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Cambiamenti climatici e frana di Ischia, l’analisi

ciclone

Il cambiamento climatico è la causa indiretta degli eventi meteorologici estremi che stanno attraversando l’Italia. L’innalzamento delle temperature superficiali del mare, legato a un’estate caldissima, sta infatti provocando forti perturbazioni nel Mediterraneo.

Conseguenze recenti del riscaldamento globale sono le mareggiate sulle coste dell’Alto Adriatico e del Lazio e la valanga di fango a Ischia. Le previsioni parlano di un rischio nubifragi al Sud. Ma cosa sta succedendo?

“Il mare risente ancora dell’estate 2022, caldissima: come avevamo previsto queste acque calde estive, causate dai cambiamenti climatici, fanno pagare il conto durante l’autunno a suon di nubifragi costieri. Al momento, infatti, i bacini italiani presentano ancora un’anomalia termica, sono cioè più caldi della media” ha affermato in questi giorni Lorenzo Tedici, meteorologo de iLMeteo.it.

Fortune Italia ha chiesto un parere sulla frana di Casamicciola al ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr Elenio Avolio. “Il riscaldamento globale – ci ha detto Avolio – sta incidendo sulle temperature superficiali del mare, che sono direttamente correlate allo sviluppo di instabilità. Ne è un esempio quello che è successo a Ischia, ma anche il ciclone che sta interessando adesso il Sud Italia e quello che ha colpito 10 giorni fa il Tirreno. Il fatto che siamo di fronte a fenomeni meteorologici di una certa entità può causare eventi estremi”.

“L’elemento che ha scatenato la frana a Ischia è da imputare sicuramente al fatto che sono caduti più di 120 mm di pioggia, legato a sua volta al fatto che ci fosse un ciclone nel Mediterraneo. Non è una cosa rara, infatti da un punto di vista statistico e climatologico – ha ricordato l’esperto – il periodo autunno-inverno è quello in cui nel Mediterraneo si creano queste pressioni, legate a condizioni di instabilità”.

Lo studio sui tornado

I tornado nell’area mediterranea, e in Italia in particolare, non sono fenomeni rari. Recenti studi hanno analizzato 32 anni di dati (1990-2021) e 445 tornado su tutta Italia. A essere particolarmente colpite sono le aree che si affacciano sul Tirreno, il Lazio in particolare, le regioni sud-orientali, Puglia e Calabria, e la Pianura Padana. Il lavoro è stato condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche, Cnr-Isac, ed è stato pubblicato su Atmospheric Research.

Le regioni centrali tirreniche italiane possono essere definite come un hot-spot per i tornado nell’area mediterranea. Le analisi statistiche sono state condotte analizzando sia misure (radiosondaggi) sia output da modelli a grande scala (re-analisi), al fine di individuare le condizioni atmosferiche dominanti associate ai tornado individuati. È stato quindi possibile definire delle specifiche configurazioni atmosferiche prevalenti, potenzialmente favorevoli al loro sviluppo nell’area in studio”, ha detto Avolio.

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