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‘Ingegneri di altro genere’: la crisi dei talenti Ict e il ruolo delle donne

Per il 2027 sono previsti 70mila posti lavoro nel settore ICT – Information Communication Technology, una domanda di mercato importante, a cui però si teme non corrisponderà un’offerta adeguata. Questo il tema affrontato nel corso dell’incontro ‘Ingegneri di Altro Genere’, tavola rotonda organizzata da Tiziana Catarci, direttrice del DIAG – dipartimento di Ingegneria, informatica, automatica e gestionale, da sempre impegnata nella sensibilizzazione e divulgazione rivolta alle ragazze. In Italia, ancora oggi, si registra infatti una forte carenza di studentesse nelle materie Stem.

“Altro dato da considerare è che il cambiamento digitale in atto è quasi esclusivamente appannaggio degli uomini – così Alma Grandin, giornalista RAI e membro del board MPW, che ha introdotto i lavori – manca una visione femminile all’innovazione, e vedremo insieme vediamo il lato bello, importante, e ricco di opportunità dell’innovazione”.

Una la domanda fondamentale emersa: nello scenario post pandemico quali sono le opportunità per aumentare le presenze femminili nel settore tecnologico? La risposta di Tiziana Catarci è subito chiara: “Siamo inchiodati a 14-16% ogni anno di presenza femminile, qui al DIAG Sapienza, e questo non ha senso, perché siamo in un Paese in cui si parla tanto di disoccupazione, ma c’è il settore informatico che ha invece ‘il problema’ opposto. Infatti ogni nostro laureato e laureata può scegliere fra decine di posti di lavoro. Ma quindi perché le ragazze non si iscrivono qui? Forse perché pensano che questi siano lavori da nerd, secondo lo stereotipo? Ed invece oggi proveremo a dimostrare quante opportunità creative ci siano nel settore dell’informatica e dell’innovazione”.

La presenza di Roberta Cocco, consulente del ministero dell’Innovazione tecnologica, ha contribuito a definire il ruolo del Pnrr rispetto alla trasformazione digitale del Paese, che parte dai ragazzi e dalle ragazze. Il Pnrr sembra quasi una bacchetta magica, per quanto lo si nomina in ogni circostanza, ma in questo caso la magia che sicuramente si potrà realizzare sarà quella di dimostrare come innovazione e digitalizzazione siano il collante, l’abilitatore di tutti i progetti. Tutto è digitalizzazione, ma questo ci espone all’enorme rischio: la nostra società, tendenzialmente, punta a digitalizzare processi, modalità, si cerca di digitalizzare la relazione fra cittadino e PA, ma tutto questo avrà un futuro felice solo se si metterà in atto anche un enorme piano di formazione, a tutti i livelli.

Nel settore scolastico, ad esempio, l’Italia non è riuscita a mettere in piedi il sistema di studio-lavoro. Quando i nostri ragazzi finiscono l’università non hanno, di fatto, mai lavorato, e sono in difficoltà rispetto ai loro colleghi europei, che invece gestiscono contestualmente le due esperienze. ‘Nessuno nasce imparato’, e si punta simpaticamente il dito sulla necessità di avviare un importante piano di formazione, a tutti i livelli. Perché anche in base alla fascia d’età, alcuni soggetti non sono stati messi nella possibilità di avere quel tipo di formazione, pensiamo agli anziani, ma anche agli immigrati “tutti i soggetti, pubblici e privati, devono quindi collaborare ad un grande piano di formazione – aggiunge la Cocco – il nostro dovere è soprattutto quello di raccontare ai giovani che non può esistere questa dicotomia”, che vede da una parte migliaia di posti di lavoro non occupati per mancanza di competenze, e dall’altra parte percentuali di disoccupazione quasi a doppia cifra.

“Io sono un’inventrice con 21 brevetti…”, confessa Filomena Floriana Ferrara, Corporate social responsability country manager di IBM Italia, che sorridendo aggiunge “e qualcuno mi risponde: ma lei è una donna”.

Per ovviare al tema del preconcetto, che spesso impedisce alle ragazze di scegliere un percorso più tecnico, IBM ha promosso il progetto ‘NERD?’ (non è roba per donne?). L’obiettivo è quello di portare ogni anno le ragazze, provenienti da tutti gli indirizzi scolastici, all’interno di laboratori di informatica. Le ragazze non hanno modo di capire cos’è l’informatica, spesso scelgono le materie dove riescono meglio, e che conoscono meglio, e sono meno propense a fare “il salto nel buio” per le superiori. Durante il progetto NERD le ragazze vanno nei laboratori di informatica, imparano a costruire una AI e decidono su cosa istruirla, in questo modo viene concesso loro il beneficio del dubbio: “E se fossi un talento dell’informatica e non lo sapessi perché non ho mai provato?”. Hanno poi due mesi per portare avanti il loro progetto, ed i migliori vengono premiati con borse di studio. Quest’anno 3000 ragazze hanno partecipato, e sono stati consegnati 500 progetti. Il 30% di queste ragazze poi si iscrivono ad una facoltà di informatica, racconta Ferrara.

Monica Parrella, presidente di MPW-  Most Powerful Women, sottolinea l’importanza di premiare il talento, “mi fa piacere parlare di settore pubblico, ed è importante ragionare sulle donne. Il Premio MPW nasce proprio per dare valore alle donne che sono riuscite ad adottare uno stile, ad affermare la propria leadership”.

E si sofferma sul tema del digitale, che è un mondo “tutto al maschile, le ragazze non vengono formate né orientate, spesso se non hanno un fratello non verranno mai in contatto con la programmazione. Solo l’1% delle ragazze, in Italia, vede il suo futuro nell’informatica. Bisognerebbe far conoscere dei ‘modelli ispiring’ di donne informatiche. È un Paese, il nostro, non al passo con i tempi, che ha bisogno di donne ingegnere”. Nel settore pubblico si cercano donne manager con formazione informatica e tecnica. Questo per andare coerentemente incontro ad un mondo più digitale, più green. Quello dell’ICT non sembra un mondo per donne, non è popolato da donne. Ma si sta lavorando a progettare e programmare il mondo di domani, ed il futuro ha bisogno di donne anche nel tech.

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