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L’inflazione al galoppo, a fatica resiste l’ecommerce

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L’inflazione galoppa a maggio 2022, invertendo la tendenza in calo di aprile, e registrando un aumento dei prezzi del carrello della spesa pari al 6,9% su base annua, come non accadeva dal marzo del 1986. È l’aumento dei prezzi dei beni energetici a trainare l’inflazione, con conseguenze che si propagano negli agli altri comparti merceologici, aggiungendosi all’incremento dei costi di commercializzazione. Il conflitto russo-ucraino ha cambiato le prospettive di ripresa post pandemia e reso non facilmente decifrabili le tendenze di mercato, mentre la congiuntura attuale ha, di fatto, ridotto il potere di acquisto delle famiglie. In base ai dati Istat, le retribuzioni contrattuali sono cresciute di un modesto 0,7%, rispetto al 2021, e l’indice crescerà in media dello 0,8% mentre il potere d’acquisto delle famiglie, alla luce proprio delle dinamiche inflazionistiche, potrebbe subire un calo fino a cinque punti percentuali. L’aumento dei prezzi, però, non riguarda solo il largo consumo retail, ma sconfina anche nel mondo dell’e-commerce.

Ne abbiamo parlato con Roberto Liscia, Presidente di Netcomm –  Consorzio del Commercio Digitale Italiano, che ci ha fornito uno scenario di chiave anche internazionale. “La situazione è abbastanza comune a tutta l’Europa. L’inflazione che stiamo registrando è da costi e non da domanda, ed è la peggiore, perché si compone di elementi che hanno registrato un aumento sull’intera filiera. Parliamo di energie e della supply chain, dei costi delle materie prime, fino agli investimenti che gli operatori stanno facendo per ridefinire logistiche che siano coerenti con il nuovo mercato geopolitico. Tutti questi aumenti ricadono sui retailer online, unitamente ai costi delle consegne”. Bisogna anche considerare un altro elemento, che incide negativamente ed è legato agli investimenti fatti dai rivenditori per tutelarsi rispetto ai rischi dei pagamenti: “Nel momento in cui aumentano gli acquisti la sicurezza diventa un valore chiave, che comporta costi relativi ai sistemi informativi e di valutazione del rischio”.

E a questo si unisce la contrazione dei consumi, perché l’inflazione da costi incide proprio sulla capacità di acquisto. C’è però un aspetto positivo, che è quello che le famiglie italiane, nel post Covid, hanno imparato a ‘comprare digitale’ in maniera più consapevole, e a fronte della contrazione dei consumi, molti degli acquisti effettuati si trasferiscono di fatto sull’online. In pratica, il comparto vede aumentare le vendite, anche se meno rispetto allo scorso anno. “In Italia la crescita complessiva degli acquisti online si attesta al 14% per il 2022 contro il 23% del 2021”.

In generale, la crescita del largo consumo 2022 sul 2021 ha visto un primo quadrimestre in costante declino, come emerge dai dati NielsenIQ, che raccontano di un segno positivo +1% in pratica dovuto anche all’attivo della Pasqua, pari a +8%.
Guardando poi ai singoli canali di vendita, i discount toccano il 20% con un incremento del solo +1% rispetto al 2019, i supermercati sono stabili al 38,3% di quota di mercato, mentre l’ ecommerce passa da una quota dello 0,9% nel 2019 al 2,6%. Si registra quindi una crescita, ma probabilmente non a vantaggio di tutte le famiglie.  A complicare lo scenario, infatti, le nuove abitudini lavorative e lo smart working hanno generato una sorta di ‘migrazione interna’ creando una nuova mappa dei consumi per aree geografiche, che vede fortemente penalizzato il sud (dati NielsenIQ). L’estate potrebbe confermarsi con un trend positivo, grazie al turismo, ma si stima un ‘caldo autunno’ 2022.

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