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Imprese, il valore aggiunto dei dati (e della customer experience)

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Secondo F2 Innovation, l’86% delle persone pagherebbe il 25% in più in cambio di una migliore customer experience. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022.

Raccogliere, organizzare e valutare i dati per migliorare le performance delle imprese. La costruzione del business in logica data-driven è il modello di F2 Innovation, corporate italiana fondata a Roma e specializzata nei customer data con aziende di diverso ambito merceologico: dal settore assicurativo a quello farmaceutico, da aziende di grosso profilo alle pmi. Una soluzione di pronto uso che pulisce e organizza i dati delle imprese. Tra i clienti ci sono aziende come Sara Assicurazioni, per cui di recente è stata creata una piattaforma che abilita monitoraggi puntuali e decisioni data-driven attraverso la relazione e condivisione dei dati da differenti fonti, supportando il controllo e il confronto delle performance multicanale. La presenza di inizio maggio al Data Innovation Summit di Stoccolma, in compagnia di colossi del tech (Amazon, Google, Nasa, IBM, Spotify, Meta, Audi, Disney, Zalando) serve proprio a fare il punto su tecnologie e innovazione nella data science.

“La valorizzazione dei dati raccolti è l’arma più potente per il salto di qualità di un’attività commerciale. F2 Innovation è una società che si occupa a livello analitico di analisi dati, produce un lavoro molto accurato, raccogliendo qualsiasi tipo di dati per imprese di diverse dimensioni, dalle piccole boutique di consulenza a gruppi di business intelligence – spiega Alessandro Cavallo, Ceo di F2 Innovation – noi raccogliamo i dati, i segnali che vengono raccolti lungo il percorso tra il cliente di un’azienda che vuole comprare il prodotto e l’azienda stessa, un percorso che avviene anche attraverso punti di contatto online come e-commerce e siti web, generando interazione di varia intensità, dal potenziale cliente al cliente finito”.

L’utilizzo dei dati, dei cosiddetti analytics, è un grande punto di domanda per le imprese. Dati e insights che diventano pratiche proficue, che fanno crescere l’efficienza, che aiutano a delineare una visione industriale. Secondo l’International data corporation (Idc), circa il 70% delle aziende in Europa considera gli strumenti di reporting e analisi in uso non adeguati ad affrontare le sfide attuali. Il paradigma data-driven è ancora ai primi passi di un lungo viaggio che contaminerà il modo in cui le competenze interagiscono con strumenti e processi. Dalla real-time analytics alla data monetization, oltre il 50% delle imprese incrementerà gli investimenti in piattaforme di customer engagement, customer interaction, customer analytics.

In questo processo in costante evoluzione l’Italia è qualche passo indietro rispetto ai competitor europei e mondiali. Una condizione di svantaggio competitivo nonostante i numeri positivi sul 2021 di Big data a analytics, mercato da 2 mld di euro (+12% rispetto al 2020), con la crescita trainata dalla componente software (+17%), e punte di oltre il 30% per le piattaforme di Data governance, Data science e AI, mentre le sperimentazioni di Advanced analytics sono state avviate nel 54% delle grandi imprese ma solo il 27% si sono possono definire data science driven, ovvero con competenze diffuse e progetti a regime in tutta l’organizzazione aziendale.  Eppure, come emerge da un whitepaper presentato di recente proprio da F2 Innovation, l’86% delle persone pagherebbe il 25% in più in cambio di una migliore customer experience, tra esperienze tailor-made, suggerimenti, funnel marketing e altri elementi che possono moltiplicare il valore di ogni singolo contatto.

“Aumentare il valore ricavabile dai dati significa cambiare i propri orizzonti: in Italia li usiamo ma alcune aziende non lo fanno. Nel tessuto delle pmi italiane otto su cento sono realtà tech avanzate che fanno analisi dei dati, mentre per il 50% delle pmi la dimensione tecnologica è prossima allo zero”. Secondo Cavallo, in molte aziende la processione dei dati avviene in modo superficiale, con un approccio istintivo piuttosto che analitico.

“Nel nostro Paese ci sono vari tipi di intoppi: quello base è dettato dalla dimensione delle aziende, che sono piccole e sono dotate di una struttura tecnologicamente avanzata in grado di processare una raccolta approfondita di dati – racconta il Ceo di F2 Innovation – Poi affiora un altro tipo di scoglio, ovvero quello delle aziende strutturate che raccoglie i dati ma non li utilizza, dati che vengono chiusi, o analizzati senza tenere conto di altri dati”.

Per il fondatore di F2 Innovation, l’interoperabilità è una delle chiavi per il corretto trattamento degli analytics: “Vanno abbattuti i compartimenti stagni che tengono separate aree e funzioni aziendali diverse. Se raccolgo dati sulle transazioni economiche di un’attività commerciale ma non li metto in relazione con le persone che entrano nel negozio, non avrò svolto un’analisi accurata. Se cerco online per una polizza assicurativa e poi mi reco fisicamente in agenzia per trattare, il broker tramite i dati deve sapere che quell’utente è unico, non sono due percorsi distinti, così avrà già elementi per praticare magari uno sconto e chiudere l’affare. L’obiettivo finale è il profilo utente unificato”.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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