a livello mondiale, con trentamila ricercatori italiani e diecimila lavori pubblicati, resta da implementare il processo di technological transfer, indispensabile per trasformare la forza accademica in idee di business, processo produttivo e progresso.

Per delineare il percorso che consenta di trasformare le potenziali innovazioni in prodotti e servizi utili al progresso e al mercato sarà necessario, ha spiegato Cattuto, favorire la formazione di nuove figure professionali, lo sviluppo di nuove skills e la creazione di nuovi network di riferimento.

Secondo Stefaan Verhulst di GovLab, la governance “riguarda soprattutto il decision making: studiare le azioni e il loro impatto sull’ambiente circostante”.

I dati possono generare decisioni migliori e contribuire ad un impatto sociale positivo” spiega Verhulst. “La prima sfida che abbiamo davanti sarà quella di mixare i dati sulla salute con quelli sui bisogni delle persone. Questo ci permetterà di investire in decisioni più intelligenti”.

Stefaan Verhulst. Credit: Luigi De Palma for OGR Torino

Condivisione e riutilizzo dei dati per il bene sociale

Nel secondo panel si è parlato della possibilità che hanno i dati di attivare un cambiamento sociale positivo e di come questi stiano trasformando la maggior parte dei settori e delle organizzazioni in modo, con finalità e velocità differenti. Ma anche della catena del valore dei dati industriali, degli aspetti normativi e del loro ruolo nelle cause umanitarie e nei fenomeni migratori.

Si sono confrontati sui temi Maria Savona, docente presso Università Luiss e University of Sussex, Christian Kaelin di Henley & Partners, Marzia Rango dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Fabio Momola di D-HUB, CyberTech e Group COO. Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, ha partecipato al dibattito con un suo video-contributo.

“Serve un equilibrio fra la necessità di estrarre i dati e di controllarli e quella di tutelare la privacy degli utenti” ha detto Guido Scorza. “La privacy regulation non rappresenta un ostacolo per il libero mercato” ha aggiunto. “I veri nemici sono le società oligopolistiche che detengono un potere enorme e sfruttano i dati per fini egoistici”.

Per Fabio Momola “oggi corriamo il rischio di non capire il vero potenziale dei dati. Sono questi che ci hanno aiutato a sopravvivere alla pandemia. L’intelligenza artificiale ci aiutare a capire meglio il mondo in cui viviamo – sottolinea – e sta cambiando le regole del gioco”.

L’economista Maria Savona ha evidenziato che “il valore dei dati dipende dall’uso che ne facciamo. In base a questo, il loro valore cambia. È necessario distinguere tra valori privati (la cosiddetta corporate equity che, nel caso delle big tech come Meta, è profit driven) e valori sociali: la ricerca pubblica, ad esempio”.

Maria Savona. Credit: Luigi De Palma for OGR Torino

“Oggi esiste un’asimmetria tra chi genera dati e chi li usa” ha aggiunto. “È importante ridare alle persone la libertà di scelta e di controllo dei dati per riequilbrare questa asimmetria. I cittadini devono essere messi a conoscenza degli scopi con cui verranno utilizzati i propri dati (se legati al profitto o al bene pubblico) e, di conseguenza, poter scegliere se condividerli o meno. Credo che tutto ruoti attorno al diritto delle persone di essere informate e consapevoli”.

Nel caso specifico dei migranti, “abbiamo un esempio pratico di valore dei dati come social and public goods” afferma Christian Kaelin.

“È chiaro che le aziende private, come quella che rappresento qui oggi, fanno questo anche per interessi economici, ma è importante sottolineare che i dati hanno anche un fine sociale e pubblico, di grande rilevanza, quando parliamo di migrazioni e di salute”.

Il contesto sociale e familiare in cui cresciamo e la nostra nazionalità determinano spesso il nostro futuro, secondo Kaelin. “I dati contenuti nel nostro passaporto fanno la differenza nello sviluppo del nostro destino. Vi faccio un esempio: attualmente i russi sono banditi praticamente ovunque e qualsiasi cosa riguardi la Russia viene considerata malvagia. Mentre chi possiede un passaporto ucraino può praticamente andare ovunque ed essere accolto con benevolenza. È una differenza che fa riflettere”.

Christian Kaelin. Credit: Luigi De Palma for OGR Torino

Marzia Rango, esperta di analisi delle migrazioni globali, ha parlato del lato umanitario dei dati, con un focus sulla crisi ucraina. “Il riutilizzo dei dati privati nel settore delle migrazioni è fondamentale. Grazie a questa operazione riusciamo a ricavare i profili dei migranti, i loro movimenti e l’impatto che hanno le migrazioni sulle persone e sulle loro comunità” ha dichiarato Rango.

La collaborazione interdisciplinare e infrasettoriale è fondamentale in questo settore, spiega la ricercatrice. “Negli ultimi mesi abbiamo collaborato con Meta – racconta – per avere una stima di quante persone fossero presenti in Ucraina prima dello scoppio della guerra e capire dove si fossero spostate dopo. Il valore di questi dati non è certamente rappresentativo di tutta la popolazione ucraina, ma è una delle potenziali risorse che possiamo utilizzare per la raccolta e l’analisi dei dati, assieme a quelle tradizionali, come le statistiche ufficiali diffuse dai governi. È importante sfruttare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione”.

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