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La scalabilità cambia il mondo: intervista a Giulia Baccarin (Mipu)

giulia baccarin mipu

Dieci anni dopo la sua fondazione, Mipu è un’azienda con quattro sedi e settanta dipendenti, impegnata nel campo delle tecniche predittive basate su intelligenza artificiale. Tecniche che servono a ridurre sprechi e costi, aumentando sostenibilità e competitività delle fabbriche, ma anche delle città. In dieci anni, la co-fondatrice e Ad Giulia Baccarin ha imparato che l’imperativo categorico, per chi si occupa di innovazione profonda, è uno solo: “Scalabilità”.

Baccarin spiega i motivi di questo “imperativo” durante la festa organizzata per il compleanno di Mipu, a Roma, sulla terrazza Borromini affacciata sulla fontana dei Quattro fiumi di piazza Navona. Il posto giusto per celebrare dieci anni di crescita (e il recente ingresso di Baccarin tra i 27 finalisti del premio dell’Istituto europeo per l’innovazione), ma anche per annunciare progetti futuri: dopo essersi concentrata sulla disruption del settore industriale, Mipu lancerà una nuova business unit, dedicata trasformare le città in cui viviamo in città predittive, spiega a Fortune Italia l’Ad (che già nel 2019 abbiamo incluso tra i nostri 40 under 40).

“Mipu si occupa di tecniche predittive e intelligenza artificiale applicata ai beni fisici, quindi ai processi industriali”, dice Baccarin poco prima di annunciare la nuova business unit alla sua platea romana. Ora la nuova ‘Mipu predictive city’ dà a Baccarin “la possibilità di portare quello che ho imparato in questi 10 anni nei processi della città. Penso davvero che migliorando la produzione industriale si possa realizzare un mondo migliore, più equo e sostenibile, con le tecniche predittive”.

Secondo Gianluca Ronca e Laura Cenni, presenti all’evento Mipu per conto di una delle sue aziende partner, Cefla, la possibilità di ‘prevedere’, nel mondo industriale, sta diventando un fattore chiave di competitività. Soprattutto per chi usa quella capacità predittiva per la manutenzione delle fabbriche dei suoi clienti, come il gruppo industriale con sede a Imola, che ha annunciato l’accordo con Mipu lo scorso gennaio.

Ma con la nuova business unit Baccarin vuole che Mipu abbia “un impatto diretto sulla vita delle persone, su come si muovono, sull’acqua che bevono”.

Per questo Mipu ha già lavorato negli scorsi anni su progetti riguardanti la ‘città predittiva’. Ora la nuova business unit potrà contare su un team di 10 persone. Mipu ne assumerà una quarantina entro dicembre 2023, spiega Baccarin. Il team “si dedicherà al lavoro con Pa e cittadini per valorizzare e raccogliere idee su come AI possa concretamente migliorare la loro vita”.

“Concretamente” non è una parola scelta a caso: “Uno dei differenziali di Mipu è quello di entrare nella fisica del problema”. L’Ad fa qualche ipotesi: una delle applicazioni della tecnologia Mipu potrebbe essere quella che avvertirà che “entro 6 mesi si romperà la porta del tram numero 10 per un problema di natura elettrica”. E se all’inizio la nuova business unit userà tecnologie prese da Mipu holding, “immaginiamo che in futuro la business unit possa creare prodotti propri”.

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Giovanni Presti e Giulia Baccarin – Courtesy Mipu

Alcuni strumenti sono già pronti per essere usati dalle amministrazioni, come un sistema di ottimizzazione della depurazione dell’acqua. Le acque reflue, spiega Baccarin, possono avere bisogno di maggiore o minore depurazione in base a una serie di fattori, come la pioggia.

Normalmente l’obiettivo è solo avere un buon risultato finale, un’acqua depurata. Il sistema creato da Mipu, invece, si occupa anche dell’ottimizzazione dell’effort energetico necessario al processo: “Con l’AI andiamo a ‘plottare’ tutti i possibili scenari per suggerire quale è la decisione migliore. Un sistema già realizzato in un caso, con altri 7 in via di industrializzazione, che permette di diminuire del 20% l’utilizzo dei fanghi e del 30% il consumo energetico”.

E il consumo d’energia, in questo periodo storico, è diventato un tema di fondamentale importanza. Nonostante il periodo, secondo Baccarin una società come Mipu ha un margine di crescita ancora molto alto. Il piano è di crescere di 10 volte nei prossimi 6 anni, dice la co-fondatrice di Mipu, che fattura 7,5 mln di euro, ma punta ai 75.

La preoccupazione principale, quindi, non è la crescita, ma un’altra: avere un impatto concreto, il più velocemente possibile.

“Per me la vera innovazione non è più ‘l’idea’, forse neanche tanto l’industrializzazione di quell’idea, ma la scalabilità: il riuscire a portare quell’idea il più velocemente dappertutto. E questo, crisi o non crisi, lo possiamo fare, perché il margine di crescita, considerato il nostro settore, per noi è ancora molto. Penso che scalare sia l’imperativo categorico: se sappiamo che c’è una tecnologia che fa ridurre del 20% i fanghi da depurazione, al di là di chi l’ha prodotta, dovremo farla scalare il più velocemente possibile, dovremo portarla in tutti i depuratori”.

Cosa manca allora perché una cosa del genere succeda? “La conoscenza, ad esempio: quanta gente sa che certe soluzioni esistono? Nel mondo dell’innovazione si parla molto dei risultati finanziari, e va bene, ma poi manca l’informazione su cosa si può fare davvero contro il cambiamento climatico, su come le imprese possono partecipare a un processo innovativo”.

E allora, se l’impresa è Mipu, di quali risultati bisogna parlare? “Abbiamo registrato più di 150 intelligenze artificiali che hanno un impatto diretto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile riguardanti consumi energetici, mobilità cittadina, utilizzo dell’acqua, identificazione delle perdite”.

Per quanto riguarda l’acqua, “l’intelligenza artificiale può contribuire a combattere il problema della siccità, permettendo a imprese, gestori del servizio idrico e consorzi di bonifica di ridurre gli sprechi e razionalizzare il ciclo dell’acqua. In Italia le perdite idriche vanno dal 40 al 70 per cento, per questo il tema non è solo avere l’acqua, ma anche non perderla nel suo percorso”.

Con l’intelligenza artificiale si possono prevedere ì fenomeni meteorologici avversi e ridurre il rischio di incidenti improvvisi, garantendo alle centrali idroelettriche un flusso costante di acqua.

Oppure si possono identificare eventuali perdite nelle reti di distribuzione “solo con i dati che abbiamo già, senza avere necessità di ulteriori investimenti”, diceBaccarin.

“Lo riteniamo un fattore importantissimo perché consente di intervenire solo dove necessario. L’innovazione, insomma, potrebbe permetterci di fare importantissimi passi avanti. Grazie all’esperienza maturata anche all’estero sappiamo che, con l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di ottimizzazione, si potrebbe prevedere con estrema precisione il fabbisogno idrico di un territorio, pianificando con largo anticipo eventuali interventi e diminuendo significativamente gli sprechi pur con le strutture esistenti”.

Per Giovanni Presti, cofondatore Mipu, “l’obiettivo è valorizzare l’esistente: come posso ottimizzare al massimo le strutture che ho con i dati che raccolgo? Nella nostra ormai decennale esperienza siamo seduti in un mare di dati di cui non abbiamo consapevolezza”.

 

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