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La leggenda di Wall Street avverte: Borse ‘piatte’ per 10 anni

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Dopo lo spavento causato dalle stime sull’inflazione, martedì, il Dow Jones ha perso oltre 1.200 punti: è la peggiore performance da giugno 2020. Lo stesso giorno, Stanley Druckenmiller, una delle figure più rispettate di Wall Street, ha detto che non si tratta di mal di pancia temporanei: nel prossimo decennio l’economia globale affronterà cambiamenti epocali, mentre i prezzi delle azioni ristagneranno.

“C’è un’alta probabilità che il mercato, nella migliore delle ipotesi, sarà piatto per 10 anni, un po’ come gli anni dal ’66 all’82”, ha detto in un’intervista con Alex Karp, CEO della società di intelligenza artificiale Palantir.

Con la corsa dell’inflazione, le banche centrali che aumentano i tassi, la de-globalizzazione e la guerra in Ucraina, Druckenmiller crede che le probabilità che si arrivi a una recessione globale siano le più alte degli ultimi decenni.

E vista la carriera di Druckenmiller, gli investitori farebbero bene a prestare attenzione a quello che dice.


Il leggendario investitore ha fondato il suo hedge fund, Duquesne Capital, nel 1981, e ha regolarmente sovraperformato la maggior parte dei suoi colleghi di Wall Street nei decenni successivi. Secondo Yahoo Finance il suo rendimento medio annuo, dal 1986 al 2010, è stato del 30%.

Ma Druckenmiller è diventato famoso nel 1992, quando ha guidato la scommessa di George Soros contro la sterlina britannica, aiutando il miliardario a intascare un profitto di 1,5 miliardi di dollari in un solo mese.

Druckenmiller alla fine ha chiuso il suo hedge fund nel 2010 e lo ha convertito in un family office, un tipo di società privata fondata da famiglie benestanti per gestire i propri soldi. È quello che fanno molti hedge funder quando vanno in pensione. Ma le sue opinioni sono ancora molto seguite a Wall Street.

Le banche centrali? “Come ex fumatori”

Druckenmiller è convinto che il mercato azionario stia per affrontare un decennio di trading “piatto” perché le politiche delle banche centrali si stiano spostando in tutto il mondo da una posizione di supporto a una più rigida.

Un cambiamento provocato dalla fine della globalizzazione degli ultimi decenni, che si sta dissolvendo tra la guerra in Ucraina e le tensioni USA-Cina. Druckenmiller sottolinea che la globalizzazione ha un effetto de-flazionistico perché aumenta la produttività dei lavoratori e accelera il progresso tecnologico, ma ora non c’è più.

“Quando guardo indietro al mercato rialzista che abbiamo avuto a partire dal 1982 … Tutti i fattori che lo hanno reso possibile non solo si sono fermati, ma si sono invertiti”, ha detto, riferendosi alle attuali tendenze di de-globalizzazione: la spaccatura tra Stati Uniti e Cina, l’aumento della spesa pubblica, regole molti più rigide rispetto a quelle del 1980.

Druckenmiller ha continuato spiegando come le banche centrali hanno risposto alla disinflazione causata dalla globalizzazione degli anni 80 –in particolare dopo la crisi finanziaria del 2008 – con politiche insostenibili. Politiche che ora devono essere rielaborate.

“La risposta dopo la crisi finanziaria è stata: tasso zero, stampare moneta, quantitative easing. Questo ha creato una bolla patrimoniale in qualsiasi settore”, ha detto.

I funzionari delle banche centrali di tutto il mondo si stanno ora allontanando dai tassi di interesse vicini allo zero e dal quantitative easing – la politica di acquisto di obbligazioni e titoli di stato che mira a stimolare prestiti e investimenti – che hanno rafforzato le attività finanziarie negli ultimi decenni.

“Sono come ex fumatori”, ha detto Druckenmiller. “Rpima guidavano una Porsche a 200 miglia all’ora. Ora non solo hanno tolto il piede dall’acceleratore, ma stanno anche inchiodando”.

La Federal Reserve degli Stati Uniti ha aumentato i tassi quattro volte quest’anno per combattere l’inflazione, e non è l’unica banca centrale che tenta di abbassare l’indice dei prezzi al consumo con una politica monetaria più restrittiva.

Dal Regno Unito all’Australia, i banchieri centrali di tutto il mondo si stanno spostando verso un approccio più conservativo e stanno aumentando i tassi di interesse.

Questo significa che le attività finanziarie probabilmente avranno andamenti fiacchi nel prossimo decennio, secondo Druckenmiller. Ma ci sono alcune notizie positive.

“La cosa bella è che c’erano aziende che all’epoca facevano molto, molto bene in quell’ambiente”, ha detto Druckenmiller, riferendosi al trading piatto del mercato azionario visto tra il ’66 e l’82. “È stato allora che è stata fondata Apple, o Home Depot“.

Druckenmiller ha anche dato un avvertimento agli investitori: questo è il momento più difficile della storia per fare previsioni economiche. Inoltre, dice di essere sempre stato propenso a “pregiudizi ribassisti”, un istinto con il quale ha sempre dovuto lottare. “Mi piace l’oscurità”, ha detto.

L’articolo originale è su Fortune.com

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