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Rincaro della spesa scolastica: e se fosse un problema generazionale?

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Duecento euro per uno zaino firmato, sessanta euro per un astuccio con penne, pennarelli, matite e gomme. Trenta euro per un diario. Quest’anno accontentare i figli sul corredo scolastico potrebbe rivelarsi complicato per migliaia di famiglie dal punto di vista economico. Lo confermano i dati del Codacons.

Alla base dei rincari: l’emergenza energia che aggrava i costi di produzione per le imprese del settore. Con la crisi delle materie prime che ha fatto sensibilmente salire le quotazioni di prodotti come la carta o il tessile, e i maggiori prezzi del trasporto causati dall’aumento dei listini dei carburanti.

Secondo il monitoraggio del Codacons, che arriva a due settimane dalla prima campanella, la spesa del comparto – seguendo il trend dell’inflazione che registra un forte aumento nel nostro Paese – è in rialzo in media del 7% rispetto al 2021.

E se per qualcuno il rientro a scuola può risultare traumatico, immaginate quanto debba esserlo per quelle famiglie che, per esaudire i desideri soprattutto dei più piccoli, si ritrovano ad acquistare materiale scolastico sponsorizzato e firmato da youtuber, influencer e personaggi famosi, finendo con l’arrovellarsi sui conti attorno al tavolo per far quadrare i bilanci.

Non basta la stangata – anche senza rincari, come emerge da uno studio dell’Unione Nazionale Consumatori – da 2.852 euro sulle bollette. A ottobre pagheremo luce e gas rispettivamente il 39,8% e il 27,6% in più rispetto al quarto trimestre del 2021, e sul rendiconto familiare 2022-23 potrebbe gravare anche un pacco di quaderni griffati di troppo.

Uno studente potrebbe arrivare a spendere complessivamente quasi 600 euro. E addirittura 1.300 euro – tra materiale tecnico (compassi, righe e squadre, goniometri, dizionari) e libri di testo (variabile tra i 300 e i 600 euro a seconda della scuola e del grado di istruzione) – se decide di optare solo per prodotti di marca.

Ma appunto: di marca. 

La riflessione che subentra è di tipo generazionale: e se a influire su questo rialzo, oltre alle ragioni puramente pratiche, vi fossero quelle fatue di una Generazione – la Zeta – più interessata a un ‘mercato della forma’?

Ne abbiamo parlato con qualcuno che i giovanissimi li conosce bene: Daniele Grassucci, fondatore, ancora liceale nel 2000 – insieme a Matteo Sbardella – di Skuola.net: il portale a supporto degli studenti che oggi raggiunge i 5 milioni di utenti unici al mese.

Le generazione che ‘flexa’

Non è solo un gergo del K-pop. Per Daniele Grassucci, c’è una generazione ‘flexa’.

Cosa vuol dire? E quali conseguenze comporta? “Da che mondo è mondo i giovani tendono a seguire – reddito familiare permettendo – la moda per guadagnare posizioni nella gerarchia sociale. Quindi la ricerca della griffe non è una peculiarità esclusiva della Generazione Zeta, ma certamente è una postura ben radicata e forse portata agli estremi: si tratta di una generazione che è molto abituata a ‘flexare’, ovvero a ostentare il proprio status attraverso apparenza, abbigliamento o accessori. Il valore, in altri termini, per molti di loro si misura nella somma dei prezzi di cartellino degli oggetti indossati”.

“Ma non si può fargliene una colpa esclusiva: fino a che le famiglie finanziano queste abitudini, l’escalation non può che continuare. Anche se poi non mancano adolescenti che, per alimentare queste passioni, si mettono alla ricerca di fonti di introito integrative attraverso i social, diventando content creator o influencer. Secondo una ricerca di Skuola.net ed Elis, il 45% degli studenti delle superiori accompagna lo studio con attività lavorative”.

I teenager della nuova generazione conoscono i sacrifici. Sono cresciuti con il pieno accesso alla Rete e alle nuove tecnologie e sono nativi digitali, ma provengono da un’era di crisi economica, precariato e mancanza di ottimismo finanziario.

Comprano e vendono i loro abiti su Vinted e non fanno gli schizzinosi se, per economizzare, devono acquistare i libri usati nei mercatini o direttamente tra studenti (risparmiando fino al 50% sul prezzo di copertina), attraverso le piattaforme social e i gruppi Facebook.

Abituati al digitale, scaricano direttamente libri su cui studiare tramite e-reader, pc e tablet. Sebbene questo possa apparire conveniente, però, presenta anche una serie di svantaggi.

I libri digitali possono portare a un risparmio nell’ordine del 30% sul prezzo di copertina“, sottolinea Grassucci. “Ciò è riscontrabile sia confrontando il prezzo medio di un libro cartaceo con la sua controparte digitale – quando esiste – sia attraverso la normativa ministeriale, che prevede un taglio del tetto di spesa di questa percentuale qualora tutti i testi adottati siano digitali. Tuttavia, esiste anche un contro. Perché nonostante il risparmio nella grande distribuzione, dal punto di vista economico, i libri digitali non hanno un valore residuo perché non sono cedibili a terzi tramite il mercato dell’usato”.

Insomma, se si sceglie di adottare libri esclusivamente digitali, afferma Grassucci, “non c’è da aspettarsi chissà quale ricavo rispetto alle versioni cartacee”. Anche perché il libro digitale, dal punto di vista didattico, potrebbe non essere la soluzione ottimale per tutti. E non c’entra soltanto la poca flessibilità di alcuni professori vecchia scuola.

“Ritengo che per gli studenti sia molto più efficace il libro misto“, continua Grassucci, “ovvero quello che possiede due anime distinte, quella cartacea e quella digitale, ognuna specializzata per sviluppare le competenze che ogni singolo supporto è in grado di trasferire. Ci sono infatti alcune abilità e connessione cerebrali che si possono sviluppare solo studiando sui libri cartacei, altre invece che sono specifiche dei supporti digitali”.

Al di là del dibattito generazionale, infine, a corredo dell’analisi sui prezzi è lo stesso Codacons a diffondere una serie di consigli utili ad abbattere la spesa delle famiglie per il materiale scolastico.

Tra questi: evitare di lasciarsi condizionare dal bombardamento mediatico, smettere di rincorrere le mode e gli influencer.

Per i genitori: allontanare i bambini dalla tv, e soprattutto dai social.

In questo periodo alcune catene di supermercati vendono i prodotti scolastici addirittura a prezzi stracciati: vengono chiamati prodotti ‘civetta’ e contano sul fatto che si finirà per acquistare anche tutto il resto.

Tra gli altri suggerimenti: rinviare gli acquisti, sopprimendo quella pessima abitudine di acquistare tutto e subito. Le scorte di quaderni e penne potranno anche essere comprate in un momento successivo. Per le cose più tecniche (dal compasso ai dizionari), aspettare le disposizioni dei professori, onde evitare acquisti superflui o carenti.

E cosa più importante: ricordare che non sarà il quaderno con in copertina il protagonista dell’ultimo cartone animato a fare la differenza.

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