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Quando la fisica dà spettacolo, intervista a Gabriella Greison

gabriella greison

Da scienziata a regina del palcoscenico per dimostrare che la fisica nucleare non è affatto difficile da comprendere. Basta raccontare con passione i protagonisti della scienza. Intervista a Gabriella Greison – La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022.

Grazie al suo approccio innovativo, Gabriella Greison scardina lo stereotipo del fisico nucleare difficile da comprendere. Attraverso i suoi libri e i suoi monologhi teatrali la Greison racconta storie. Storie che avvicinano le persone alle scoperte che hanno cambiato il mondo e alle vite dei più illustri protagonisti della scienza del Novecento.

Da scienziata a divulgatrice popolare in tutta Italia. C’è chi la definisce addirittura un’influencer della fisica, ma Gabriella Graison utilizza anche il palcoscenico, non solo i social.

Laureata in fisica nucleare a Milano, ha lavorato nei più importanti centri di ricerca italiani e stranieri ed è direttrice del primo Festival della Fisica in Italia.

Lei ha deciso di parlare di fisica in un modo nuovo e alla portata di tutti, quasi anticonformista. Come le è venuta l’idea?

Ho sentito la necessità di farlo perché a parlare di scienza sono sempre stati gli uomini e i protagonisti di questa materia sono stati per il 90% uomini. Sentivo che mancava un luogo dove essere rappresentata, in quei racconti che ascoltavo non ce n’era uno in cui potevo immedesimarmi. Così ho guardato al teatro e ho pensato potesse essere il luogo giusto dove mettermi in gioco, perché si incontrano le persone dal vivo e si interagisce con esse. L’ho fatto creando un mio modo di parlare, un mio modo di stare sul palco, studiando recitazione, imparando a scrivere monologhi. Prima in posti piccoli, poi sono arrivati presto i grandi teatri. Mi hanno ospitata palchi importantissimi come quello dell’Auditorium di Roma, il Rossetti di Trieste e il Politeama di Genova. E poi anche all’estero. Solo il mio primo spettacolo, ‘il Monologo Quantistico’ – che è tratto dal mio libro ‘L’incredibile cena dei fisici quantistici’ – ha superato le 700 repliche.

Come è stata accolta dal mondo scientifico, ha trovato ostacoli?

Non pochi. Mi sono laureata in fisica e poi ho lavorato al polytechnique di Parigi. Quando sono tornata in Italia avevo ben chiaro quello che volevo fare, ma le strade erano sbarrate. Non era possibile crearsi uno spazio proprio, bisognava ‘mettersi in fila’ nei grandi luoghi dove veniva raccontata la scienza. Le risposte che mi sentivo dare erano sempre le stesse: noi lo abbiamo sempre fatto in questo modo e devi adeguarti. Nei primi anni venivo giudicata una ragazzina che voleva sconvolgere lo status quo. Non è lontano il secolo in cui alle donne non era permesso accedere ai laboratori scientifici. Basti pensare che Marie Curie doveva autofinanziarsi il lavoro e Rosalind Franklin era costretta entrare dalla porta sul retro nel laboratorio. Era l’altro ieri. La mia esigenza non era poi soltanto di rappresentanza ma era quella di voler divulgare un contenuto ben preciso. I miei studi sono sempre stati sulla fisica quantistica, sul mondo dell’infinitamente piccolo, e questo non era mai stato toccato da nessuno prima. Allora mi sono fatta coraggio, mi sono detta che era il momento di farlo.

Lei ha vissuto molto all’estero, quali sono le differenze che ha riscontrato nel suo lavoro tra l’Italia e gli altri Paesi?

In Francia era più facile, ma quando sono tornata in Italia è stato davvero arduo, ho dovuto scalare una montagna. Oggi Lucia Votano, che è un riferimento nel settore – è la prima donna chiamata a dirigere i Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Istituto di fisica nucleare – mi definisce la coach della meccanica quantistica. È un riconoscimento enorme, ma per me non è un arrivo, è un nuovo punto di partenza. La conquista non è mai definitiva perché la puoi perdere da un momento all’altro se ti adagi o non le dai valore. Io penso ci sia bisogno di role model per far capire ai ragazzi che è possibile realizzarsi in qualsiasi cosa vogliano. Le narrazioni che ascoltiamo sono sempre state di parte, non solo nelle pubblicazioni scientifiche, ma anche nell’arte e nella tv e tutti questi stimoli alla fine vanno a costruire le mappe con cui noi decifriamo il mondo e ci muoviamo tra le sue strade. Ci sono gli stereotipi, i luoghi comuni che veicolano il nostro modo di pensare, di ragionare. Oggi li smonto uno a uno, ma non basto solo io.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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