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La sostenibilità e il capitale ‘paziente’: la lezione di Scannapieco su Cdp

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Davanti ai ragazzi che un giorno potrebbero fare parte della nostra nuova classe dirigente Dario Scannapieco comincia dalle basi: il ruolo di Cdp, la storia recente e meno recente degli Istituti di promozione europei (come Cassa Depositi e Prestiti, appunto), la Bei. Poi passa a quello che si sta facendo e che va ancora fatto: il Pnrr (Cdp gestisce direttamente o indirettamente 68 mld del piano), le infrastrutture, la sostenibilità e le sue regole, l’innovazione tramite la crescita del venture capital, le riforme.

Prima di guidare Cdp, Scannapieco è stato vicepresidente della Banca europea degli investimenti, la Bei, e presidente del Cda del Fondo europeo per gli investimenti. Ai ragazzi riuniti nella Sala degli spicchi della Casina Valadier di villa Borghese, a Roma, per l’evento organizzato dalla Scuola politica Vivere nella comunità, l’Ad spiega che lavorando in campo internazionale si è reso conto che “In Italia ci vergogniamo di fare domande, di portare la nostra opinione al tavolo mentre è importantissimo che ciascuno di voi porti il proprio contributo, il proprio impatto sul lavoro”, dice citando un adagio del mondo del business americano: “Se due persone hanno la stessa opinione, una delle due è inutile”.

La Scuola politica, che così inaugura la terza edizione del suo percorso di formazione, è stata fondata da Pellegrino Capaldo, Sabino Cassese, Marcello Presicci e Paolo Boccardelli insieme a personalità come Francesco Profumo, Marta Cartabia, Bernardo Giorgio Mattarella, Maria Bianca Farina e – fra gli altri – i rappresentanti di Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, ANSA, Ferrovie dello Stato, Banca d’Italia, Generali, Fondazione CRT, A2A, Engineering, Istituto Credito Sportivo e Compagnia di San Paolo. La partecipazione sarà gratuita per gli studenti grazie al sostegno economico delle imprese coinvolte: l’obiettivo è rafforzare le competenze dei partecipanti, contribuendo alla formazione di nuovi leader.

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Da sinistra: Stefano Lucchini, Chief institutional affairs and external communication officer di Intesa Sanpaolo, Dario Scannapieco, Ad e Dg di Cdp, e Massimo Lapucci, Ad di Ogr Torino e segretario generale della Fondazione Crt – Courtesy Scuola politica Vivere nella comunità

 

“Scannapieco ha spiegato con una narrativa nuova la dinamicità con cui Cdp è un motore di sviluppo per il Paese coadiuvando il mercato anche con elementi meno conosciuti”, ha spiegato a margine dell’evento il moderatore dell’evento Massimo Lapucci, Ad di Ogr Torino e segretario generale della Fondazione Crt, oltre che vicepresidente della Scuola politica Vivere nella comunità.

Dopo gli interventi di Francesco Profumo e Stefano Lucchini, entrambi membri del Supervisory Board della Scuola politica, l’Ad di Cdp “ha ricordato come la cassa sia attenta a fattori come la finanza d’impatto e ai valori della sostenibilità e degli ESG. Il senso di questa serata era ricordare ai 40 partecipanti – scelti tra le 700 richieste ricevute quest’anno – che si accingono a iniziare questa terza edizione del percorso di formazione della Scuola politica l’importanza di questi valori e a noi come scuola ricordare l’importanza dell’investimento sui giovani e sul capitale umano che poi rappresenta il vero valore su cui la società attuale e futura si deve investire: viviamo grandi sfide quindi abbiamo bisogno di messaggi positivi per la formazione di queste nuove generazioni”.

Cosa è Cdp, secondo l’Ad di Cdp

Perché c’è bisogno di Cdp, di un istituto pubblico di promozione? Scannapieco va indietro fino alla crisi del 2008, a quando in Europa (prima ancora della crisi dei debiti sovrani) si preparava una risposta all’ondata scatenata dal mercato immobiliare Usa e dai mutui subprime, quando sono arrivati gli effetti sulle banche e “l’Euribor non valeva più molto”. È stato allora che l’Ecofin di Nizza ha chiesto aiuto alla Bei, “una specie di Cdp europea”. In un anno la Banca europea degli investimenti “raddoppia il volume delle attività” ma ha un “capitale più paziente” e si può assumere rischi che gli istituti finanziari hanno difficoltà a prendersi in un’ottica di addizionalità. L’obiettivo “quando ero alla Bei”, spiega, era far sì che il “flusso di credito non si esaurisse”. Ci si rese quindi conto che gli strumenti di organizzazioni come Cdp “sono molto importanti. Ogni nazione iniziò a pensare che serviva un credito più paziente e si ritrovò ad aver bisogno di questi strumenti”.

Da lì nasce la trasformazione di un soggetto con oltre 170 anni di storia: dalla creazione di infrastrutture nel Regno d’Italia (sempre con “sguardo paziente”) a oggi, sono cambiate molte cose.

Intanto, da giugno 2021, quando Scannapieco è stato nominato Ad, è passato più di un anno. Ma il concetto fondamentale per capire cosa deve essere oggi Cdp è lo stesso usato da Scannapieco al suo arrivo al timone della Cassa: Cdp non è una “cassaforte dello Stato”. Mentre sulle slide dietro di lui scorrono i numeri dell’impegno attuale (dal venture capital al private equity, dai nuovi framework al lavoro sull’advisory per la Pubblica amministrazione) l’Ad spiega infatti che Cdp deve essere un soggetto dinamico, non inerte. Un promotore, attento alle esigenze della contemporaneità e aperto all’ascolto della società civile appunto.

“Vogliamo continuare ad accompagnare lo sviluppo del Paese, anche attraverso il supporto alla gestione del Pnrr e alla Pa”, dice l’AD ponendo l’accento sull’advisory: “Molto spesso abbiamo avuto i soldi, ma non progetti buoni” per usarli. Oggi “c’è un vuoto nelle nuove competenze degli enti locali”, e ci vorrà tempo per formarle: l’advisory, intanto, è fondamentale per colmare il gap, per accompagnare le amministrazioni.

“I Fondi strutturali”, dice Scannapieco, “offrono delle opportunità incredibili. Siamo già gestori e possiamo ampliare il nostro raggio d’azione nella gestione di questi fondi, una cosa che si è fatta in passato con gli strumenti europei. Vogliamo aiutare le regioni a gestirli”.

Scannapieco spiega poi in breve cosa si sta facendo ora: dalle attività nell’equity diretto e nell’immobiliare, all’equity indiretto e alle partecipazioni, nelle quali “stiamo cercando di mettere ordine”, uscendo da alcune e confermandosi in altre come Italgas, Terna e Snam, dove è bene che ci sia “un’attenzione agli investimenti e quindi una nostra presenza rende più tranquilli sul fatto che non vengano penalizzati gli investimenti”.

Un capitolo importante Scannapieco lo dedica alla sostenibilità: in un panorama che a livello normativo è abbastanza confuso, Cdp (che deve occuparsi “esclusivamente di crescita sostenibile”) sta cercando di orientare l’azione di Cassa in base agli obiettivi di sostenibilità, creando delle policy di investimento apposite da seguire. “Dobbiamo dire che certi investimenti hanno più valore di altri, e che forse alcuni di questi su certi impianti, se non hanno requisiti giusti di emissioni, non li facciamo. Dobbiamo alzare l’asticella per spingere la sostenibilità. E per fare questo, e per non essere usati come il coltellino svizzero dell’economia italiana che viene usato come soluzione per ogni cosa, dobbiamo dotarci di policy capaci di orientare preventivamente la nostra azione”.

Scannapieco ricorda poi su cosa siamo indietro: “In Italia abbiamo ancora livelli troppo bassi di impact investing, gli investimenti in cui la remunerazione viene legata al raggiungimento degli obiettivi di impatto sociale: vedrete che impatto è una parola che nel mondo della finanza si userà tantissimo”.

Mancano poi le infrastrutture per il venture capital, come quelle create dal pari di Cdp in Francia. Scannapieco ricorda come i 2,5 mld di euro di venture capital ai quali arriveremo quest’anno siano lontanissimi dalle cifre di Paesi europei come la Germania o la Francia. “Quando pensiamo al venture capital pensiamo a qualcosa di privato, ma è una cosa che nasce negli Stati Uniti con una natura pubblica, sotto Eisenhower. Il pubblico deve pensare come diventare un abilitatore del mercato e questo noi dobbiamo fare. Dobbiamo essere quelli che accendono la scintilla. Nel venture capital oggi siamo fondamentali e dobbiamo investire sull’ecosistema. È fondamentale dire che in Italia le risorse ci sono ma che non riusciamo a generare imprese. Dobbiamo arricchire questo mercato”, dice l’Ad.

C’è un’immagine che a Scannapieco piace molto di più di quella della “cassaforte”: per l’Ad Cdp è un bambino che sta imparando a camminare come le grandi organizzazioni internazionali, come la Bei e la Banca mondiale. Verso dove?

Ascoltando le parole di Scannapieco ci si fa un’idea: a fine anno Cdp verrà misurata dai suoi. Ma dovrà essere misurata anche dai “progetti che ha finanziato e dai risultati in termini di riduzione della CO2, di creazione di posti lavoro e occupazione femminile, quanti litri di acqua potabile migliore sono stati offerti. Questa è la nuova narrativa che bisogna dare. Mi sembra che i risultati in questa transizione stiano andando straordinariamente bene. Io sono particolarmente felice di dove sono arrivato”.

I dirigenti del futuro

Un momento dell’evento – Courtesy Scuola politica Vivere nella comunità

“Luoghi come questi”, dice Scannapieco riferendosi alla Scuola politica, “sono molti utili poiché continuano a stimolare la crescita, il dibattito e lo scambio di idee necessarie a far crescere una comunità ed un’azienda. La Scuola politica Vivere nella comunità ha il grande merito di facilitare questa tipologia di apprendimento assolutamente preziosa per la futura classe dirigente”.

Secondo Stefano Lucchini, Chief institutional affairs and external communication officer di Intesa Sanpaolo, “in una fase estremamente delicata e complessa come questa è fondamentale tutelare il percorso di formazione e di lavoro dei giovani, ma anche stimolare la loro passione civile. L’ascensore sociale in Italia ha funzionato molto bene quando ha saputo coniugare il talento con la partecipazione dei giovani alla vita pubblica, alle grandi scelte economiche e sociali.  È solo da qui che il Paese può ripartire”.

Marcello Presicci, Segretario generale della Scuola politica, spiega che “anche quest’anno investiremo il nostro tempo e le nostre energie nel formare gratuitamente 40 giovani ad alto potenziale, mettendoli in contatto con alcune fra le più importanti figure accademiche ed aziendali d’ Italia. Il nostro obiettivo resta quello di investire nel capitale umano dei giovani, rafforzando le loro già solide competenze attraverso momenti di confronto e dialogo di grande valore, come quello espresso dall’Ad di CdP, Dario Scannapieco. Questo è il nostro contributo verso le istituzioni e il Paese in un momento complesso della nostra storia”.

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