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Hedge fund alla ricerca della tempesta economica perfetta

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“Sono solo sciacalli finanziari”: la frenesia con cui periodicamente si avventano sulle disgrazie economiche vere o presunte del Belpaese induce un esperto di tributi e finanza pubblica come l’avvocato Angelo Pisani, studi legali a Roma e Napoli, a definire così gli hedge fund.

“Sono speculatori in servizio permanente effettivo”, sostiene Pisani, “sciacalli pronti a spolpare nazioni. Su questo terreno i fondi americani e inglesi in primis – continua l’esperto di tributi e finanza – hanno dimostrato di essere capaci di mettere in ginocchio Stati come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda e hanno lucrato nel corso delle crisi finanziarie legate alla sostenibilità del debito pubblico italiano del 2008, del 2011 e del 2018 decine di miliardi di euro, sangue e sudore degli italiani”. Certo, l’Italia non è la Grecia. L’economia italiana non è minimamente paragonabile a quella ellenica. Ma gli hedge fund internazionali che scommettono contro l’Italia sono attratti in questo momento da più di un fattore di crisi.

Non solo dal debito pubblico mostruoso che a fine giugno 2022 viene certificato dalla Banca d’Italia pari a 2.766 miliardi di euro. A questo debito monstre che fa tremare i polsi bisogna aggiungere la cervellotica crisi del governo Draghi, un sistema elettorale che non garantisce (e forse non garantirà) la governabilità, una rissosità politica senza pari e il combinato disposto dei danni incalcolabili procurati dalla pandemia da Covid e dalla guerra in Ucraina.

L’Italia è, secondo analisti e strateghi della finanza, al servizio degli hedge fund, a un passo dalla tempesta economica perfetta. E così scommettono sullo scatafascio per lucrare sulla crisi del prezzo del metano e l’assenza di interventi del Governo per sterilizzare aumenti incredibili dei costi dell’energia. Come? Semplice, prendendo a prestito pacchi di obbligazioni italiane, a miliardi.

Secondo il Financial Times, la bibbia della finanza mondiale, questi investitori speculativi avrebbero acquisito Btp per circa 40 miliardi di euro, puntando su un ribasso dei prezzi.

Scommettono questi miliardi sulla incapacità politica dell’Italia di uscire dalla dipendenza dalle importazioni di gas russo e sugli affanni del sistema manifatturiero che potrebbe non essere in grado di sostenere i costi dell’energia quasi decuplicati nella produzione di beni e servizi.

Al primo segnale di crisi (politica, economica, sociale), i Btp che i fondi speculativi hanno promesso di acquistare verrebbero “shortati”. In pratica, prevedendo che i prezzi scenderanno, li venderebbero per incassare la differenza.

Per Ezio Stellato, presidente del Ce.s.Fi (Centro studi fiscalità internazionale) di Milano, “sembra di assistere a un film già visto 10 anni fa e altre volte ancora. Scommettere su una tempesta finanziaria – spiega Stellato – rischia di aumentare la povertà da un lato e favorire fallimenti dall’altro. L’atteggiamento attendista della politica finanziaria europea che aspetta ottobre per alzare i tassi rischia di mettere in down il mercato immobiliare, in primis quello italiano, che patirà una svalutazione molto alta.

La volatilità dei mercati causata dall’inflazione e dalle tensioni politiche interne rischia di non lasciare tregua nel mercato azionario, dove corsari senza scrupoli sono pronti a saccheggiare la nostra economia. La compravendita aggressiva da parte degli hedge fund del cosiddetto “sottostante” o “sottobosco” minaccia di lasciare un deserto economico, depauperando il portafoglio nazionale e la nostra capacità di crescere a livello di competizione europea ed internazionale. Si rischia quindi un fallimento dell’Unione Europea se non si interviene con una risposta immediata sulla politica estera e monetaria, riconoscendo fin da subito che le vittime di tale sistema saranno ancora una volta le nostre aziende.

E di questo – conclude Stellato – dobbiamo dire grazie a una politica italiana miope che non ha mai preso coscienza della indispensabilità di investimenti strategici in campo energetico ed ha sprecato l’occasione dei ‘bonus’ in investimenti strutturali a sostegno delle imprese”.

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