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Non solo Redbird, ecco perché il Milan finisce anche a LeBron James

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Il Milan finisce (anche) a LeBron James e ai New York Yankees. Il closing è stato effettuato, la società rossonera è finita ufficialmente al fondo di private equity RedBird, fondato da Gerry Cardinale, ex banchiere di Goldman Sachs, assieme a un manipolo di investitori a stelle e strisce, tra cui la stella dei Los Angeles Lakers.

Le cifre dell’affare per il passaggio di consegna con il fondo Elliott Management (ha accettato di finanziare con 600 milioni di euro l’operazione di RedBird, con interesse al 7%), che durante il lavoro per la riduzione dei debiti e il contenimento dei costi ha anche prodotto uno scudetto per i rossoneri, sono quelle conosciute, intorno agli 1,2 miliardi di euro. 

Ma come è entrato LeBron James tra gli investitori del Milan? Il celebre numero 23 – che ora con i Lakers indossa il 6 – è tra gli azionisti del fondo Main Street Advisor, che comprende altri nomi a cinque stelle, dal produttore discografico Jimmy Iovine al rapper canadese Drake, grande amico di Lebron.

Il cestista dei Lakers (con il sodale Maverick Carter), un magnate in media, ristorazione, ora anche ciclismo e tequila, aveva già relazioni d’affari con Gerry Cardinale poiché RedBird è azionista di SpringHill, la compagnia di James e Carter che produce contenuti per i media.

Inoltre LeBron è impegnato da oltre dieci anni – con quote di minoranza – del Fenway Sports Group, fondo americano che possiede le quote dei Boston Celtics e anche del Liverpool.

In sostanza, James ha le mani nel Milan e nel Liverpool, che si sono affrontate in finale in Champions League nel 2005 e nel 2007.

In caso di terza finale tra il Diavolo e i Reds, per chi tiferebbe l’asso della Nba?

Tra i finanziatori dell’operazione Milan, oltre a RedBird, LeBron e Yankees, ci sono anche altri fondi: da Lacera, fondo pensione della Contea di Los Angeles con 80 milioni di euro, poi Kaiser Permanente, colosso dell’industria medica di Oakland, sempre in California. E nel conto va messo anche l’unico investitore italiano, Riccardo Silva, che possiede le quote del Miami Fc – gioca nella USL, terza serie statunitense – e di Globe Soccer, l’evento mondiale con premi a calciatori, allenatori e dirigenti, che si tiene ogni anno a Dubai.

Yankees e Milan, la storia del baseball che punta sul calcio

Nel nuovo Milan che ha aperto la porta a diversi fondi sono entrati dunque con il 10% delle quote anche i New York Yankees, una delle franchigie dello sport americano più famose e ricche a livello mondiale.

Non è un caso se Gerry Cardinale durante la sua esperienza a Goldman Sachs ha lavorato a lungo con gli Yankees come consigliere e ha pure investito nella tv regionale degli Yankees, Yes Network.

Qualche mese fa è stato proprio il nuovo patron del Milan a spiegare come il club rossonero sotto la sua gestione sarebbe dovuto diventare un brand globale come gli Yankees, allora partner sconosciuto dell’operazione.

Una media company, che dallo sport sia in grado di attirare sponsor, alleanze con marchi di primo livello e iniziative comune di marketing. Forse questa è stata la chiave che ha convinto Elliott a preferire RedBird al fondo asiatico (dal Bahrein) Investcorp, che pareva in vantaggio nella corsa al Milan.

Il valore della franchigia di baseball della Big Apple si aggira, secondo le ultime quotazioni di Sportico, sui sette miliardi di dollari: il team di New York fu pagato poco meno di nove milioni di dollari nel 1973 dalla famiglia Steinbrenner. Secondo i dati di Statista, i ricavi per gli Yankees nel 2021 sono arrivati a 482 milioni di dollari, triplicando (108) quelli del 2020, ancora lontani dai 683 milioni di entrate nel 2019, l’anno precedente al via della pandemia.

In sostanza si tratta di un colosso dello sport americano, sebbene gli Yankees non vincano un titolo nella Major League Baseball da tempo. Nel curriculum della società newyorkese ci sono 27 World Series ma l’ultimo trofeo è arrivato 13 anni fa.

Contano poco o nulla le vittorie nello sport & business americano, un’altra prova è il valore altissimo, oltre cinque miliardi di dollari, dei New York Knicks, team Nba che non vince il campionato dagli anni Settanta.

Gli Yankees quindi si affacciano per la prima volta sul calcio europeo. Negli Stati Uniti sono comproprietari, assieme al City Group – che detiene le quote di maggioranza del Manchester City e di oltre dieci squadre in tutti i continenti, ultima della fila il Palermo – del New York City, franchigia della Major League Soccer.

Gli altri asset di Redbird

Il fondo con le quote di maggioranza del Milan ha già investito nel calcio europeo con il 15% delle quote del Tolosa, club della Ligue 1.

RedBird possiede anche il 15% del Rajasthan Royals, una delle prime dieci franchigie del cricket indiano, protagonista nella Indian Premier League, uno dei tornei che più crescono di valore a livello internazionale.

La questione multiproprietà

Il tema multiproprietà esiste quindi anche per il Milan, invaso dai fondi statunitensi, per la partecipazione di RedBird nel Tolosa. La stessa situazione si è verificata durante la permanenza di Elliott Management negli uffici del club rossonero, poiché Elliott possiede quote del Lille.

Sul tema si registra, ancora, il silenzio dell’Uefa. Da tempo il massimo organo calcistico continentale, forse troppo impegnato a rafforzare la posizione della Champions League rispetto al progetto Superlega, ha deciso di non impelagarsi, accontentandosi che due club controllati dalla stessa proprietà non si affrontino nelle tre competizioni, Champions, Europa e Conference League.

Sulle dinamiche tra i club, il mutuo soccorso in calciatori, dirigenti (ma all’estero, a differenza dell’Italia, non sono utilizzate le plusvalenze) il governo del calcio europeo non si è più espresso.

Il viavai di atleti avviene ancora con frequenza, per esempio, tra Udinese Watford (entrambi di proprietà della famiglia Pozzo), ma il caso più emblematico di multiproprietà tocca la Red Bull, che oltre a un team di F.1 possiede le quote di maggioranza sia del Lipsia che gioca in Bundesliga che del Salisburgo, massima divisione austriaca. Sinora non è capitato l’incrocio nelle coppe europee, il Lipsia è la società su cui punta maggiormente Red Bull, ma l’ipotesi non è comunque da escludere. E non si potrà escludere neppure per Milan e Tolosa.

 

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