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La crisi energetica e l’interruzione della fornitura Gazprom, il commento di Chicco Testa

Mosca ha tenuto fede all’annuncio della sospensione della fornitura del gasdotto Nord Stream per tre giorni cominciata il 31 agosto, come annunciato da Gazprom, che dovrebbe finire oggi. Stop dovuto alla manutenzione della stazione di compressione nel nord della Germania, che eroga poi il gas nel resto dell’Europa.

Per le aziende italiane, di fatto, questo non ha rappresentato un problema ‘diretto’. Eni aveva comunicato una consegna Gazprom di volumi di gas pari a 20 milioni di metri cubi, per il 31 agosto, rispetto alle consegne giornaliere di 27 milioni di mq. All’apparenza sembra una riduzione minima, perché quindi tanta preoccupazione? Fortune Italia ne ha parlato con Chicco Testa, presidente di Assoambiente. “Dal punto di vista dell’utilizzo non cambia molto, ma ora qualsiasi incremento o decremento marginale ha effetti amplificatori. Se si è già in una condizione di scarsità, come quella che viviamo, anche una riduzione minima va letta nell’ottica della marginalità”. Ma quali sono state le conseguenze immediate, se ce ne sono state, di questi tre giorni di stop?

“Innanzitutto siamo in una situazione di continua attenzione ai prezzi, già a livelli molto alti. Fortunatamente  siamo ancora in estate – è il commento di Testa – e l’uso del gas è relativamente contenuto, ma se la situazione si dovesse protrarre avremo problemi sia di quantità che di prezzi”.

Intanto i prezzi dell’energia, in tutta Europa, crescono di giorno in giorno, con conseguenze insostenibili per famiglie ed imprese. La presidente Von der Leyen dichiara di voler trovare una soluzione al problema con urgenza e annuncia che l’Unione europea ha raggiunto una media di riempimento degli stoccaggi dell’80%.  “Questo significa che l’Europa può contare su una riserva di gas che è sì importante, ma non sufficiente” spiega Testa. Le riserve di minerali ed energetiche dovrebbero essere utilizzate per far fronte a picchi di domanda, “se invece la devi usare per sostituire gas che non hai, non basta comunque”, ci sono dei limiti alla capacità di stoccaggio di ciascun Paese, e questo è un fatto da non trascurare. Per quanto riguarda l’Italia, le riserve ‘strategiche’ puntano su impianti che consentono lo stoccaggio di circa 14.000 milioni di metri cubi di gas (Fonte ministero della transizione ecologica).

Chicco Testa la pone sul pratico: “Se abbiamo una media di consumi pari a 100 metri cubi di gas” dobbiamo considerare che “il consumo cambia di giorno in giorno. Ad esempio in inverno, nelle giornate molto fredde, i consumi sono alti. Se quindi abbiamo una disponibilità pari ad 80mc, per sopperire al consumo totale stimato di 100mc  attingo alle riserve per i 20mc che mancano”. Ma se mancano anche gli 80 mq, e devo attingere totalmente alla riserva, “questa si esaurisce in breve tempo”.

Il tempo stringe, e l’Italia deve trovare il giusto mix energetico per far fronte all’imminente inverno, e all’evidente impennata dei consumi. In Italia si trova il maggior giacimento petrolifero europeo “e lo stiamo sfruttando – dice Testa – il fatto è che avremmo altri giacimenti disponibili, ma non possono essere utilizzati per le normative” che pongono degli evidenti limiti. “Dal primo governo Berlusconi in avanti, tutte le legislature successive hanno posto limitazioni per l’utilizzo gas o petrolio nell’Adriatico, per esempio”. Testa sostiene che la normativa italiana sia molto limitante, e di fatto scoraggi “le compagnie petrolifere, che non si prendono il rischio”.

“L’Eni ha trovato di recente un importante giacimento a Cipro – aggiunge Testa – si dovrebbe lavorare per liberalizzare le esplorazioni, dovremmo farlo domattina, questa situazione non finirà fra tre giorni.  Se un Paese non pensa alla sua sicurezza energetica è un paese morto, questa sia per tutti una grande lezione. Dovremmo preoccuparci dell’immediato”, ma anche programmare le azioni strategiche “e decidere cosa fare nei prossimi 15/20 anni per portare Italia ad una condizione di indipendenza energetica”.

Il ministro Cingolani ha annunciato il razionamento di gas ed energia, ma senza stretta su scuole ed imprese… intanto i costi delle bollette vanno alle stelle. “Con queste bollette tutto il sistema produttivo italiano è a rischio, il tema riguarda tutti. Ci vuole che l’Europa faccia uno sforzo enorme, ma non lo sta facendo”. Ursula Von Der Leyen, presidente della commissione europea, ha dichiarato di essere fermamente convinta “che è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa”. Pronta la replica di Mosca, “se i Paesi ostili metteranno un tetto ai prezzi sulle risorse energetiche russe, forniremo petrolio solo ai Paesi che si adeguano alle condizioni del mercato”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Tass.

È notizia di ieri il  crollo del prezzo del gas, con la speculazione che, dopo i recenti aumenti, scommette sulla ripresa della fornitura russe attraverso il Nord Stream, in programma per oggi. Il contratto Ttf ad Amsterdam, che fa da riferimento per le quotazioni del metano in Europa, segna un calo del 15%, a 206 euro al megawattora (fonte Ansa). Il prossimo 9 settembre ci sarà poi il Consiglio dei ministri europei dell’energia, e l’Italia è cautamente ottimista sulla proposta di un ‘price cap’ europeo. “Si tratta di cercare di sterilizzare gli effetti nefasti della Borsa di Amsterdam, il Ttf appunto, perché i prezzi del gas sono indicizzati lì, che ogni giorno impazzisce e questo comporta una ricaduta enorme, ma non corrisponde ai prezzi reali del Gas”, dice Testa.

Si parla anche di decoupling fra prezzi gas ed energia, ma di che si tratta, di preciso? Ce lo spiega Testa: “Sono provvedimenti già presenti in Italia, già attuati nella scorsa primavera, ma alcuni sono stati purtroppo scritti male e non hanno avuto gli effetti desiderati”. In termini di “mix energetico”, si parla di rinnovabili come soluzione alternativa per sopperire al fabbisogno energetico del paese, ma quanto concreta può essere questa prospettiva, ed applicabile in che tempi?  “Le rinnovabili possono sopperire solo in parte, servono solo per energia elettrica, che è pari al 20% dei consumi totali di energia, il restante 80% è soddisfatto da petrolio, carbone e gas. Le rinnovabili possono sopperire  a quel bisogno, ma non risolvono il problema”.

Il problema, secondo Testa,  “è che le misure attuate fino a ora ci sono costate 49 miliardi, una montagna di quattrini, ma per quanto tempo potremo continuare ad  attingere al debito pubblico? Ci aspetta uno dei periodi più difficili per l’economia europea, non ho una visione positiva, sarà peggio di Covid, col rischio di un processo di disgregazione dell’Europa, perché ogni paese cercherà il si salvi chi può”.

“I tempi sono troppo lunghi – dice infine Testa –  è urgente agire per raffreddare il prezzo del gas, bisogna poi lavorare ad un piano di risparmio energetico. In questo senso, le misure annunciate da Cingolani vanno nella direzione giusta, ma non sono sufficienti, e lo Stato deve mettere soldi per crediti d’imposta, togliere l’Iva, abbassare il prezzo dell’energia” E poi c’è un’ultima misura da attuare, secondo Testa… “Incrociare le dita”.

 

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