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Tassazione sulle sigarette e accise sul tabacco riscaldato: attenzione a non alterare gli assetti competitivi

tabacco riscaldato

La decisione del Governo di incrementare la tassazione sulle sigarette per fornire copertura finanziaria alle misure previste dalla Legge di Bilancio è comprensibile e rinnova una tradizione consolidata, che trova il suo fondamento nella natura stessa dei prodotti del tabacco: non sono beni necessari e generano forti esternalità negative.

Questa volta, però, l’analisi richiede alcuni approfondimenti nel merito e nel metodo. In primo luogo, la struttura della tassazione sulle sigarette è complessa: ogni sua modifica può alterare gli assetti competitivi. È per questo che la normativa vigente consente di intervenire in modo discrezionale solo su alcuni dei parametri della tassazione, ovvero l’incidenza di base e l’onere fiscale minimo, mentre rimanda a innovazioni legislative gli interventi sulla composizione dell’accisa tra parte specifica e parte proporzionale.
Nella bozza di manovra si propone un forte innalzamento della componente specifica della tassazione, che comporterà effetti distorsivi a danno delle sigarette di prezzo medio (compreso, cioè, tra 5,00 e 5,50 € a pacchetto), il cui aumento al dettaglio sarà intorno ai 30 centesimi a pacchetto, di certo superiore a quello delle sigarette di prezzo alto, che si aggirerà, invece, intorno ai 20 centesimi.

In secondo luogo, il settore ha conosciuto negli ultimi anni profondi cambiamenti. In particolare, sono cresciute in modo esponenziale le quote di mercato dei prodotti innovativi, soprattutto quelli del tabacco riscaldato. Sulla base della presunzione di un ridotto danno alla salute dei consumatori, il tabacco riscaldato gode di uno sconto fiscale consistente rispetto alle sigarette. La legge vigente prevede un innalzamento progressivo della tassazione sul tabacco riscaldato fino a raggiungere il 40% della tassazione sulle sigarette all’inizio del 2023.
Nella bozza di manovra è previsto un rallentamento della progressione delle accise sui prodotti del tabacco riscaldato, che posticiperà al 2026 il raggiungimento della soglia del 40% della tassazione sulle sigarette prevista, invece, per il 2023 in base alla legge vigente.

Infine, la recente presentazione del Libro Blu dell’ADM (Agenzia Accise Dogane Monopoli di Stato) ha messo in evidenza le dinamiche positive di un settore, che ha garantito entrate erariali crescenti, pur assicurando una corretta competizione tra tutti gli operatori. L’aspettativa giustificata di una preservazione di tali dinamiche è legata all’attuale struttura dell’accisa, ovviamente intesa in senso allargato, comprendente, cioè, anche la progressione delle aliquote e i rapporti di sostituzione con gli altri prodotti.

Non sarebbe difficile immaginare di ottenere lo stesso livello di copertura previsto nella bozza di Legge di Bilancio operando sui parametri discrezionalmente manovrabili. Un adeguato inasprimento dell’incidenza di base e dell’onere fiscale minimo potrebbero portare agli stessi risultati in termini di gettito, senza però alterare le dinamiche competitive e senza contravvenire alla vigente normativa, eventualmente rimandando la rivisitazione della composizione dell’accisa ad una futura riforma organica degli attuali assetti.

Ancora più facile sarebbe raggiungere questi risultati se una parte dei maggiori introiti non dovesse essere destinato a compensare il mancato gettito dovuto all’ingiustificato rallentamento della crescita delle aliquote sul tabacco riscaldato.

*Vicedirettore del CASMEF dell’Università LUISS Guido Carli

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