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Maurizio Leo: vi spiego la politica economica di Fdi tra fisco, tasse, PNRR e debito

maurizio leo FdI

Fare nuovo debito per aiutare gli italiani a pagare le bollette? Matteo Salvini non ha dubbi, farebbe subito uno scostamento di bilancio anche di 20/30 miliardi. Per l’alleata Giorgia Meloni, che naviga vento in poppa verso un plebiscito di voti per Fratelli d’Italia, niente debito perché “occorre tenere i conti in ordine”. Sui conti, sulla finanza pubblica, sul fisco e in generale su tutto quello che si muove intorno alle questioni economiche, uno dei consiglieri più ascoltati della Meloni è il professor Maurizio Leo, responsabile del Dipartimento Economia e Finanza di Fratelli d’Italia. Professore ordinario presso la Scuola Nazionale della Amministrazione, docente titolare di fiscalità interna e internazionale al Corso Superiore di Polizia Economico-Finanziaria per l’alta specializzazione degli Ufficiali Superiori della Guardia di Finanza, è considerato uno dei più autorevoli esperti di diritto tributario, materia di cui scrive come editorialista del quotidiano “Il Sole 24 Ore”.  Con lui abbiamo cercato di capire che cosa è possibile fare, usando finanza pubblica, nell’immediato e nel futuro, per aiutare le imprese e le famiglie a superare lo choc energetico e i costi insostenibili di gas, elettricità, materie prime e generi di prima necessità. Una cosa è certa sin dapprincipio: tra la Lega di Salvini e FdI ci sono distanze da accorciare   su come dovrà essere la prossima Legge di Bilancio nel caso in cui il centrodestra vincesse le elezioni e diventasse maggioranza di Governo.

Allora professore, aiutare imprese e famiglie lasciate sole davanti al salasso energetico costa miliardi di euro. L’approccio del premier Draghi è non fare debito, quello di FdI qual è? Tenendo però presente che mentre il Governo studia e le forze politiche litigano, le imprese muoiono.

Fratelli d’Italia intende aiutare le famiglie e le imprese evitando, però, inopportuni scostamenti di bilancio che potrebbero far generare effetti negativi sui conti pubblici. Le strade e le idee per recuperare tali risorse sono molteplici e tutte meritevoli di essere percorse: un ‘nuovo’ modello di imposizione degli extra-profitti tributari, diverso da quello ideato dal Governo Draghi, non legato alla fatturazione ma ai ricavi che rappresentano il vero extra-profitto dell’energia; la relativa maggiore Iva incassata per effetto dell’inflazione; le entrate derivanti dalla realizzazione della c.d. “tregua fiscale”, così come proposta da FdI nel nostro Patto per l’Italia; l’utilizzo dei fondi strutturali non programmati.

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Mario Draghi. Il premier ha stanziato 14 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese senza fare debito

Sulla tenuta dei conti pubblici nell’immediato e in un futuro prossimo, peserà molto anche la soluzione strutturale della crisi energetica. Il rischio è da un lato il tracollo sociale, con migliaia di disoccupati e dall’altro possibili ancorché probabili attacchi di fondi speculativi che sono sempre pronti ad approfittare della debolezza dell’Italia. Un governo forte può essere una prima risposta ai problemi sociali e ai rischi speculativi? O c’è tanto lavoro da fare e ci sarà bisogno su alcuni temi di larghissime convergenze, condivisioni?

Come sempre, un Governo forte è la base di partenza per la risoluzione, in tempi rapidi, di questioni cruciali per il Paese; ovviamente, l’auspicio è che si permetta al nuovo esecutivo (qualsiasi colore esso abbia) di lavorare con impegno dando vita ad un proficuo dialogo politico e abbandonando le divisioni e le distorsioni che, ahimè, troppo spesso hanno caratterizzato l’ultima sfortunata stagione politica.

In campagna elettorale si promette tanto e non sempre le promesse possono essere tradotte in realtà. Anche per la situazione difficile di finanza pubblica che lei conosce bene. Ci può spiegare qual è l’idea di Flat tax che ha in mente FdI?

La posizione di FdI sul tema flat tax è chiara da tempo. Riteniamo necessario un percorso graduale che, partendo dalla flat tax incrementale, passi per un progressivo appiattimento e semplificazione delle aliquote IRPEF cominciando a ridurle a tre, 25%, 27% e 43%, poi a due (23% e 33%), fino ad arrivare, valutata compiutamente la compatibilità finanziaria, ad un’aliquota unica. Nessuna differenza con gli alleati di centrodestra, ma solo una maggiore attenzione alle singole fasi di realizzazione progressiva di un percorso condiviso.

A proposito, cosa intendete per “tregua fiscale”?

Un’operazione di verifica sulla reale esigibilità delle cartelle esistenti che valgono 1.100 miliardi. Su quelle fino a 3 mila euro proponiamo un “saldo e stralcio”. Sulle altre, il pagamento dell’imposta senza sanzioni e la diluizione in 10 anni.

La riforma del catasto resterà congelata?

Non vedo perché l’Italia debba aggiornare i valori catastali quando Paesi come la Francia, la Germania e l’Austria non lo fanno dagli anni ”70. Vanno colpite le situazioni patologiche di evasione.

A fine corsa di ogni Governo, i ministri per motivi non sempre urgenti e non sempre commendevoli, fanno incetta di nomine. Qual è la sua opinione?

Sono comportamenti da evitare. In questi frangenti, tutto ciò che non è strettamente necessario ed urgente deve essere rinviato in modo tale che il nuovo Esecutivo, possa fare tutte le valutazioni strategiche più opportune. Questo vale anche per le nomine. Non si tratta di una corsa ai posti, ma si tratta di consentire al nuovo Esecutivo di fare le scelte chiave in coerenza con gli indirizzi politici.

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Restando sempre sul tema della gestione ordinaria del governo in carica per gli affari correnti, c’è anche qui una corsa alla stesura dei decreti attuativi delle riforme. Tra le proteste delle associazioni di categoria che preferirebbero lo facessero i prossimi governanti. Siete sulla stessa lunghezza d’onda?

Anche qui, i meri decreti attuativi di norme potrebbero rispondere a necessità di urgenza ma, allo stesso tempo, non vogliamo che sotto le mentite spoglie di “misure urgenti” si nascondano scelte strategiche che, oggi, non hanno il necessario supporto politico.

PNRR, deve procedere così com’è, senza cambiarlo perché il rischio è perdere fondi. Lo dice il centrosinistra. Voi che dite? Va cambiato, può essere rivisto, certe risorse possono essere spostate per urgenze che oggi ci sono e ieri non erano prevedibili?

FdI da sempre sostiene che si debba procedere con il PNRR. Tuttavia, riteniamo opportune alcune integrazioni utili a tenere conto dello scenario completamente mutato degli ultimi mesi, a partire dal conflitto Russo-Ucraino, l’aumento dell’inflazione e caro energia, modificando, anche solo in parte, le scelte strategiche e la logica di allocazione delle risorse.

 

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