Assegnato ad Annie Ernaux il Premio Nobel per la Letteratura, come annunciato da Mats Malm, segretario permanente dell’Accademia Svedese, “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Sbaragliando quelli che la vigilia indicava come favoriti, Michel Houellebecq e Salman Rushdie.
La Ernaux si è sempre dichiarata “estranea ai circuiti della letteratura”, pur vantando una carriera costellata di numerosi premi, fra cui il Marguerite Duras, il François Mauriac, il Prix de la langue française e il Premio Strega europeo del 2016. Oltre che scrittrice, si è sempre raccontata come femminista e insegnante, come ama sottolineare, avendo insegnato lettere moderne in vari licei. Classe 1940, nasce a Lillebbonne in Francia, pubblica il suo primo romanzo nel 1974, ‘Gli amori vuoti’, autobiografico come molte delle sue opere, in cui racconta temi legati al femminile, come l’esperienza della maternità, dell’aborto, il rapporto con il sesso. La sua narrativa ha reinventato il canone dell’autobiografia, trasformando il racconto della propria vita in acuminato strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale. Considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettori e studenti.Una donna che ha saputo raccontare la vita quotidiana e trasformarla in grande letteratura.
Edita in Italia da L’orma editore che delle sue opere ha pubblicato Il posto, Gli anni, vincitore del Premio Strega Europeo 2016, L’altra figlia, Memoria di ragazza, Una donna, vincitore del Premio Gregor von Rezzori 2019, La vergogna, L’evento e La donna gelata.