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Sustainability Forum, Di Maio: “Bene continuità Meloni su gas. Da rinnovabili vera indipendenza” | VIDEO

di maio forum sostenibilità

Bene l’Italia nuovo hub del gas europeo, bene la continuità del Governo di Giorgia Meloni con quello di Mario Draghi sul tema energetico. “Ma sul lungo termine la vera indipendenza energetica sono le rinnovabili”. Lo ha detto Luigi di Maio a Emilio Carelli durante la seconda giornata del V Sustainability Forum di Fortune Italia, organizzato con VeniSIA a Venezia. Collegato da Washington, questa per l’ex ministro degli Esteri è stata la prima intervista pubblica dopo le elezioni del settembre scorso. Candidato a inviato speciale dell’UE nel Golfo Persico, con deleghe alle competenze energetiche, Di Maio ha risposto alle domande di Emilio Carelli collegato da Washington.

Innanzitutto le chiedo come mai si trova a Washington?

Sono qui invitato per alcune conferenze, ci tengo a mandarvi un saluto, grazie per questa intervista, sono molto contento per questo evento di Fortune Italia che affronta un tema molto importante.

Di Maio, negli ultimi mesi nel suo ruolo di Ministro degli Esteri l’abbiamo visto lavorare in prima fila, sul tema dell’energia per diversificare le fonti di approvvigionamento, prevenire ulteriori tensioni sui mercati globali e rafforzare le collaborazioni con partner strategici nel Mediterraneo. Qual è stato il risultato più importante che ha ottenuto?

Ovviamente parliamo del piano di emergenza energetica che abbiamo costruito con il Governo Draghi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Un piano di emergenza costruito per fronteggiare il tema della dipendenza dal gas russo quando il mercato del gas era colpito dai ricatti giornalieri di Putin. Abbiamo costruito un piano di emergenza che mirava a ridurre la dipendenza e contemporaneamente a diversificare le fonti di approvvigionamento. Significa non dipendere da un solo Paese: noi dipendevamo dalla Russia per il 40% del gas importato. Il grande successo di quel piano è che anche il nuovo Governo in continuità lo sta portando avanti. Questo è una grande prova di maturità per le istituzioni italiane e le forze politiche. Si continuano a portare avanti le politiche stabilite in emergenza. Il punto fondamentale era la diversificazione, siamo passati a meno del 10% di dipendenza dalla Russia. In quella estate il punto fondamentale è stato costruire legami strategici con tanti Paesi in Africa e Medio oriente. Ricordo l’Algeria, il Congo, l’Angola, il Mozambico, il Qatar, l’Azerbaijan. L’obiettivo ambizioso era approvvigionarci da altri Paesi nel breve medio termine. Ma sul lungo termine la vera indipendenza energetica sono le rinnovabili. Non è un tema di energia rinnovabile prodotta, ma anche di come viene distribuita sul territorio, dove la produciamo e come siamo in grado di portarla nelle case e nelle aziende. Siamo la seconda forza manifatturiera di Europa, questo richiede un intervento energetico massiccio e penso che il lavoro che si sta facendo con la visita del presidente Meloni in Algeria e anche in Libia, ritengo che sia molto importante in ottica di indipendenza energetica a breve medio termine. L’Italia non è messa male grazie a infrastrutture come il Tap che approda in Puglia e le due pipeline, dall’Algeria e dalla Libia. Queste tre ci consentono di diversificare le fonti, perché alcune di queste hanno una ‘spare capacity’ molto alta. Altro fattore sono i rigassificatori, perché non tutto il gas può arrivare via tubo, per questo Piombino e Ravenna sono strategiche.

Un anno fa circa (nel marzo 2022, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina) ha dichiarato: “Dobbiamo aumentare immediatamente la produzione di gas e petrolio”. Poi però a Bali in Indonesia nel luglio 2022 ha dichiarato che “l’energia verde sarà la chiave per perseguire lo sviluppo sostenibile”. Come sarà possibile conciliare queste due posizioni?

È possibile, si chiama transizione proprio perché ha bisogno dei suoi tempi. È chiaro che i tempi dopo l’Ucraina hanno subito dei cambiamenti, in alcuni casi anche delle accelerazioni, perché le semplificazioni adottate con il Governo Draghi hanno accelerato l’installazione di potenza fotovoltaica ed eolica in Italia, tanto è vero che c’è stata un’impennata nelle installazioni. Possiamo anche dirci che convertiremo il sistema al 100% domani mattina, ma se non avremo abbastanza energia per rispondere alla domanda di un Paese del G7 sarà molto complicato mantenere la forza economica del nostro Paese. Abbiamo bisogno di energia nel breve termine e allo stesso tempo accelerare sulla transizione per un’indipendenza vera sulle rinnovabili. Queste domande interessano tanti Paesi nel mondo, tutti i Paesi fanno la differenza con la loro capacità di resilienza, con la loro capacità di costruire le infrastrutture che servono (e il primo nemico è la burocrazia). Non solo siamo un Paese in grado di affrontare questa sfida, ma molte aziende italiane sono tra i leader mondiale in brevetti e installazioni di tecnologie che accelerano la transizione. Sono molto ottimista.

Lei fu tra i primi a sostenere un tetto massimo al prezzo del gas in Europa. Sta funzionando? Ci sono criticità?

Diciamo che il tetto massimo al prezzo del gas stabilito a dicembre è un precedente importante. L’Ue ha detto che non valgono solo regole di mercato che si prestano alle speculazione, ma che è pronta a intervenire per fermare queste dinamiche. Dobbiamo dirci che il prezzo medio del gas prima della guerra era circa di 40 euro, il tetto è stato fissato a 180 e deve ancora entrare pienamente in funzione, quindi aspetterei a vedere il funzionamento di un tetto che ha comunque una soglia molto alta, però è un precedente importante. Una sfida anche questa a cavallo di due governi, lanciata da governo Draghi abbracciata dal governo attuale. È un precedente perché abbiamo combattuto per ottenerlo: alcuni Paesi avevano una posizione anche ideologica sul tetto del gas. Anche essendo alto, ora siamo in grado di continuare i negoziati per abbassarlo. Abbiamo visto anche la dichiarazione Arera che le bollette caleranno del 30%. Questo dipende da tanti fattori legati a dinamiche di mercato e climatiche, ma possiamo dirci che la battaglia del tetto massimo ha segnato una prima vittoria, ma la guerra di vincere è ancora lunga: dopo l’Ucraina abbiamo scoperto questo Ttf di Amsterdam che ha spesso sfruttato ogni notizia dalla Russia per dinamiche speculative che hanno pagato anche gli italiani. A cavallo dei due governi nelle leggi di ibbilanzio e con i decreti di emergenza abbiamo investito 60 mld di euro per calmierare le bollette: sono volumi enormi per un Paese come il nostro.

Da Ministro degli Esteri, insieme a Draghi, foste tra i primi a muovervi per ottenere forniture di gas dai Paesi africani. Pensava alla prospettiva per l’Italia di diventare un hub europeo del gas?

Devo dire che il progetto dell’Italia ‘hub del gas’ viene da lontano. Ne ho sentito parlare per la prima volta durante il governo Monti dal ministro Passera. Ed è stato un progetto implementato anche con la Tap e il rafforzamento della presenza di Eni in Algeria e Libia, ma noi abbiamo un problema che è tutto locale. Ricorderete il dibattito sui rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro. Il vero grande punto è che prima ancora di parlare di rigassificatori abbiamo un’infrastruttura che ha un collo di bottiglia nel centro Italia. Anche se usiamo tutta la Spare capacity dalla Libia e dall’Algeria, il tema è che le infrastrutture in centro Italia non sono adeguate a una quantità di gas maggiore. Ecco perché i due rigassificatori offshore nel Centro Italia, perché dobbiamo fornire gas al Nord con l’ambizione di fornirlo anche ai partner europei, perché le pipeline, i rigassificatori e gli accordi di Eni in tutto il mondo fanno la differenza per aiutare l’Europa. Tra agosto e settembre dell’anno corso Cingolani aveva dichiarato che stavamo esportando gas ai Paesi europei perché passava più gas di quello che ci serviva: dobbiamo avere l’ambizione di essere l’hub rinforzando le infrastrutture. Ma sono risorse a esaurimento, quindi le rinnovabili rappresentano comunque il punto vero per l’indipendenza energetica.

Come sta andando questo governo presieduto da Meloni?

Da cittadino italiano ed x ministro degli Esteri ero preoccupato per le nostre relazioni internazionali e sull’atlantismo. Ma sia con la legge di bilancio e con l’annuncio della firma del sesto decreto di supporto militare all’Ucraina queste preoccupazioni sono state smentite. Credo che il decreto sia molto importante non perché da questo dipende la resistenza ucraina, ma perché è un segnale importante alla nostra alleanza e agli alleati ucraini. Io ho firmato 5 decreti e questo che sarà firmato dai membri del governo sarà il sesto. Io sono orgoglioso dei cinque che ho firmato, perché abbiamo affermato il principio che se un nostro Paese alleato viene colpito da un’invasione totalmente illegale, noi ci siamo e lo supportiamo. Abbiamo mostrato unità come alleanza a cui l’Italia ha tenuto fede a cavallo di due governi con profonde differenze. Sulla politica interna, sono abbastanza scettico che si riesca a risolvere il problema sugli occupabili del reddito di cittadinanza in pochi mesi incrociando la domanda e l’offerta, quindi costruendo il software per assegnare i posti di lavoro, perché il problema della gelosia delle banche dati in Italia da parte degli enti è un tema che ho affrontato in tutto il mio mandato, una questione difficile da risolvere. Se si fosse meno gelosi delle banche dati della Pa risolveremmo molti problemi in Italia.

Di Maio, un giovane che ha già ricoperto incarichi importantissimi come vede ora il suo futuro? Cosa vorrebbe fare da grande?

Sono in questa fase pronto a tante sfide e novità, vedremo quali sentirò di accogliere. Posso dire che c’è tanta vita ‘dopo’, e dico una cosa scontata che deve incoraggiare a non essere legati a una sola esperienza. La vita ci porta fuori dalle zone di confort e questo ci consente di confrontarci con nuove sfide, e scoprire capacità che non pensavamo neanche di avere.

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