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La risorsa delle politiche migratorie

La Nazione in cui si nasce impatta sulla qualità e le opportunità che si avranno nel corso della vita. Ne è convinto Christian Kaelin, presidente di Henley & Partners, pioniere nel campo degli investimenti legati al fenomeno della migrazione globale, e co-founder di Arnova Capital, un’azienda svizzera di investment management.

Kaelin vede nella gestione programmata delle politiche migratorie uno strumento finanziario che gli Stati sovrani possono gestire a loro beneficio, attraendo nuovi ‘cittadini con portafoglio’. Un approccio interessante, che Fortune Italia ha voluto approfondire per comprendere meglio i meccanismi di questo sistema, e come venga già applicato dagli Stati che l’hanno adottato.

In che modo la migrazione per investimenti aiuta i Paesi ad attrarre capitale?

Nell’arena della migrazione per investimenti è in gioco una doppia dinamica: da un lato gli investitori perseguono una diversificazione sovrana, e dall’altro gli Stati nazionali cercano di incentivare gli investimenti esteri diretti. Per entrambi, la residenza e la cittadinanza per investimento (citizenship by investment) rappresentano una soluzione ottimale. L’inesorabile volatilità e l’incertezza continuano a spingere i soggetti facoltosi in tutto il mondo a esplorare le soluzioni di residenza e cittadinanza più funzionali per gestire i rischi che potrebbero minacciare il loro capitale e il loro stile di vita e creare così nuove opportunità di crescita. Parallelamente, i governi sono sempre più propensi ad attivarsi per questa comunità globale di investitori, imprenditori e persone di talento con un patrimonio netto elevato, incoraggiandoli a raggiungere le loro coste tracciando nuovi percorsi di immigrazione. Gli Stati nazionali possono utilizzare questi programmi come uno strumento di finanziamento innovativo, allocando gli afflussi a progetti sociali, infrastrutturali e di sviluppo che vadano a beneficio dei loro cittadini. In questo modo migliorano anche le finanze pubbliche, promuovono la crescita economica e creano opportunità di occupazione senza aumentare il debito. In particolare, l’Italia potrebbe trarre un enorme vantaggio dal miglioramento dei suoi programmi attuali, poiché è un luogo molto attraente in cui vivere e trascorrere del tempo.

 Qual è l’importanza degli investitori globali in Europa?

In conseguenza della devastante pandemia globale di Covid-19 e della guerra in corso in Ucraina, stiamo assistendo a un’emergenza economica con l’aumento vertiginoso dei tassi di inflazione a un drammatico aumento a livello globale del costo della vita che acuisce ulteriormente la disuguaglianza economica. Le prospettive del World Economic Forum per il settembre 2022 sono state cupe: si preannuncia una recessione globale nel 2023, con la crescita soffocata da un’inflazione di portata epocale negli Stati Uniti e in Europa. I Paesi europei hanno bisogno di talenti e investimenti che rafforzino la loro capacità di resistere agli shock futuri. Si tratta di una combinazione vantaggiosa per tutti. Gli Stati nazionali d’Europa possono e devono sfruttare il proprio patrimonio sovrano fornendo agli investitori globali le opportunità di immigrazione che stanno cercando, a beneficio di entrambi. Se da un lato vi sono alcuni gruppi all’interno del Parlamento europeo che sono ancora contrari ai programmi di migrazione per investimenti, vi sono anche molti leader sovrani desiderosi di sfruttare le innovative opportunità di finanziamento che tali programmi offrono per creare occupazione, innovazione e sostenere la crescita economica. Henley & Partners ha sempre sostenuto l’idea che abbiamo bisogno di aumentare l’immigrazione, e non di ridurla, ma deve essere composta da persone che contribuiscono positivamente alla società, dai lavoratori agli imprenditori, agli investitori che creano posti di lavoro. Continueremo a sostenere questa visione e ad agire in tal senso. Soprattutto in Europa, tra tutte le regioni del mondo, è urgente introdurre politiche migratorie molto più costruttive, che significa in particolare attirare investitori e talenti internazionali. In Europa abbiamo un eccesso di immigrazione che colpisce negativamente la società poiché crea un onere culturale, socio-economico e politico. Per raggiungere l’obiettivo dell’immigrazione positiva, i responsabili politici, i professionisti dell’immigrazione, gli investitori e il pubblico in generale devono lavorare in modo coeso per incanalare i flussi migratori per il bene di tutti. Applicando in modo corretto la logica dei programmi di migrazione per investimenti, gli Stati possono utilizzarlo per attivare finanziamenti innovativi, costruire il proprio patrimonio sovrano, attirare investimenti esteri diretti e ridurre il debito pubblico.

Ci parli del suo punto di vista su come la guerra in Ucraina abbia influito sulla migrazione della ricchezza privata e sulla migrazione per investimenti in Europa.

La guerra in Ucraina ci ricorda in modo non esattamente piacevole che la vita è fragile e piena di incertezze. In genere le persone investono in un’assicurazione sanitaria o danno priorità alla sicurezza del lavoro come forma di protezione dagli imprevisti, ma nel contesto del Covid-19 e ora, con una guerra in Europa, la protezione dai rischi sanitari e dalla precarietà personale si è posizionata su una scala diversa e molto più ampia, coinvolgendo persino agli europei che sono generalmente abbastanza al riparo dai problemi del mondo. In questo periodo di crisi e volatilità, essere titolari di più di una cittadinanza o diritto di residenza all’estero e poter usufruire dei diritti di accesso personali che garantiscono è il vero patrimonio da perseguire. Ad esempio, sono improvvisamente aumentate le pratiche di cittadini italiani che cercano di acquisire la cittadinanza a Grenada o permessi di soggiorno in Canada o Dubai! Il paese in cui nasciamo ha un’influenza drammatica sulla qualità e sulla portata delle opportunità che possiamo avere nella vita, oltre che sulle sfide che dovremo affrontare lungo il percorso. Prevediamo che quest’anno la Russia assisterà alla perdita netta di almeno 15.000 soggetti proprietari di un patrimonio netto elevato, ben il 15% della popolazione milionaria totale. I grandi ricchi che emigrano dalla Russia sono aumentati costantemente ogni anno nell’ultimo decennio: un precoce segnale di allarme dei problemi che il paese sta affrontando in questo periodo. Storicamente, i grandi collassi dei Paesi sono stati preceduti da un’accelerazione nell’emigrazione dei soggetti ricchi, che sono quasi sempre i primi ad andarsene, poiché hanno i mezzi per farlo. Non sorprende neanche che nel 2022 si preveda che l’Ucraina assisterà alla perdita di un numero di milionari più alto di sempre che interesserà 2.800 soggetti, una cifra che corrisponde a un incredibile 42% dei soggetti ucraini con un patrimonio netto elevato. È difficile prevedere se questi milionari torneranno in Ucraina una volta terminata la guerra, dato che a molti di loro verrà concessa la residenza in altri Paesi europei. Nonostante la guerra, la stessa UE continua ad attrarre investitori benestanti, così come la Svizzera. In particolare, il Portogallo e la Grecia continuano a offrire a coloro che dispongono di fondi sufficienti un facile percorso verso la residenza e persino la cittadinanza, e questo potrebbe spiegare perché siano tra i primi 10 paesi che attirano soggetti proprietari di un patrimonio netto elevato nel 2022, con un afflusso previsto di 1.300 e 1.200 di questa tipologia di individui, rispettivamente, contro i 1.200 e 1.100 del 2019.

 Qual è il livello di attrattività dell’Italia come Paese al quale richiedere la residenza?

L’Italia è un luogo molto attraente in cui vivere e trascorrere del tempo. Patria di un’incredibile patrimonio artistico e culturale, e con una posizione centrale e strategica nel cuore del Mar Mediterraneo, l’Italia è un luogo ideale in cui vivere. L’Italia è la terza economia dell’UE. I residenti italiani godono di alti standard di vita, istruzione e assistenza sanitaria, e di una qualità della vita unica. Destinazione turistica riconosciuta a livello mondiale con grandi città e un patrimonio culturale unico, l’Italia offre agli investitori internazionali l’accesso a un mercato dell’UE forte e connesso. In Italia, le opzioni di immigrazione per gli investitori sono rivolte agli investitori stranieri che si impegnano a dare un contributo significativo all’economia del paese, concedendo loro la residenza italiana e l’accesso senza visto allo spazio Schengen europeo. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che la rendono attualmente meno attraente rispetto ad altri Paesi europei, e questo è un peccato perché l’Italia potrebbe trarre enormi benefici se adeguasse la propria offerta e la rendesse più competitiva: potrebbe facilmente diventare la destinazione numero uno per il capitale legato alla migrazione per investimenti in Europa.

Oltre a essere il Presidente e uno dei partner del più grande gruppo di consulenza specializzato nell’immigrazione degli investitori, lei è anche un imprenditore e un filantropo. Che lavoro fa?

La mia vita lavorativa è iniziata in una banca svizzera che si occupa di gestione degli investimenti. Da allora, ho sempre avuto a che fare con questo settore. Sono il co-fondatore di Arnova Capital AG, un asset manager svizzero multi-strategia focalizzato sugli investimenti sistematici, avvalendosi di modelli matematici avanzati, analisi dei dati e dei rischi. Investiamo il nostro denaro insieme a clienti privati e istituzionali selezionati e abbiamo oltre 20 anni di esperienza nel settore. Inoltre ho fondato, co-fondato o finanziato diverse aziende, in settori quali quello delle assicurazioni, dei servizi sanitari e nell’immobiliare, negli alimenti biologici e nell’editoria. Sin dall’inizio mi sono dedicato anche ad attività umanitarie, concentrandomi principalmente sull’altra faccia dell’immigrazione, aiutando gli sfollati che sono meno fortunati di me perché sono accidentalmente nati da un’altra parte. Così, alcuni anni fa, ho creato la Fondazione Andan, un’istituzione svizzera senza scopo di lucro che conduce iniziative del settore privato a sostegno delle famiglie che fuggono dalle loro case a causa di guerre, conflitti interni e cambiamenti climatici.

L’indice Henley Passport Index è una specie di classifica di tutti i passaporti basata sul numero di destinazioni a cui i titolari possono accedere senza visto. Il Giappone è in cima alla classifica, l’Afghanistan è l’ultimo della lista … questo dato riflette un crescente divario nella mobilità globale e nella libertà di viaggio?

La classifica dell’Henley Passport Index mostra livelli record di libertà di spostamento per Paesi di alto livello come il Giappone, ma riflette anche la più profonda diseguaglianza nella mobilità globale registrata dalla creazione di questo indice, 17 anni fa. Oggi i titolari di passaporto giapponese possono visitare 193 destinazioni in tutto il mondo senza dover ottenere anticipatamente il visto di ingresso, mentre quelli provenienti dall’Afghanistan, che rimane in fondo all’indice, possono viaggiare solo in 27 Paesi. La pandemia di Covid ha acutizzato il divario nella mobilità con precisione chirurgica, quando i paesi più ricchi hanno reagito alle diverse varianti del virus con restrizioni molto punitive, come descritto dall’ONU. Il Segretario generale Antonio Guterres ha parlato di “apartheid dei viaggi”. L’analisi dei dati storici dell’Henley Passport Index evidenzia un sorprendente contrasto tra questi ultimi sviluppi e le tendenze a lungo termine, con un significativo aumento del livello complessivo della libertà di spostamento. A oggi, il numero medio di destinazioni visitabili senza visto è di 107, mentre nel 2006 era di 57. Ma questo notevole miglioramento non riflette la profonda e crescente disparità tra le nazioni in via di sviluppo e quelle sviluppate. Abbiamo condotto ricerche approfondite sui fattori che influiscono sul potere dei passaporti. La realtà è che i vantaggi dei paesi più ricchi in termini di libertà di viaggio sono in diretto contrasto con la situazione in cui si trovano i cittadini delle nazioni più povere che si trovano a dover affrontare sempre più ostacoli al loro ingresso. La nostra ricerca dimostra che mentre i cittadini dei paesi a a reddito medio e alto possono oggi recarsi senza visto nella maggior parte dei Paesi, i cittadini dei paesi a basso e medio reddito, così come quelli con un punteggio di fragilità più elevato, godono di una libertà di viaggio molto inferiore perché sono considerati ad alto rischio per la sicurezza, le richieste di asilo, e i soggiorni fuori termine. È interessante notare, tuttavia, che se da un lato le democrazie mondiali hanno in media un punteggio più elevato in relazione agli spostamenti che non richiedono un visto, tanto i regimi democratici quanto quelli autoritari hanno aumentato dal 2006 tali punteggi, a tassi in qualche modo simili. Questo dato non è necessariamente una sorpresa, la nostra ricerca conferma quella che è la dura realtà della mobilità globale: se si è abbastanza fortunati da avere un passaporto di un paese ricco e stabile, si possono attraversare confini internazionali con una certa facilità. In caso contrario ci si trova in una situazione ben diversa

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