NF24
Cerca
Close this search box.

Edoardo Ferrario: Ecco perché il pubblico ha voglia di stand up comedy

Edoardo Ferrario

Riempie arene, teatri, palazzetti dello sport e palinsesti Tv. Dieci anni di esperienza, tra gavetta su YouTube con milioni di visualizzazioni per le sue web storie comiche, ai programmi con Serena Dandini e Sabina Guzzanti fino a Netflix, che lo ha messo sotto contratto e ha distribuito il suo one man show in 190 Paesi nel mondo, primo italiano ad ottenere questo prestigioso primato. Il suo tour estivo ‘Il dittatore sanitario’ procede a suon di sold out – martedì 26 luglio sarà a Roma alla cavea dell’Auditorium, e via con altre date fino a metà settembre con chiusura l’11 a Milano e il 15 a Firenze – idolatrato come una rockstar. Edoardo Ferrario, tra i migliori talenti della stand up comedy italiana si racconta a Fortune Italia.

La stand up comedy sta vivendo un momento particolarmente felice. Come spiega l’ascesa di una nuova generazione (lei, Giraud, Montanini, De Carlo, Ravenna) che sta dando nuova linfa a fenomeno? 

Stiamo vivendo un bellissimo momento perché la stand up è un linguaggio contemporaneo. Una forma d’arte particolarmente democratica: non costa molto farla, basta avere un palco, un microfono e dei buoni contenuti. Per chi vuole iniziare bisogna solo scrivere, chi vuole organizzare ha costi molto bassi. Questo rende molto semplice la diffusione e la voglia di emulazione. Tanti nuovi comici oggi stanno iniziando a esibirsi in tante città italiane. C’è una richiesta di spettacolo comico dal vivo alta e la stand up comedy è in grado di soddisfarla.

Non ci sono temi che vanno per la maggiore, forse il sesso, ma in realtà la formula vincente è parlare senza tabù e censure.

Il sesso è un modo per arrivare al pubblico in modo diretto, quasi una chiave per dirgli che lì, sul palco, è ammesso tutto in quell’ora di monologo. Personalmente mi concentro su me stesso e l’osservazione degli altri: io parlo di quello che mi accade, romanzato fino ad un certo punto. I monologhi sono sempre stati fatti, fino a ‘Zelig’ con il suo apice che è stato il riferimento. Poi la mia generazione ci ha messo dentro un po’ di irriverenza anglosassone per un motivo molto semplice: sul web ci siamo cibati in tutti questi anni di comici e anchorman inglesi e americani e abbiamo preso loro come modelli, da Chris Rock a Ricky Gervais, compreso ovviamente il padre di tutti, Woody Allen. 

Si sono accorti di voi anche i colossi dello streaming. Lei è stato il primo italiano a lavorare per Netflix con un suo spettacolo, ora è in programmazione su Rai Play. 

Nel 2019 Netflix mi ha distribuito in tutto il mondo, a nessun italiano era capitato prima. Non mi aspettavo un apprezzamento così vasto: la comicità è sempre stata qualcosa di regionale, che parte dalle proprie radici. Invece alcune tematiche sono universali. Mi hanno scritto dal Giappone e dal Brasile per dirmi che molti pezzi erano divertenti e che c’era una verità nelle cose che raccontavo. È un buon segnale che le piattaforme abbiano aperto alla stand up, significa che c’è un pubblico, un nuovo pubblico, interessato. 

Quanto é stata importante la formazione con Serena Dandini e Sabina Guzzanti? 

Fondamentale. Sono cresciuto vedendo i loro programmi e riconoscendomi in quel modo di fare satira e comicità. Lavorare con loro è stato un sogno che si è realizzato. Sono due grandi artiste, Sabina e Serena. La Dandini in particolare è una spalla incredibile che si mette a disposizione del pezzo comico e dell’autore-attore che le è accanto. Entrambe mi hanno permesso di fare dei pezzi miei, cosa che accade di rado perché in Tv si tende a fare cose contestualizzate con il programma scritte dagli autori, invece mi hanno lasciato carta bianca. 

Il dilagare del politicamente corretto e della Cancel Culture è stata linfa per voi comici?

In Italia la Cancel Culture, per fortuna, non ha attecchito. Siamo molto più indietro rispetto agli Usa, nel bene e nel male. Per quanto riguarda il politicamente corretto: un comico non deve avere paura e limiti. La risata è sempre un gesto liberatorio, la forma è fondamentale, la scrittura, il linguaggio adatto pure. I comici che si lamentano vivono nel passato, in realtà si può dire tutto. Sul web dove non esiste censura ed è il luogo che decreta il vero successo oggi, amplificato poi anche dai social. Il passaggio in Tv arriva dopo, ma la tua base di fan ormai già ce l’hai. Se la Tv si accorge di te a quel punto è indifferente, è quasi un vantaggio per lei e non per te. Anche perché la Tv arranca, si vede che è stanca ed è ancora legata alla logica degli ascolti. Non hanno voglia di rischiare e innovare.

Forse solo Lundini e Fanelli sono il prodotto della migliore televisione degli ultimi anni.

Sì, ce ne sono anche altri, ma sono casi sporadici, tentativi che rimangono gocce nel mare. Ci sarebbe tanto pubblico disposto a vedere una nuova comicità. Al di là di questo la comicità vive un momento d’oro supportata da un pubblico cresciuto su YouTube che poi si riversa nelle arene e nei teatri. Io sono molto felice dei miei spettacoli dal vivo, la risposta è sempre calorosa.

E il cinema come contenitore e luogo d’espressione per creare un Nanni Moretti dei giorni nostri la interessa? 

Ho scritto un film con Nicola Guaglianone che girerò il prossimo anno. Il cinema è un linguaggio che amo e sfornerà belle commedie, ne sono certo. Vivrà dopo la crisi una nuova fase, anche qui bisogna solo avere il desiderio di sperimentare. La cosa riguarda soprattutto autori e produttori, devono avere più coraggio. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.