Il fenomeno delle grandi dimissioni ha visto lavoratori di ogni genere lasciare il proprio lavoro. Ma i Millennial si stanno dimostrando protagonisti del fenomeno che sta caratterizzando gli ultimi anni.
Circa due terzi dei datori di lavoro sostengono che i lavoratori Millenial abbiano il più alto tasso di abbandono nelle loro aziende, secondo un sondaggio che ha coinvolto 72 dirigenti, le cui aziende impiegano circa 400,000 dipendenti. Un terzo degli intervistati ha indicato i dipendenti della GenZ – che hanno tra i 20 e i 25 anni – come i più inclini a dimettersi e solo il 4% ha dichiarato che la Gen X – tra i 40 e i 50 anni – vanta il più grande tasso di dimissioni.
Gli ultimi due anni hanno evidenziato “una crescente disconnessione tra la sede centrale e la loro prima linea”, ha dichiarato Mark Williams, amministratore delegato Emea di WorkJam, la società di software che ha effettuato l’indagine. “I dipendenti non si sentono ascoltati e apprezzati”.
Le aziende di tutti i settori e paesi devono combattere con il crescente turnover dei dipendenti, mentre i numeri record di lavoratori che si dimettono continuano ad aumentare. Le dimissioni sono state alimentate in parte da una sensazione post-pandemica secondo cui la vita è troppo breve per rimanere incastrati in un lavoro insoddisfacente.
Tutto ciò è confermato dal sondaggio, che ha suggerito la ragione più comune per le dimissioni dei ragazzi appartenenti alla Gen Z: una mancanza di apprezzamento e riconoscenza, seguita da un desiderio di maggiore flessibilità e da un sentimento di frustrazione per la mancata progressione della carriera.
L’articolo originale è su Fortune.com