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La carica delle rettrici: intervista a Tiziana Lippiello, alla guida della Ca’ Foscari

Tiziana Lippiello rettrice Ca' Foscari Fortune Italia

Da Milano a Pisa, da Venezia a Roma e Aosta: le donne sul gradino più alto delle nostre Università sono ancora troppo poche per parlare di uguaglianza di genere

Le donne studiano e i maschi insegnano. Detta così sembra semplice, in realtà se le donne nelle università ottengono risultati migliori – ci sono più studentesse e più laureate – gli uomini rivestono i ruoli più importanti. E se anche c’è il 55,5% di laureate in corso contro il 50,9% di maschi, di queste il 24,9% con il massimo dei voti contro il 19,6% dei colleghi uomini, nell’insegnamento scolastico c’è una maggioranza di donne, mentre i ruoli apicali nelle cattedre universitarie sono per lo più affidati ai maschi. Tra i professori ordinari solo il 23% è donna. In Italia a fronte di 77 rettori, oltre a quelle elencate in queste pagine, fra le donne ci sono anche Paola Inverardi, del Gran Sasso Science Institute, Daniela Mapelli (Padova), Alessandra Petrucci (Firenze), e Laura Ramaciotti (Ferrara).

Come è possibile, allora, costruire un mondo in cui una donna in un ruolo apicale faccia notizia solo per la sua preparazione? Tiziana Lippiello, rettrice della Ca’ Foscari dal primo ottobre 2020, è la prima donna eletta alla guida dell’ateneo veneziano. Secondo lei, “il principio delle quote rosa è nato con la volontà inclusiva di garantire anche alle donne di accedere a ruoli di rappresentanza e governance, ma oggi c’è da chiedersi a che punto siamo; il principio rischia di perdere il suo valore se utilizzato come un mero adempimento. A me non entusiasmano le quote rosa, ma è anche vero che l’eliminazione sarà possibile quando la nostra società sarà matura culturalmente e il divario di genere non si verificherà più nei fatti.

D’altronde un cambio culturale di questo tipo va incoraggiato e reso possibile adottando misure e servizi che sostengano la conciliazione vita-lavoro e incoraggino le donne a intraprendere una carriera professionale senza rinunciare alla vita personale. Ci dovrebbero cioè essere davvero pari condizioni per l’uomo e la donna. Si legge invece ancora troppo spesso di donne che vengono scartate nei colloqui di lavoro perché ‘in età da figli’. Episodi del genere denotano una arretratezza culturale che nel 2022 non dovrebbe esistere, ma sono molto fiduciosa nelle nuove generazioni perché in loro percepisco una sensibilità diversa e una consapevolezza della forza e potenzialità delle donne”.

Insieme ad Antonella Polimeni e Alessandra Petrucci, Lippiello è entrata a far parte della giunta della Conferenza dei Rettori, precedentemente formata da 11  uomini su 11. Una presenza che evidenzierà la necessità di dare spazio alle professionalità femminili?

Mi auguro di sì. Spero che la nostra presenza abbia contribuito ad accendere i riflettori su questa questione in ambito universitario. D’altronde una donna dovrebbe aspirare a diventare rettrice, se restringiamo il ragionamento, non per vincere una battaglia di genere, ma perché sente di poter contribuire alla crescita e al benessere della propria istituzione e della collettività.

Ca’ Foscari è fortemente impegnata a raggiungere l’eccellenza nella ricerca, coltivando talenti e finanziando ricercatori promettenti. Quanto è importante la collaborazione a livello internazionale per il perseguimento degli obiettivi?

La collaborazione internazionale è fondamentale perché la ricerca appartiene a tutti. Perciò è importante stimolare la cooperazione fra Atenei e istituzioni di Paesi diversi e offrire a giovani ricercatrici e ricercatori l’opportunità di coltivare il proprio talento. Il problema è che non tutte le università sono nelle stesse condizioni in termini di risorse, leggi, regolamenti e ciò può creare delle disparità. Bisognerebbe che tutti dessero all’istruzione l’importanza che ha per cambiare in meglio la società e la vita delle persone.

Lei ha studiato in Cina, a Pechino e Shanghai. A che punto è l’uguaglianza di genere in Cina?

La Cina è un territorio enorme con le culture molto diverse da una zona all’altra.  C’è anche una grande differenza di livello di parità di genere tra le diverse zone, soprattutto tra le città e le zone di campagna. Se andiamo a Shanghai o nelle aree circostanti, vediamo che lo status delle donne non è per nulla subordinato agli uomini. Tutte le ragazze hanno esattamente le stesse opportunità educative dei ragazzi e una volta finito il percorso di studio hanno modo di mostrare il loro valore sul posto di lavoro alla pari dei ragazzi. Le donne possono decidere tutti gli aspetti della loro vita e tante volte anche la gestione familiare è in mano alla moglie. Ma questa è solo una piccolissima parte della Cina, nella maggior parte delle altre zone non è così.

Ad esempio, in alcune zone rurali, la moglie, le figlie e le altre donne non possono mangiare alla tavola con il proprio marito e gli ospiti. In Cina è illegale controllare il genere durante la gravidanza, per evitare l’aborto volontario nel caso di sesso femminile. Il che dimostra pienamente che la Cina ha ancora molta strada da fare per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. Anche nelle grandi città dove vi è maggiore parità di genere, su molti aspetti permangono alcuni problemi. Possiamo ammettere che siamo vicini al raggiungimento della parità di genere nell’istruzione, nella salute e sopravvivenza, siamo molto in ritardo nella politica e nell’economia: le vere posizioni apicali in un’azienda sono solitamente ricoperte da uomini e, anche nelle stesse posizioni, gli uomini sono spesso pagati più delle donne.

Le donne età attorno all’età di 30 (nella piena fertilità) incontrano spesso difficoltà nel mercato di lavoro. Le ragazze sono sempre più consapevoli del problema e ci sono sempre più discussioni sull’argomento. Basandosi sull’eredità di migliaia di anni di confucianesimo, sarà molto difficile per la Cina rompere la struttura e le consuetudini sociali per raggiungere una vera uguaglianza di genere.

Quale consiglio vorrebbe dare a una giovane donna che vuole perseguire la carriera universitaria?

A queste giovani donne dico: fatelo e credeteci! È un consiglio che darei a tutte le giovani donne; nessuna dovrebbe rinunciare ai propri sogni e sono convinta che quando si fa ciò che piace con passione e voglia di imparare alla fine si viene ripagate. E infine: non rinunciate alla famiglia per la carriera, la famiglia è un arricchimento della vita di ognuna di noi, ed è fonte di linfa vitale nella vita professionale.

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