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Rincari materie prime, Monosilio (Ance): tutte le difficoltà del real estate

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Aumento del 158% per il pvc, del 115% per il ferro tondo per cemento armato, +91% per il bitume, +104% per il polistirene e del +79% per il rame. Sono alcuni dei dati sui rincari dei prezzi delle materie prime (giugno 2022 rispetto a giugno 2020), elaborati da Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili su dati Metal Bulletin, Prometeia e Argus. Numeri e percentuali impressionanti che, a ben guardare, rivelano tutte le difficoltà che le società di real estate si stanno trovando ad affrontare in un periodo complicato dal punto di vista geopolitico.

E ancora, +96% per il polipropilene, +117% per il polietilene e l’incremento dell’84% per il legname di conifera e il piallato grezzo. Così i prezzi delle case schizzano sempre più in alto. Secondo l’elaborazione Ance su dati Istat, costruire un immobile di quattro piani con 24 abitazioni di circa 88 metri quadri è aumentato del 17% circa rispetto al 2020, passando quindi da un prezzo totale di 3,9 a 4,6 milioni di euro. Il rialzo dei prezzi delle materie prime non sembra essere un fenomeno passeggero e, per una serie di ragioni di natura macroeconomica (si vedano la fase post pandemica e la guerra in Ucraina), sembra sempre più un tema con il quale gli imprenditori di tutti i settori dovranno farsi carico a lungo.

Flavio Monosilio Ance Fortune Italia
Flavio Monosilio, direttore Centro Studi Ance

“Il settore immobiliare- dice Flavio Monosilio, direttore Centro Studi Ance a Fortune Italia – ha già scontato dei forti aumenti dei prezzi a partire dalla fine del 2020 con la rottura delle filiere produttive a seguito dei vari lockdown in giro per il mondo. Alcune materie prime sono aumentate di 2-3 volte rispetto all’agosto del 2020. Il settore si sta confrontando con un’inflazione settoriale molto forte che sta spingendo le imprese ad inserire nei nuovi contratti clausole cautelative che non si vedevano più da tempo, perché si era sottovalutato il rischio di un aumento dei prezzi delle materie prime così considerevole”.

Secondi dati elaborati da Ance, gli incrementi dei prezzi riguardano anche zincati, tubazioni elettrosaldate, lamiere in acciaio, corten, fibre in acciaio per il rinforzo del calcestruzzo. Per non parlare delle materie prime che non riguardano esclusivamente le costruzioni e che non aiutano a migliorare la situazione inflazionistica che stiamo vivendo: gas naturale (+1.204%), energia elettrica (+671%), gasolio (+170%) e petrolio (+141%). “I prezzi energetici – chiosa Monosilio – che compongono una parte fondamentale di alcuni prodotti energivori (l’acciaio è uno di questi, ndr) impongono sicuramente di mantenere l’attenzione alta, anche se le pressioni inflattive si sono già sviluppate nel nostro settore. In questo momento stiamo osservando praticamente una tenuta dei prezzi alta, ma questa corsa al rialzo si è abbastanza raffreddata”.

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Se è vero quindi che i prezzi rimangono alti, non c’è da preoccuparsi sull’eventualità che salgano ancora. Allo stesso tempo però pesa l’incognita degli aiuti di Stato, con una forte differenza tra pubblico e privato: “Nel settore pubblico siamo riusciti faticosamente ad ottenere una buona normativa che prevede una compensazione delle maggiori spese, quindi con l’aggiornamento dei prezzari di riferimento sarà possibile richiedere delle compensazioni dei maggiori costi, anche se con metodi un po’ farraginosi. Nel settore privato purtroppo ancora non c’è nulla, se non la buona fede delle parti. È chiaro che rimane in capo all’appaltatore l’estrema ratio della rescissione contrattuale, ma è un’eventualità costosa per tutti. Devo dire che molti casi di una compartecipazione alle perdite viene proposta anche dagli stessi committenti, laddove si rendano conto che è una situazione che può danneggiare anche loro. Siamo però sempre nell’ambito della buona fede e del corretto comportamento delle parti. Come associazione – continua il direttore del Centro Studi Ance – abbiamo chiesto in più occasioni di intervenire con modifiche normative; nutro però poche speranze che possa essere introdotta una norma per il settore privato”.

Stiamo parlando di un contesto lose-lose-lose che riguarda non solo committente e commissionario, ma anche l’utente finale che si ritrova non solo a pagare di più immobili o ristrutturazioni, ma a vedere estremamente dilatate le tempistiche per la ricezione dei materiali. Un problema che, secondo Monosolio, è in parte superato: “Dal mio osservatorio, i ritardi sono stati un problema enorme per tutto il corso del 2021 e i primi mesi del 2022. Queste tempistiche eccessivamente dilatate sono rientrate e oggi è possibile fare approvvigionamenti in tempi ragionevoli. Alcuni materiali erano spariti dal mercato: la scarsità ha determinato dunque anche l’aumento del prezzo con un effetto inflattivo, anche perché quel poco materiale che arrivava veniva acquistato quasi tutto da chi aveva un potere d’acquisto superiore”.

Ora i rischi maggiori sono legati alla revisione dei progetti già avviati con budget diversi. È il caso, ad esempio, di investimenti infrastrutturali previsti con il denaro del Pnrr. Parliamo di circa 108 miliardi di euro destinati alle opere pubbliche che, nel caso di un ipotetico aumento medio dei prezzi del 30% “va ad erodere – secondo Monosilio – risorse pubbliche che al momento non ci sono. Molti di questi progetti sono stati realizzati con prezzari del 2020 ed ora bisognerà rifare i computi metrici estimativi. Questo è un grande rischio ed è un tema rilevante che dovrà essere risolto riducendo le opere o aumentando le risorse a disposizione con la compensazione dei maggiori costi”.

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