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Finanza climatica: l’obiettivo principale della Cop27

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La UN climat change conference, meglio nota come Cop27, è in corso a Sharm el Sheikh in Egitto. Scelta emblematica che sottolinea la vulnerabilità del continente africano rispetto agli effetti del cambiamento climatico. I grandi della terra dovranno arrivare ad un accordo, ormai non più procastinabile, soprattutto rispetto alla necessità di rivedere l’architettura della finanza climatica. Ma molti e ben più numerosi sono i punti focali in agenda, che deve dare un programma attuativo a Glasgow 2021 – Cop26.

Gli obiettivi della Cop27

Il processo ha avuto inizio a Rio, nel 1992, e punta oggi ad ottenere risultati inclusivi che si basino su regole precise e siano anche ambiziosi, sostanziali. Regole basate su risultati scientifici tangibili. In quest’ottica, sono stati definiti i quattro obiettivi cardine dell’evento di Sharm: mitigazione, adattamento, finanza e collaborazione. Il raggiungimento del primo prevede di limitare il riscaldamento globale con un’azione congiunta, che porti al l’obiettivo di 1,5 ºC. La Cop27 deve ricordare ai singoli paesi l’importanza di adempiere agli impegni, presi già con la sottoscrizione dell’accordo di Parigi nel 2016. Il cambiamento climatico è già in atto. Abbiamo assistito ad un nuovo anno di eventi estremi, le inondazioni in Pakistan, gli incendi boschivi che hanno distrutto 600.000 ettari di terreno in Europa, le temperature in continuo rialzo, sono diventati una realtà quotidiana della nostra vita. L’obiettivo globale sull’adattamento è stato uno dei risultati significativi di Glasgow, e la COP27 dovrebbe rafforzare gli obiettivi. Per l’obiettivo finanziario è essenziale compiere progressi significativi in termini di trasparenza dei flussi finanziari, e un accesso facilitato utile a soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo, in particolare dell’Africa. I governi, il settore privato e la società civile devono collaborare, infine, per trasformare il modo in cui interagiamo con il nostro pianeta, accelerando l’azione globale per il clima attraverso la riduzione delle emissioni, sforzi di adattamento in scala e maggiori flussi di finanziamenti adeguati. Garantire che gli esseri umani siano al centro dei colloqui sul clima è imperativo.

Gli strumenti da programmare

Sono sostanzialmente tre i pillar che l’accordo sul clima dovrebbe considerare e rispettare, per garantire un’efficacia concreta alle azioni programmate. In primis, tracciare un percorso di adeguamento della riduzione delle emissioni all’obiettivo di 1,5°c. L’Europa, in particolare, deve rafforzare il suo impegno nella riduzione delle emissioni climalteranti, le Ndc – national determinated contribution, che ora sono fissate al 55% in meno rispetto al 1990, ma che dovrebbero salire almeno al 65% entro il 2030. È necessario poi garantire il sostegno finanziario per l’azione climatica che va avviata nei paesi più poveri. Questi vivono il paradosso di aver contribuito meno all’emissioni di sostanze climalteranti, ma di subirne maggiormente gli effetti devastanti. In ultimo, servirebbe la definizione di uno strumento finanziario, il loss and damage facility, di restituzione rispetto ai danni ed alle perdite subite dai paesi più poveri, che lo stesso segretario generale UN Guterres aveva suggerito di poter finanziare attraverso la tassazione degli extra profitti delle imprese fossili, considerando che fra il 2000 ed il 2019 queste hanno realizzato profitti per oltre 30mila mlrd di dollari. L’evento di Glasgow, Cop26, ha sofferto la pressione del “post pandemia 2020”. Quest’anno le pressioni sono minori, e quindi si dovrà lavorare ad attuare le decisioni programmatiche del 2021. L’anno prossimo, inoltre, si terrà il global stocktake degli accordi di Parigi, che misurerà i progressi compiuti.

Medicina ambientale

È la grande esclusa. Negli obiettivi e nelle strategie per contrastare il climate chance non si fa quasi alcun riferimento a questa tematica, che invece risulta derimente. Eppure per l’Oms un quarto delle malattie e morti al mondo sono di origine ambientale. “Dobbiamo agire mettendo al centro la salute, perché le politiche attuate e le decisioni prese sono fatte dagli uomini” è il commento di Alessandro Miani, presidente di Sima – società italiana medicina ambientale “e noi siamo anche l’elemento di ricaduta, che pagherà sempre di più in termini di malattie, decessi prematuri, salute. Bisogna considerare la salute come ecosistemica, altrimenti assistiamo ad una visione miope. Siamo preoccupati per l’aumento di CO2 nell’atmosfera, degli inquinanti delle diverse matrici, che portano ad un numero enorme di vittime, la nascita di nuove patologie…e ci domandiamo perché la salute non sia un tema di riferimento in questi contesti di grandi discussioni sul clima. Nella medicina ambientale l’approccio è multidisciplinare, ogni competenza lavora in sintonia con le altre.  La politica non può scherzare con i numeri della scienza, il rischio è alto, sia in termini di costi di salute che anche economici, enormi”.

Impegni finanziari

La finanza climatica è uno dei temi cruciali  dell’agenda Cop27. Ma per il 2020 gli aiuti ai paesi poveri hanno raggiunto solo 83mld sui 100 previsti dall’articolo 2 dell’accordo di Parigi. I calcoli dell’Ocse confermano che i finanziamenti sono stati inferiori di circa 17 miliardi, e che si è spesso trattato di presiti e non di sovvenzioni, com’era invece previsto. Stando all’ultimo rapporto della commissione permanente sulla finanza, relativa alla convenzione sul clima, sarebbero necessari 5.300 mld di dollari solo per sostenere gli impegni di mitigazione e adattamenti climatico nei paesi in via di sviluppo. Ultimo punto, sarebbe quello di riconvertire tutti i flussi finanziari verso investimento ‘low carbon and carbon resilient’, ovvero a basso uso di carboni fossili, come già per altro previsto sempre dagli accordi di Parigi.

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