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Il peso dell’inflazione sul Natale: “Qui al mercato i prezzi salgono ogni giorno”

Ore undici e un quarto. È tardi, soprattutto per chi si è alzato all’alba per scaricare la frutta dal camion, preparare le consegne per bar e ristoranti e ricevere i clienti nel mercato rionale di Piazza Alessandria, dove ogni giorno da quattordici anni Mustafà lavora. Siamo davanti al suo banco, in uno spazio rettangolare che profuma di arance e castagne. E il motivo per cui siamo qui è semplice: oggi le ‘zucchine romanesche’ costano 6 euro al chilo. L’inflazione, come sottolineato anche dai dati di Coldiretti, minaccia la spesa e il Natale.

“Mi chiede se l’inflazione è pesante? Una settimana fa queste zucchine costavano 4 euro e 50. Ormai la gente entra qui dentro, esce, ritorna e il prezzo è già cambiato”, racconta Mustafà mentre taglia meccanicamente a fette una zucca. “Butternut. Di stagione”, spiega. È egiziano, ma anche grazie alla sua fidanzata Oriana ormai capisce e parla benissimo l’italiano.

“Si fa fatica a vendere perché si fa fatica ad acquistare. È una situazione complicata da mesi: guardo i carciofi e penso che tra un po’ sarà Natale. In genere durante il periodo natalizio ne vendiamo tanti. Sarà ancora così? Quest’anno sono arrivati a costare oltre 2 euro in più rispetto all’anno precedente e le persone sono stanche. Si lamentano, preferiscono comprare altro e hanno ragione”, dice l’uomo con un tono che vorrebbe risultare alterato e invece è quasi rassegnato.

Un banco di frutta e verdura nel mercato rionale Nomentano di piazza Alessandria

Che quella dell’intero 2022 sia stata un’inflazione da record non è una novità. “Mai così alta dalla prima metà degli anni Ottanta”, come confermato da Lorenzo Bazzana, responsabile dell’area economica di Coldiretti nazionale a Fortune Italia.
“L’aspetto più evidente di questo aumento percentuale è proprio quello riscontrabile nel ‘carrello della spesa’”: a novembre 2022 il ‘carrello della spesa’ è salito del 12,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Bazzana sottolinea come gli aumenti si siano verificati soprattutto su prodotti alimentari e bevande analcoliche. E sul podio dei beni il cui costo è schizzato maggiormente ci sono alcuni dei prodotti della top ten per la preparazione delle specialità natalizie: l’olio di semi (il must have per le fritture, che essendo prodotto in grandi quantità in Ucraina risente dell’impatto della guerra e costa il 52,3% in più del 2021), lo zucchero (+48%) e il burro (+41,7%).

A novembre i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dell’11,8% su base annua, un livello raggiunto solo 40 anni fa. Con un’inflazione che non solo non accenna ad arretrare, ma continua ad aumentare in controtendenza con l’andamento europeo: che nello stesso mese è calato invece al 10%. È un dato particolarmente significativo perché ribalta la condizione di inizio 2022, in cui mediamente l’inflazione italiana era più bassa rispetto all’Europa. E rivela che, nonostante i numerosi interventi su prodotti energetici e carburanti, la condizione specifica nel nostro Paese ma anche la speculazione stanno colpendo di più.

Mustafà ha aperto il suo banco del mercato nomentano alle sei di questa mattina, e i clienti – ne è sicuro – arriveranno fino alle 20. “Arriveranno, certo che arriveranno. Io andrò via alle 20:30: a volte le persone guardano, curiosano e nient’altro. A volte comprano pochi pezzi. Ma ci sono anche quelli che fanno scorte, solitamente donne giovani. Prima magari erano le signore più anziane a riempire i sacchetti di frutta e verdura. Adesso c’è da parte di alcune generazioni in particolare, una più grande tendenza al risparmio. Forse è perché sono generazioni più abituate al sacrificio”.

Quest’anno per una cesta di frutta sulla tavola di Natale ci vorranno almeno 150 euro. I mandarini, con cui coprire (grazie alle bucce) le caselle della tombola da Nord a Sud, costeranno il doppio. Anche Bazzana ha sottolineato come in effetti gli italiani si stiano già preparando a gestire la spesa natalizia. “Abbiamo fatto dei sondaggi. Ciò che è emerso è che c’è un comportamento di chi cerca di contenere l’aumento sugli alimentari: riducendo gli acquisti oppure rivolgendosi a prodotti che costano di meno e che spesso hanno una minore qualità”.

I prodotti su cui gli italiani cercano di risparmiare, come evidenziato dal responsabile dell’area economica di Coldiretti, sono specialmente alcolici, dolci e salumi. Ma “nessuna categoria alimentare è esclusa dal ‘taglio’ alla spesa”.

“Viene fuori anche un tema di tipo qualitativo legato al reddito”, ha precisato ancora Bazzana. “Come facilmente intuibile, c’è una maggiore tenuta a livello di qualità per le classi di reddito più elevate, mentre quelle più basse tendono al risparmio adottando strategie diverse. Ad esempio: scegliendo una verdura piuttosto che un’altra“.

L’evoluzione dell’inflazione italiana dal 2017 a oggi. Fonte: Istat.

La fotografia è questa. A meno di un mese dal 2023 la crisi in corso non si arresta e l’economia mondiale appare sempre meno vivace. L’inflazione, sebbene in lieve calo questo mese (appena un punto decimale in meno rispetto a ottobre), è comunque a livelli insostenibili. “Fare previsioni non è possibile, soprattutto perché mai come questa volta subentrano una serie di situazioni a livello internazionale che stanno complicando lo scenario, dilatando costi di produzione e di materie prime”, è stato il commento di Bazzana. “Uno può discutere se siano aumenti giustificati, se ci sia speculazione sui prodotti energetici e così via. La realtà dei fatti è che oggi un’impresa o un consumatore si ritrova a pagare di più per un prodotto che prima pagava di meno“.

Secondo il nuovo rapporto ‘Global Wage Report 2022-2023: The Impact of inflation and Covid-19 on wages and purchasing power’, pubblicato dall’International Labour Organization (ILO), la grave crisi inflazionistica – unita a un rallentamento globale della crescita economica guidato in parte dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica globale – sta causando un drastico calo dei salari mensili reali in molti Paesi. La crisi sta riducendo il potere d’acquisto delle classi medie e colpendo in modo particolarmente duro le famiglie più povere. Lo studio stima che, in termini reali, i salari mensili globali siano scesi a meno 0,9% nella prima metà del 2022. “È la prima volta in questo secolo che la crescita reale dei salari globali è stata negativa”, ha detto Bazzana.

Intanto, Mustafà continua ad aspettare i suoi clienti e ad affettare la zucca. “I pezzi più piccoli li terrò da parte per il minestrone”. Alle 20:30 tornerà a casa con Oriana e il loro figlio che all’inizio di dicembre ha compiuto otto mesi. “Lo chiamiamo ‘Il Capo’, perché se ne sta buono dietro alla cassa e osserva il mercato riempirsi e svuotarsi”, sorride.

Domani si sveglierà alle quattro, alle sei arriverà in Piazza Alessandria e comincerà un’altra giornata di lavoro. “Per la famiglia. Per questo bambino. Perché il panorama economico è così scoraggiante che lascerei tutto“. E per tanti comincerà un’altra giornata uguale alla sua.

 

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