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Cop27, “accordino” sui danni del cambiamento climatico

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Non è un successo ma un passettino avanti nella consapevolezza che il cambiamento climatico mette a rischio l’esistenza stessa del pianeta Terra. Al momento tutto quello che si può dire della Cop27 di Sharm el-Sheikh è che hanno deciso l’istituzione di un fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico. E questa è una cosa positiva. Un risultato. Un Comitato transitorio dovrà preparare un progetto da presentare alla prossima Cop28 nel 2023 per l’avvio operativo del fondo. Quindi il risultato più importanti della Cop 27, se possibile lo vedremo l’anno prossimo quando e se verrà trovato un accoro sulla istituzione del fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico.

Il documento finale approvato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. È il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l’anno scorso. Si sottolinea l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione.

Il silenzio sui combustibili fossili

Soprattutto, non dice nulla su riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi paesi. La Cop27 riconosce che per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali tuttavia il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questo gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023.

Sull’adattamento al riscaldamento globale, il documento chiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di un raddoppio (a Glasgow si era parlato direttamente di raddoppiarli). La Cop27 ritiene che per arrivare a zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4.000 miliardi di dollari all’anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni.

Istituzione del fondo di Parigi

Il documento nota “con seria preoccupazione” che non è stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all’anno dal 2020 previsto dall’Accordo di Parigi. Secondo le previsioni, non se ne parlerà fino al 2023. Il flusso di finanza climatica ai paesi in via di sviluppo nel biennio 2019-2020 è stato di 803 miliardi. Parliamo del 31-32% di quanto necessario a mantenere gli obiettivi di 1,5 o 2 gradi. Il documento prevede per la prima volta un fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico (loss and damage) nei paesi più vulnerabili.

Viene inoltre previsto un sistema di primo allarme per gli eventi meteorologici estremi in tutti i paesi del mondo. La Cop27 riconosce il ruolo fondamentale di giovani, donne e comunità indigene nella lotta alla crisi climatica. Tuttavia è stata indebolita la tutela di oceani e foreste, eliminando gli incontri ad alto livello che erano stati previsti per il 2023.

Che quello di Sharm sia un accordino lo dimostra anche la presa di posizione del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questa è una domanda a cui questa COP non ha risposto” ha detto Guterres.

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